sessualità
Complesso dei fenomeni psicologici e comportamentali relativi al sesso (➔). Tali comportamenti riguardano l’insieme di percezioni, istinti e desideri legati alla consapevolezza del proprio sesso e sono diretti alla ricerca del piacere fisico e dell’appagamento psicologico mediante l’attivazione delle funzioni fisiologiche proprie degli organi genitali maschili e femminili. L’appartenenza di un individuo a una delle due forme sessuali, maschile o femminile, è definita in relazione alle caratteristiche somatiche manifeste (fenotipo), a loro volta determinate dal genotipo, in partic. dalla ventitreesima coppia cromosomica presente nel corredo genetico. La s. giunge a maturazione insieme al realizzarsi della funzione riproduttiva degli organi genitali, all’epoca della pubertà, quando i meccanismi ormonali determinano la comparsa dei caratteri sessuali secondari. In quest’età della vita, che corrisponde all’inizio dell’età feconda, anche gli istinti sessuali divengono particolarmente intensi e sono corroborati dall’attrazione per persone di sesso opposto (eterosessualità) o omologo (omosessualità).
L’approccio psicoanalitico intende riconoscere non soltanto l’esistenza di eccitazioni o di bisogni genitali precoci, ma anche di attività che trovano riscontro in alcune perversioni sessuali dell’adulto o perché riguardano zone somatiche (zone erogene) diverse dalle zone genitali, o in quanto cercano un piacere (per es. suzione del pollice) indipendentemente dall’esercizio di una funzione biologica (per es. nutrizione): in questo senso gli psicoanalisti parlano di sessualità orale, anale, ecc. Lo stesso S. Freud, in Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), fa precedere la sua teoria evolutiva della s. da una elaborata trattazione delle perversioni. Ne consegue un effetto incrociato per il quale le anomalie del comportamento sessuale si ‘normalizzano’ trovando i loro fondamenti nello sviluppo infantile, mentre la s. dei bambini - caratterizzata da immaturità anatomica e funzionale, da sterilità e finalizzata al piacere autoerotico - si rivela ‘perversa e polimorfa’. L’intenzione del fondatore della psicoanalisi era dimostrare che ciò che appare patologico nell’adulto costituisce la normalità per il bambino. Già alla nascita, il piccolo è dotato di una precisa organizzazione sessuale e di un’energia sessuata. Inizia, successivamente, un percorso di maturazione che conduce alla genitalità ma che comporta un cammino tutt’altro che lineare. Le organizzazioni sessuali immature in parte evolvono spontaneamente in quelle successive, in parte vengono rimosse. Le pulsioni sessuali infantili, parziali e anarchiche, sono destinate a recedere di fronte alle barriere del pudore, del disgusto e della moralità che la società innalza nei loro confronti. In tal senso Freud propone una teoria generale della s. capace di dar conto tanto di una specifica s. infantile quanto dei suoi rapporti con la s. adulta normale e deviante.
Se attraverso la psicoanalisi il concetto di funzione o di attività sessuale si è notevolmente esteso, congiungendosi alle nozioni di desiderio (strettamente dipendente da un supporto corporeo e il cui soddisfacimento dipende da condizioni fantasmatiche), di seduzione e di libido, il punto di vista antropologico, dimostrando l’universalità del mito di Edipo (con il suo correlato, cioè il complesso di castrazione), ha fatto dell’incesto e della sua proibizione la legge più generale del matrimonio e della parentela, quindi il primo principio organizzatore della vita sociale. Con tali presupposti, l’approccio antropo-analitico considera la s. come presente e fondamentale nella totalità degli atti e delle espressioni della vita umana (infantile e adulta, individuale e collettiva, conscia e inconscia, normale e patologica) distinguendo entro il determinismo sessuale modalità e fattori diversi: sesso genetico o cromosomico, sesso gonadico o ormonale, sesso anatomico o corporeo, sesso sociale, con la funzione di ruolo funzionale, sesso fantasmatico o fantasmomitico, ecc.