SETTIMIO SEVERO (L. Septimius Severus Pertinax)
Imperatore romano, nato a Leptis Magna nel 146 d. C. da famiglia dell'ordine equestre.
Percorse la carriera senatoria; ebbe nel 191 il governo della provincia danubiana della Pannonia Superiore, le cui legioni lo proclamarono imperatore a Carnuntum nel 193. Mentre Pertinace, acclamato imperatore dai pretoriani, veniva ucciso nel marzo del 193, le legioni di Siria acclamavano imperatore Pescennio Nigro, quelle di Gallia e Britannia Clodio Albino e i pretoriani Didio Giuliano. Settimio Severo scende allora in Italia, marcia su Roma, dove Didio Giuliano viene ucciso il 10 giugno; insedia sui Colli Albani la legione II Parthica, e la forza illirica dell'esercito sconfigge Pescennio Nigro e Clodio Albino. Settimio Severo conduce una campagna contro i Parthi conquistando Ctesifonte nel 198. Viene creata la nuova provincia della Mesopotamia con capitale Nisibi. Muore in Britannia ad Eboracum, guidando una spedizione contro i provinciali ribelli.
La sua immagine è ben documentata da rilievi, busti, statue, pitture e monete.
J. J. Bernoulli (in Röm. Ik., ii, 3, p. 22 ss.) raccoglie 87 immagini ritenute ritratti di Settimio Severo. Circa 60 fra queste - tutte in scultura - son date come ritratti assolutamente certi; e Fr. Poulsen (Cat. di sculture antiche - Ny Carlsberg Glyptotek, 1940, p. 486 s.) aggiunge a codesta serie ancora un certo numero di busti. Tuttavia molti di questi ritratti sono da ritenersi tutt'altro che sicuri; anzi non hanno nessuna probabilità d'esser tali. (È questo il caso, per esempio, della tav. xi a-b, xii del Bernoulli, e Fr. Poulsen, Norditalienische Provinz-Museen, 27).
I tipi da tenersi come veri ritratti di Settimio Severo, e che debbono servire di base all'iconografia di questo imperatore, sono i seguenti due:
Tipo I: busto-ritratto del Museo Nazionale di Napoli; busto-ritratto nel Museo Torlonia; testa-ritratto nella Gliptoteca di Monaco. Un ritratto ben conservato di Severo sul suo arco a Leptis Magna mostra una concordanza perfetta col tipo in esame, quindi deve senz'altro esser attribuito a Settimio Severo. L'imperatore appare nella pienezza delle sue forze, col volto largo e grassoccio, lascia indovinare una robusta costruzione corporea. Il tipo dell'imperatore filosofo, ch'è particolare degli Antonini, riappare ancora una volta predominante e ci riporta alla mente gli sforzi fatti da Settimio Severo per non allontanarsi dalla tradizione della veneranda casa imperiale. I capelli come pure la barba risultano profondamente lavorati al trapano, son folti e prolissi con una piega naturale. La barba è bipartita. Lo sguardo, freddo e riservato, esprime quell'aria di dominio ch'è propria delle immagini antoniniane.
Tipo II: in questo tipo vanno raccolte le immagini che ci sono pervenute in un numero imponente di copie e rielaborazioni. Il segno caratteristico, comune a tutte le varianti, è la strana acconciatura dei capelli che è profondamente diversa da quella del tipo I: hanno l'aspetto di folta chioma con lunghi riccioli partenti dalle tempie e cadenti, in tre o quattro boccoli a spirale, sull'ampia fronte. La barba è bipartita come nel tipo I, e dello stesso tipo è la forma del viso, sebbene grosse pieghe s'affondino nelle parti carnose; le forze dell'imperatore sono in declino; egli è invecchiato. Anche l'espressione risulta mutata: dalla fredda tranquillità si passa ad un pàthos più o meno appariscente. Lo sguardo è spesso rivolto al cielo e le labbra son dischiuse come in un respiro affannoso. Tutto il suo viso è come animato da moti interiori. Di questo secondo tipo possono esser citati soltanto alcuni esemplari: il busto al Museo Capitolino; la testa di bronzo in Vaticano; i due busti al Louvre; il busto nella Gliptoteca di Monaco; i due busti nella Gliptoteca Ny Carlsberg a Copenaghen. Un ritratto ben conservato di Settimio Severo sull'Arco degli Argentari a Roma riproduce tutti i particolari del tipo in esame, pertanto la sua identità è fuor di dubbio, malgrado che le effigi delle monete non mostrino la stessa forma d'acconciatura dei capelli.
Completano l'iconografia severiana tipi intermedî o immagini atipiche, che posson prender posto fra i nostri tipi I e II; per esempio una testa a Copenaghen; una testa a Gemila in Algeria ed a Tolosa.
Entrambi i tipi I e II, ancorché soltanto nei lineamenti generali, sono in pieno accordo con quanto ci è stato trasmesso arca l'aspetto di Severo. Sparziano (Severus, 19), dice ch'egli era di bell'aspetto, di grande costruzione somatica, lunga barba e capelli ricci (ipse decorus, ingens, prolissa barba, cano capite et crispo). Anche la reverenza che ispirava il suo volto (vultus reverendus) si accorda con le nostre effigi e più particolarmente, forse, col tipo II. Del suo temperamento crudele e vendicativo (natura saevus, Eutrop.; Lib., 8) non si vede traccia nei ritratti.
