SETTECAMINI
Nell'ambito della borgata di S. (Roma) si è riconosciuto ed esplorato in più punti il tracciato dell'antica via consolare Tiburtina. Dove il Casale di S. o Osteria del Forno, già dei Cesi d'Acquasparta, e la chiesetta settecentesca di S. Francesco segnano, al km 13,800 della Via Tiburtina moderna, il bivio con la strada antica per Montecelio, ora Via di Casal Bianco, si apre sulla strada romana, con un cortile lastricato, un singolare complesso che può definirsi un luogo di sosta al servizio dei viaggiatori, con un percorso semicircolare interno basolato tale da consentire agevolmente l'entrata e l'uscita, una serie di vani di servizio tra cui un torcular, impianti idraulici e vasche, forse in parte abbeveratoi.
Più oltre, verso E, un mausoleo a camera rettangolare con arcosolî è forse da collegare a una villa di impianto tardo-repubblicano, con modifiche e ampliamenti successivi, tagliata da Via di Casal Bianco: di essa rimangono alcuni ambienti, con pavimenti in signino e mosaico, in parte decorati con motivi geometrici, disposti intorno a un peristilio con sei colonne in tufo rivestite di stucco e legate da un basso parapetto cui si addossa sul lato E una tràpeza in travertino; ambienti di destinazione termale occupano il settore NO della villa, mentre a SO una scaletta a due rampe in laterizio immette in un sistema di cunicoli sotterranei.
Quasi interamente esplorato, il tratto della via tra i km 14,500 e 14,900 presenta ai lati una serie pressoché ininterrotta di edifici, in prevalenza funerari. Sul lato N si succedono, in parte scavati nel banco di pozzolana, almeno quattro monumenti sepolcrali, in prevalenza in opera reticolata di tufo, mentre il maggiore, diviso in tre navate da otto pilastri, è in opera mista di reticolato e laterizio.
Una vasta cava ha parzialmente distrutto, agli inizî del '900, oltre agli edifici sepolcrali, una villa cui è forse pertinente un ingresso monumentale sulla Via Tiburtina costituito da pilastri in laterizio con semicolonne addossate, che conservano tracce di rubricatura; alla stessa villa appartengono probabilmente una piccola cisterna presso Via di Casal Bianco e, a E, un lungo muro di terrazzamento in reticolato con nicchie che corre lungo un diverticolo della via consolare.
All'altezza del km 14,700 della via moderna rimane un miliario indicante il nono miglio, con il nome di Valentiniano e probabilmente quelli, ormai illeggibili, di Valente e Graziano (367-375 d.C.): esso risolve in parte la dibattuta questione del percorso della Tiburtina antica da Roma a Tivoli, nata dalla contraddizione fra la distanza totale segnata nell'Itinerarium Antonini (20 miglia), quella reale (18 miglia e mezzo) e l'indicazione sulla Tabula Peutingeriana del XVI miglio ad Aquae Albulae. Si può ora confermare l'ipotesi del Nibby di un errore nella Tabula (XVI per XIV), lasciando aperto il quesito sulla eccessiva lunghezza del tratto successivo.
Tra il portale con semicolonne e il diverticolo si estende una vasta area sepolcrale con tombe terragne, racchiusa entro alti muri perimetrali, e due mausolei, l'uno su basamento a pianta rettangolare, l'altro a corpo cilindrico su basso podio quadrato e rivestimento in blocchi di travertino, sostituiti sul lato posteriore, non in vista, da blocchi di peperino. Sul corrispondente lato meridionale della strada si affacciano invece edifici residenziali: il settore esplorato presenta un ampio cortile, con due vasche intercomunicanti e una piccola cisterna, e una serie di vani, di cui il maggiore con pavimento a mosaico geometrico; addossato al corpo principale, a S, un ambiente con scala di accesso, pavimento lastricato e pilastri interni in opera listata. Il prospetto dell'edificio sulla via era costituito da un portico con pilastri di travertino, di cui uno reca a bassorilievo l'immagine di Ercole Epitrapèzios. Il complesso, le cui numerose fasi edilizie coprono un arco cronologico compreso fra il I sec. a.C. e il V sec. d.C., per la presenza del cortile, di scale di accesso a piani superiori ornati anch'essi di pavimenti musivi, di banchine, pozzi e cisterne, sembra configurarsi come una taberna o caupona, di cui forse l'immagine di Ercole può suggerire l'antica denominazione.
Alla fase finale di vita dell'insediamento deve riferirsi l'impianto di una calcara nel settore occidentale, con l'adiacente cumulo di materiale architettonico lapideo.
Dal km 14,900 sino a Via di Marco Simone (km 15,800) soltanto limitate indagini hanno accertato il percorso dell'antica strada e la presenza di edifici ai lati di essa. Presso Via Col Sereno è stato individuato un colombario con strutture in reticolato di cui rimangono per breve altezza i muri perimetrali con una fila di nicchie; più oltre si distacca dalla via consolare un altro diverticolo che raggiungeva una villa anch'essa tagliata da Via di Casal Bianco, della quale si è esplorata una vasca rettangolare rivestita in opera signina, con gradini su uno dei lati brevi. Altre strutture non definibili fiancheggiano il diverticolo presso la via consolare; nel tratto più prossimo a Via di Marco Simone la Tiburtina antica attraversa un'area sepolcrale con tombe a camera scavate nella roccia.
Bibl.: F. Eschinardi, R. Venuti, Descrizione di Roma e dell'Agro Romano, già ad uso della carta topografica del Cingolani..., Roma 1750, p. 235; Th. Ashby, The Classical Topography of the Roman Campagna, II, in BSR, III, 1906, p. 99; K. Miller, Itineraria Romana, Stoccarda, 1916, p. 321; P. A. Gianfrotta, Materiali archeologici a Settecamini (Roma), in ArchCl, XXXI, 1979, pp. 96-107; AA.VV., Thomas Ashby. Un archeologo fotografa la campagna romana tra '800 e '900 (cat.), Roma 1986, p. 37 s.; C. Calci, F. Ceci, G. Messineo, Interventi di scavo lungo la via Tiburtina, in Archeologia Laziale IX (QuadAEI, 16), Roma 1988, pp. 161-166. V. inoltre: BullCom, LXXXIX, 1984, pp. 125-126; XC, 1985, pp. 128-130; XCI, 1986, pp. 678-690; XCII, 1987, pp. 447-451; XCIII, 1989-90, pp. 137-179; XCIV, 1991-92, pp. 91-115.