SESEBI
Città del Nuovo Regno, situata in Alta Nubia fra la Seconda e la Terza Cataratta, c.a 270 km a S di Wādī Halfa. Le rovine si trovano sulla sponda del Nilo, di fronte alla città di Delgo.
R. Lepsius aveva già pubblicato nel 1849 un'immagine delle rovine del tempio che, sulla base dei rilievi di Seti I che decorano le colonne, era stato ascritto a questo sovrano. Nel 1907 J. H. Breasted, durante la sua ricognizione nei siti dell'Alta Nubia, scoprì che i rilievi di Seti I nel tempio erano stati eseguiti cancellando quelli di Akhenaton e ritenne che S. fosse la città di Gematon, fondata dal sovrano eretico per favorire la diffusione del culto solare anche nell'estrema periferia S del regno. A seguito degli scavi del 1930-31 a Kawa da parte di F. L. Griffith, che vi riconobbe i resti di Gematon, tale interpretazione decadde; nel 1935 l'Egypt Exploration Society decise di intraprendere uno scavo regolare che fu avviato nel 1936, con la direzione di A. M. Blackman e poi di H. W. Fairman.
All'interno della cortina muraria rettangolare, di c.a 270 X 200 m e di oltre 4,50 m di spessore, a bastioni quadrati in mattoni crudi, interrotta da porte di accesso su ogni lato, gli scavi misero in luce tre templi affiancati nel settore NO con un'unica fronte; il tempio centrale è di maggiori dimensioni rispetto ai due laterali, uguali fra loro; tutti poggiano su un basamento alto c.a 1,20 m.
Davanti ai tre edifici si apre una corte comune di 48 X 31 m. Il tempio centrale è costituito da una sala ipostila esterna trasversale da cui si accede a una sala ipostila interna leggermente sopraelevata attraverso la quale si entra nel santuario, trasformato sotto il regno di Seti I nel pronao di un nuovo santuario più arretrato, che conserva ancora il basamento per il naòs.
I due templi laterali hanno una corte a cielo aperto e una sala ipostila che precede un piccolo santuario. Il tempio S conserva il basamento per la barca sacra con i prenomi di Ramesse II iscritti sopra una zona scalpellata che riportava i nomi originari del dedicatario, forse quelli di Amenophis IV-Akhenaton. Il ritrovamento nel tempio N di uno stipite con i titoli della dea Mut generò l'ipotesi che dopo il restauro avvenuto durante la XIX dinastia i templi fossero stati dedicati alla triade tebana di Amon-Ra, Mut e Khonsu. Furono rinvenuti anche molti frammenti dei rilievi parietali degli edifici, di grande qualità, databili stilisticamente alla fase iniziale del regno di Amenophis IV.
Quattro depositi di fondazione hanno restituito materiali votivi in faïence blu, in legno e in rame, con iscrizioni di Amenophis IV anteriori al VII anno di regno.
Una cripta nel tempio centrale è decorata da rilievi che raffigurano Amenophis IV, qualche volta affiancato dalla regina, seduto con varie divinità, fra le quali figura anche Amenophis III divinizzato con l'aspetto di Maat-Ra. Dall'area del tempio provengono anche una testa reale in granito nero e una coppia di arieti non finiti.
A S dei templi furono messe in luce tre file di magazzini in mattoni crudi, probabilmente di loro pertinenza: all'interno di uno di questi fu rinvenuto uno stipite iscritto col nome del visir Amenemope che ricoprì questa carica sotto Amenophis II.
Un quarto tempio fu scavato nell'area vicina all'angolo NE della cinta muraria; la struttura è costituita da una piccola corte aperta che, tramite una scalinata, dà accesso a una seconda corte aperta su un basamento di c.a 2 m di altezza; l'edificio, orientato sull'asse E-O, è stato interpretato come un piccolo tempio solare, edificato da Akhenaton dopo l'introduzione della nuova religione: fu trovato infatti un blocco iscritto con parte del nome dell'Aton nella sua forma più antica. All'epoca di Seti I il tempietto fu modificato con l'aggiunta sul lato E di un'ulteriore scalinata e di una corte colonnata.
L'area SO della città risultò in gran parte occupata da quartieri di abitazione dall'urbanistica accuratamente pianificata; due larghe strade si intersecano ad angolo retto e dividono il settore in quattro quartieri. Le abitazioni, in mattoni crudi, si dividono in due tipi: uno di maggiori dimensioni, con un ingresso sul lato N, un'anticamera, una sala centrale e numerose stanze intorno. Il secondo tipo è di minori dimensioni, costituito da una sala più grande attorniata da quattro piccole stanze. Anche nelle case più importanti il pavimento è sempre in terra battuta; le pareti sono talvolta intonacate, i tetti sostenuti da tronchi di palma. Solo poche case del primo tipo presentano tracce di un piano superiore e anche in queste non si riscontra alcun resto di decorazione parietale e di una stanza da bagno, a differenza delle contemporanee case di el-‛Amārna. Quasi tutte le abitazioni sono fornite di ampî magazzini; oltre a diversi oggetti d'uso quotidiano, provengono da qui numerosi frammenti ceramici del Tardo Elladico III A, una delle attestazioni più meridionali di questo tipo di ceramica micenea.