Fra i cammei portanti l'effigie di S. Severo ricordiamo una sardonica della Bibliothèque Nationale di Parigi, dove l'effigie dell'imperatore è aureolata e radiata, in mezzo alla sua famiglia. Una tavoletta lignea, dipinta, esistente a Berlino, fu probabilmente eseguita in Egitto nel 199 quando, cioè, Severo, accompagnato dalla famiglia, ebbe a visitare quella provincia. Infatti l'imperatore appare circondato dalla famiglia. Codesta pittura si accorda piuttosto col tipo I per la fronte più aperta e chiara, mentre il cammeo, per i boccoli pendenti sulla fronte e per la larga ondulazione dei capelli scendenti lungo le tempie, si accorda meglio col tipo II (Berlino, Musei).
Sull'arco di trionfo severiano, esistente nel Foro Romano, che venne eretto nel 203 in occasione del decennale dell'imperatore, e venne dedicato a Severo e ai suoi due figli, imperatore e figli si trovano rappresentati, in rilievo, nei quattro grandi pannelli sistemati sui fornici laterali dell'arco (Bellori, Veteres arcus Augustorum; tav. 10-13). I rilievi rappresentano vasti accampamenti e battaglie, nonché minute riproduzioui di assedî e conquiste di città nella guerra contro i Parthi. L'imperatore e i suoi figli si trovano al centro della rappresentazione, ma le teste-ritratto sono state abrase. Viceversa sui pannelli del piccolo Arco degli Argentari al Velabro, l'immagine di Severo è ben conservata. Egli, paludato nella toga, sacrifica agli dei alla presenza di Giulia Domna e del figlio Geta. Quest'ultima figura è ormai irriconoscibile essendo stato scalpellata dopo che Caracalla lo aveva fatto assassinare. Sull'arco quadrifronte di Leptis Magna - decorato probabilmente in occasione del ritorno di Settimio Severo dalla guerra in Oriente e del decennale - Settimio Severo, Giulia Domna e i loro due figli sono rappresentati in una serie di scene tipiche di trionfi, sacrifici, con teste-ritratto ottimamente conservate. Particolarmente notevole è un rilievo di questo arco nel quale l'imperatore è rappresentato come divinità centrale di una triade olimpica: Minerva è alla sua destra e Giunone, con lineamenti e acconciatura dei capelli simili a quelli di Giulia Domna, alla sua sinistra. Severo contrariamente a quel che potrebbe supporsi, non è rappresentato come Giove capitolino, bensì col tipo del Serapide di Bryaxis. La grande influenza ch'ebbero in Roma le religioni orientali e la susseguente fusione, nella tarda antichità, di varie divinità, dovette portare all'accennata riforma del tradizionale gruppo della triade capitolina. La stessa fusione di Severo con Serapide, sembra che abbia dato lo spunto a quella rielaborazione del suo ritratto che abbiamo rilevata nel tipo II. I segni caratteristici che fanno riconoscere ciò, sono la lunga chioma con la larga ondulazione scendente dalle tempie e i quattro singolari boccoli che pendono sulla fronte. Codeste caratteristiche sembran prese dal Serapide di Bryaxis e adattate all'effigie di Severo assimilata a quella divinità che esercitava una funzione di primo piano nell'epoca severiana. Anzi codesta divinità sembra che fosse come una specie di divinità dinastica pei Severi nel più antico periodo del loro dominio.
Monumenti considerati. - Ritratti del I tipo: busto del Museo Naz. di Napoli: J. J. Bernoulli, Röm. Ik., ii, 3, p. 24, n. 31; 11. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, p. 74 ss., fig. 48; fot. Anderson, 23182; Alinari, 19085. Testa alla Gliptoteca di Monaco: J. J. Bernoulli, op. cit., p. 27, n. 74; H. P. L'Orange, op. cit., p. 74, fig. 47. Arco di Leptis: R. Bartoccini, in Africa Italiana, iv, 1931, p. 117, fig. 82; H. P. L'Orange, op. cit., fig. 49. Ritratti del II tipo: busto Museo Capitolino: H. S. Jones, The Sculptures of the Museo Capitolino, 203, n. 51. Busto del Vaticano: W. Amelung, Die Skulpturen des Vat. Mus., Museo Chiaramonti, n. 645; H. P. L'Orange, op. cit., p. 75, fig. 50. Testa bronzea del Vaticano: Kluge-Lehmann Hartleben, Die antike Grossbronzen, ii, p. 40, iii, tav. 13. Due busti al Louvre: J. J. Bernoulli, op. cit., n. 50, tav. xiii, e n. 56, fig. 2; H. P. L'Orange, op. cit., p. 75, fig. 58. Busto nella Gliptoteca di Monaco: J. J. Bernoulli, op. cit., n. 72, tav. xiv. Due busti nella Gliptoteca Ny Carlsberg: Fr. Poulsen, Katal., nn. 722, 723, tav. lx. Ritratti intermedi: testa di Copenaghen: Fr. Poulsen, op. cit., n. 321, tav. lx; A. Hekler, Porträts, tav. 267 b. Testa di Gemila: Bull. Arch., 1910, p. 112; 1911, p. 119; 1913, p. 169. Testa a Tolosa: E. Espérendieu, Recueil général, ii, p. 79, n. 981. Cammeo della Bibliothèque Nationale di Parigi: A. Furtwängler, Gemmen, ii, p. 365, fig. 199. Pittura su legno a Berlino: K. A. Neugebauer, in Die Antike, xii, 1936, p. 155 ss., tav. 10 e 11.
Bibl.: P. W. Townsend, in Amer. Journ. Arch., XLII, 1938; Fr. Poulsen, Katalog Ny Carlsberg Glyptotek, 1940, p. 486 s.; H. P. L'Orange, in VI Internat. Kongress für Arch., Berlino 1939, p. 495 e tav. 52 b; H. P. L'Orange, Apotheosis in Ancient Portraiture, Oslo 1947, p. 73 ss.; M. Pallottino, L'Arco degli Argentari, Roma 1946; L. Budde, Jugendbildnisse Caracalla und Geta, Münster 1951.