SESTO Empirico (Σέξτος ὁ ἐμπειρικός, Sextus Empiricus)
Pensatore e medico greco, rappresentante dell'estrema fase evolutiva dell'antico scetticismo, e massimo suo testimone in virtù della conservazione di alcuni suoi scritti. L'appellativo di "empirico" prova la sua pertinenza alla scuola medica designata con tal nome: quanto alla patria, sembra fosse africano, in quanto Suida cita sue opere sotto il nome di Σέξτος Χαιρωνεύς e di Σέξτος Λίβυς (Sextus Africanus). La sua vita dovette cadere all'incirca nella seconda metà del secolo II d. C. e nel principio del seguente (i suoi scritti superstiti sono da ascrivere ai due ultimi decennî del sec. II).
Tra gli scritti, ricordati da S. stesso ma non superstiti, sono gli 'Ιατρικὰ ὑπομνήματα o 'Εμπειρικὰ ὐπομνήματα ("Commentarî medici" o "Commentarî empirici") e i Περὶ ψυχῆς ὑπομνήματα ("Commentarî sull'anima"). Superstiti sono invece le Πυρρώνειοι ὑποτυπώσεις ("Lineamenti di pirronismo"), in tre libri, e le due opere che la tradizione manoscritta ha messo insieme negli undici libri del Πρὸς μαϑηματικούς (Adversus mathematicos). Gli ultimi cinque libri di tale complesso (Adv. math., VII-XI) costituiscono infatti l'opera Πρὸς δογματικούς (Adversus dogmaticos), diretta, come avverte già il titolo, contro i pensatori "dogmatici", cioè contro quei filosofi (in questo caso, precipuamente stoici ed epicurei), che riconoscendo come certe alcune dottrine (δόγματα, placita) apparivano perciò ingiustificati di fronte all'esigenza scettica della sospensione di ogni giudizio. I primi due libri di quest'opera combattono i "logici" (Πρὸς λογικούς), il III e il IV i "fisici" (Πρὸς ϕυσικούς), il V gli "etici" (Πρὸς ἠϑικούς). Propriamente all'Adversus mathematicos (composto dopo l'Adv. dogmaticos) appartengono invece i primi sei libri del complesso sopra mezionato. Mathematici sono, qui, coloro che professano gli ἐγκύκλια μαϑήματα, cioè le varie discipline scientifiche non propriamente filosofiche: il libro I combatte, di conseguenza, i grammatici (πρὸς γραμματικούς), il II i retori (πρὸς ῥήτορας) il III i geometri (πρὸς γεωμέτρας), il IV gli aritmetici (πρὸς ἀριϑμητικούς), il V gli astrologi (πρὸς ἀστρολόγους), il VI i musici (πρὸς μουσικούς). Le Πυρρώνειοι ὑποτυπώσεις costituiscono infine, come dice il titolo, un breve ma complesso "compendio di filosofia pirroniana" (cioè di filosofia scettica, giusta quell'identificazione dello scetticismo col pensiero del suo primo fondatore, Pirrone, che era corrente nella terza e ultima fase evolutiva di tale indirizzo filosofico): il primo libro contiene una introduzione generale e una esposizione delle varie tesi scettiche, gli altri due combattono le posizioni dei dogmatici, il secondo sul piano della logica e della gnoseologia e il terzo su quello della fisica e dell'etica.
L'unica edizione critica complessiva degli scritti di S. è ancora quella di I. Bekker (Berlino 1842); della migliore edizione critica moderna, quella teubneriana di H. Mutschmann, sono usciti i volumi I (Pyrrhon. Hypotyp., Lipsia 1912) e II (Adv. dogmat., ivi 1914), mentre il III, riservato all'Adversus mathematicos e agl'indici, non è stato ancora pubblicato. Da vedere ora è anche l'edizione, con versione inglese, di R. G. Bury: il vol. I, finora pubblicato, comprende le Hypotyposeis (Londra 1933; i voll. II e III comprenderanno l'Adv. dogmaticos, mentre l'Adv. mathem. sarà tralasciato). Tra le versioni straniere si veda quella tedesca delle Hypotyp. curata da E. Pappenheim (Lipsia 1877) con commento (Erläuterungen, ivi 1881: entrambi i volumi appartengono alla Philosophische Bibliothek del Meiner). In italiano sono state tradotte le Hypotyp., da St. Bissolati (Imola 1870; nuova ediz. a cura di G. Rensi, Firenze 1917) e da O. Tescari (Bari 1926).
La determinazione del contributo arrecato da S. al pensiero scettico non è facile proprio in quanto i suoi scritti costituiscono la fonte di gran lunga più ampia fra tutte per la conoscenza dello scetticismo antico, informando insieme largamente anche sulle dottrine da esso combattute. Sistematico dello scetticismo, S. non distingue infatti fra ciò che è patrimonio già acquisito della scuola e ciò che egli aggiunge: e parimenti, interpretando dottrine antiche e cercando di ricavarne tutto quanto può giovare alle sue tesi, non si preoccupa affatto di evitare che tale procedimento si traduca, come spesso accade, in una effettiva alterazione della fisionomia storica di tali dottrine (donde la necessità, non sempre tenuta presente, di adoperare con grande cautela la sua dossografia). Nella dottrina dei τρόποι, cioè dei "modi" della "sospensione dell'assenso", egli aderisce in generale alle posizioni dello scetticismo più recente, di Enesidemo e specialmente di Agrippa: particolare importanza assume poi, nella sua trattazione, la critica della deduzione sillogistica aristotelica, acutamente criticata in quanto "logo diallelo", ossia circolo vizioso.
Molto notevoli sono poi, tra le altre, le dissoluzioni critiche dei concetti di causa e quelle di varie concezioni stoiche circa la divinità e la provvidenza, nelle quali ultime copioso è il materiale che deve risalire al grande Carneade. Cfr. poi scetticismo.
Bibl.: Oltre alle trattazioni generali sullo scetticismo e nella sua ultima fase (per cui v. scetticismo), vedi in particolare: L. Kayser, Über S. E. Schrift πρὸς λογικούς, in Rheinisches Museum, VII (1850), pp. 161-190; E. Pappenheim, De S. E. librorum numero et ordine, Berlino 1874; L. Haas, Leben des S. E., Progr. Burghausen 1883; id., Über die Schriften der S. E., Frisinga 1883; C. Hartenstein, Über die Lehren der antiken Skepsis, besonders des S. E., in Betracht der Kausalität, in Zeitschrift für Philosophie, 1888 p. 217 segg.; M. Patrick, S. E. and Greek Scepticism, Cambridge 1899; W. Vollgraff, La vie de S. E., in Revue de philologie, XXVI (1902), pagine 195-210; A. Kochalsky, De S. E. adv. log. libris, Diss., Marburgo 1911; H. von Armin, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, Stoccarda 1921, coll. 2057-2061; W. Heintz, Studien zu S. E., Halle a. S. 1932 (in Schriften der königsberger gelehrten Gesellschaft, Sonderreihe, II: particolarmente notevole per la critica testuale). Per S. come dossografo e per la sua tendenza a deformazioni scetticheggianti del pensiero degli autori esaminati, v. G. Calogero, Studi sull'eleatismo, Roma 1932, pp. 157-222 (caso di Gorgia). V. anche senofonte. Per ulteriore bibliografia, confronta poi Ueberweg-Praechter, Grundriss d. Geschichte d. Philosophie, I, 12ª ed., Berlino 1926, pp. 183-84 dell'Appendice.