SETTE SAVI, Libro dei (Syntipas)
Opera novellistica di origine orientale, diffusasi attraverso una serie di traduzioni e rielaborazioni in varie lingue d'Oriente e d'Occidente. Nucleo fondamentale dell'opera è il seguente: il saggio Sindibād (da non confondere con l'omonimo eroe dei Viaggi, per cui v. sindbad), precettore del figlio di un re, gl'impone di mantenere il silenzio per sette giorni, avendo scorto nelle stelle un pericolo che lo minaccia. Infatti la matrigna tenta sedurlo e, respinta, lo accusa presso il padre che vuol metterlo a morte. Sette savî presenti a corte raccontano allora a turno, uno per giorno, una storia intesa a dimostrare i pericoli delle decisioni affrettate e la malvagità delle donne, onde dilazionare l'esecuzione del principe; storie a cui la matrigna accusatrice ne contrappone di volta in volta altrettante in senso opposto per provocare la morte del figliastro. Trascorsi i sette giorni, questi rompe il silenzio, e prova la sua innocenza. Si tratta dunque, a somiglianza delle Mille e una notte, di una storia-cornice che serve a inquadrare tutta una serie di altri racconti.
L'origine dell'opera, come l'analogia con altre opere affini suggerisce, sembra essere indiana; il non essersi ritrovato sinora un testo originale indiano viene spiegato col fatto che buona parte del materiale contenuto nel romanzo è passato poi in altre raccolte di più ampia popolarità, quali il Pañcatantra, la cui fortuna ha soverchiato quella immediata della supposta fonte del Sindibād. La trasmissione di questo dall'India all'Occidente ha del resto molte analogie con quella della celeberrima raccolta di apologhi risalente al Pañcatantra e nota sotto la forma di Kalīlah e Dimnah (v.). Abbiamo cioè anche in questo caso un'assai probabile versione dal sanscrito in mediopersiano (pahlavī), perduta, e poi una da questo in arabo, conservata e risalente al sec. VIII o piuttosto al IX. Dall'arabo, che è dunque il testo più antico di cui disponiamo, rampollano le versioni siriaca, ebraica, antico-spagnola. Dalla siriaca dipende a sua volta la versione greca, cospicuo documento di prosa narrativa bizantiva, dal titolo ‛Ιστορικὸν Συντίπα τοῦ ϕιλοσόϕου ὡραιότατον τανυ (Bellissima storia del filosofo Sindibād), abbreviato eomunemente in Syntipas. Di questa versione, dovuta a un Michele Andreopulo ed eseguita, pare, sullo scorcio del sec. XI per commissione d'un duca armeno (Gabriele di Melitene) esistono tre redazioni, comprendendovi il rifacimento in neogreco del 1626. In parte dipendenti direttamente dal Syntipas, ma le più da una sua versione latina, sono le numerosissime redazioni occidentali del romanzo, a capo delle quali stanno quella antico-francese Roman des sept sages de Rome (una posteriore antico-francese ha, dal nome dato al protagonista, il titolo di Dolopathos), e l'italiana Storia dei sette savi (del sec. XIII, in due redazioni fondamentali), accompagnate e seguite da redazioni latine (Historia septem sapientum), spagnole, olandesi, tedesche, ecc.: redazioni tutte (a cui genealogicamente va affiancata, nella storia della tradizione, una versione armena) che hanno in comune la occidentalizzazione della leggenda orientale, trasportando la scena a Roma antica, dando nomi latini o romanzi ai personaggi, e cristianizzando nel colorito l'ambiente, le sentenze e i racconti. D'altra parte, anche la tradizione orientale dell'opera si continua nell'Oriente stesso, con rifacimenti della redazione araba, specie in persiano, dove i sette savî diventano talora dieci e poi quaranta visir, conseguente allargamento del piano e delle proporzioni dell'opera, e correlativo islamizzamento della gnomica e dell'ambiente.
Edizioni principali: Il testo arabo e uno persiano, editi da W.A. Clouston, 1884; la vers. siriaca, a cura di Baethgen, Lipsia 1879, e di H. Gollancz, 1897; del Syntipas greco, la più recente ediz. è quella di V. Jernstedt, Pietroburgo 1912; delle redaz. occid., la Historia Septem Sapientum è edita da A. Hilka, Heidelberg 1912; il Roman des Sept Sages da G. Paris, Parigi 1876; una versione della Storia dei Sette Savi (dipend. dal francese) da A. D'Ancona, Pisa 1864.
Bibl.: D. Comparetti, Ricerche intorno al libro di Sindibad, Milano 1869; A. Mussafia, Beiträge z. Gesch. d. sieben weisen Meister, in Sitzb. d. Wien. Ak., Phil. hist. Cl., LVII, p. 37 segg.; K. Krumbacher, Gesch. d. byzant. Lit., Monaco 1897, pp. 891-95; R. Kampfel, The seven sages of Rome, Boston 1907.