Nel settore centrale della città fu individuato un quartiere di uffici amministrativi, fortemente alterato da rimaneggiamenti successivi.
Durante la seconda campagna di scavi furono rinvenuti due pozzi di fondazione agli angoli delle mura cittadine e altri due al centro dell'abitato che dimostrarono come Amenophis IV fosse stato il fondatore dell'intero insediamento e non soltanto del tempio.
A O e SO della città furono scavate le necropoli del Nuovo Regno, più volte depredate; uno scarabeo in faïence blu col nome di Thutmosis III e un secondo col cartiglio di Thutmosis IV fanno ritenere probabile che anche prima di Amenophis IV esistesse un piccolo abitato.
La città visse fino a tutta la XIX dinastia, ma dopo un periodo di maggior vivacità durato fino a Ramesse II, le abitazioni sembrano occupate da famiglie sempre più povere finché vengono completamente abbandonate.
Durante le campagne di scavo del 1936-37 e del 1937-38 furono indagati anche due tumuli post-meroitici, appartenenti al Gruppo X (c.a 350-550 d.C.); numerosi reperti ceramici di questa facies provenienti da S. sono noti nelle collezioni del Museo di Khartum, del British Museum e del Royal Ontario Museum di Toronto. Questo fatto è di particolare interesse in quanto S. costituisce l'attestazione più meridionale fino a oggi conosciuta per questo tipo di materiale.
Circa 1 km a Ν dalla città del Nuovo Regno si trova la collina del Gebel Sesi, sulla cui sommità sorge un insediamento fortificato, probabilmente di età medievale, non ancora indagato sistematicamente, ma che ha restituito da raccolta di superficie un certo numero di frammenti ceramici del Gruppo X che ne deve aver costituito il primo nucleo abitativo.
Il lato O della collina di S. è occupato da una necropoli con tombe di età medievale e del Gruppo X, cui appartengono almeno diciotto tumuli, caratterizzati dalla sommità piatta, ancora oggi ben riconoscibili. Nel 1991 è stato condotto dal Mahas Survey Project un limitato scavo mirato a indagare le sepolture del Gruppo X. Gli scavi si indirizzarono inizialmente verso il tumulo di maggiori dimensioni di c.a 23 m di diametro e 3 di altezza. Alla base il tumulo aveva un anello di pietre; all'interno fu messa in luce una struttura costituita da due camere: la prima, costruita con mattoni crudi e coperta a volta, misurava 2,02 X 1,26 m, con un'altezza di 1,5 m: vi si accedeva tramite una rampa sul lato S; alla base della rampa fu rinvenuta la sepoltura di un cane sacrificato. Dalla camera esterna si entrava nella camera funeraria, completamente ricavata nel terreno alluvionale, di c.a 2 X 0,78 m e alta 1 m. All'interno vi furono rinvenute numerose ceramiche (giare, anfore, coppe e ciotole), un piatto e un bicchiere in vetro, frantumati forse intenzionalmente durante la cerimonia funebre; la seconda camera era stata invece depredata.
In un secondo tumulo di ragguardevoli dimensioni (16 m di diametro, 1,5 m di altezza) era situata al centro una camera in mattoni crudi, coperta con volta a botte e orientata E-O, che misurava 2,35 X 1,35 m. Sulla base dei reperti ceramici le due tombe principali sono state datate al tardo V sec. d.C. o all'inizio del VI, subito prima dell'avvento del cristianesimo nella zona, verso la metà del VI sec. d.C.
Bibl.: R. Lepsius, Denkmäler aus Ägypten und Äthiopien, I, Berlino 1849-50; A. M. Blackman, Preliminary Report on the Excavations at Sesebi, Northern Province, Anglo-Egyptian Sudan, 1936-37, in JEA, XXIII, 1937, pp. 145-151; H. W. Fairman, Preliminary Report on the Excavations at Sesebi (Sudla) and Amarah West, Anglo-Egyptian Sudan, 1937-38, ibid., XXIV, 1938, pp. 151-154; A. Badawy, A History of Egyptian Architecture, III, Los Angeles 1968, pp. 57-59; PM, VII, 1977, pp. 172-174; K. Zibelius-Chen, in LA, V, 1984, pp. 888-890, s.v. Sesibi; D. N. Edwards, Post Meroitic (X-Group') and Christian Burials at Sesibi, Sudanese Nubia. The Excavations of 1937, in JEA, LXXX, 1994, pp. 159-178. (N. Mannelli)