CASANA, Severino
Nacque il 23 ott. 1842 a Torino, secondogenito del barone Giuseppe Alessandro e di Teresa Cobianchi. Si laureò in ingegneria industriale e lavorò dal 1864 al 1869 alla costruzione e all'esercizio delle ferrovie meridionali e lombarde. Dal 1869 al 1891 insegnò alla scuola di applicazione di ingegneria di Torino. Svolgeva nel frattempo un'intensa attività politica: fu deputato al Parlamento del I collegio di Novara nella XVI e XVII legislatura (1886-1892), poi, dal 1892, di Pallanza nella XVIII, XIX e XX legislatura, e membro del Consiglio comunale di Torino dal 1883 e del Consiglio della provincia dal 1889. Nell'apr. 1898 fu eletto sindaco di Torino con sessantaquattro voti su sessantasei; presentò di conseguenza le sue dimissioni dalla Camera e fu nominato senatore il 10 maggio 1898. Lasciò nel 1902 la responsabilità del comune di Torino continuando a esercitare incarichi di rilievo nella città: fu presidente dell'Opera pia di S. Paolo, amministratore del R. Museo industriale e poi del R. Politecnico. Nel 1907 il Senato lo elesse a far parte della Commissione di inchiesta sull'esercito creata con decreto del 19 giugno 1907; e il 29 dicembre dello stesso anno il C. entrò nel governo Giolitti come ministro della Guerra, primo civile a assumere tale incarico.
Nel 1907 il dibattito sulle spese militari aveva raggiunto un'intensità e un'importanza politica notevoli. Il bilancio del ministero della Guerra, drasticamente ridotto da Di Rudinì e Pelloux, era stato consolidato da Zanardelli sotto i 300.000.000 (totale consuntivo); a partire dal 1905 si infittirono però le pressioni per un aumento degli stanziamenti, che permettesse il rinnovo delle artiglierie e la fine dei dannosi espedienti resi necessari dal contenimento della spesa.
Queste richieste suscitavano la netta opposizione dell'estrema sinistra e molta perplessità nella sinistra moderata, che condizionava ogni aumento a un riesame generale della politica di difesa e dell'organizzazione dell'esercito, che desse garanzie di un buon impiego delle somme concesse (erano i tempi dello scandalo delle commesse della marina alle acciaierie Terni). I governi Fortis e Sonnino (1905-06) concessero alcuni leggeri aumenti, poi Giolitti prese l'iniziativa costituendo nel giugno 1907 la Commissione d'inchiesta sull'esercito per dare soddisfazione alle sinistre, assicurandosi però che fosse composta da uomini fidati come il C., che non aveva alcuna esperienza di problemi militari. Contemporaneamente alla costituzione della Commissione la Camera approvava un primo stanziamento straordinario di L. 60.000.000 per l'esercito con il consenso di tutte le correnti, tranne l'estrema sinistra: un indice questo del crescente favore dell'opinione pubblica per l'aumento delle spese militari.
Ne conseguì un mutamento di indirizzo dei lavori della Commissione: costituita per una precisa valutazione delle necessità dei singoli servizi del ministero della Guerra, ampliò il suo campo d'indagine dapprima nel senso di determinare quanto fosse necessario per rendere l'organizzazione militare italiana quanto più salda possibile in relazione alla potenza finanziaria del paese e poi nel senso di esaminare l'ordinamento militare italiano in relazione alle esigenze della difesa, formulando proposte in base alle esigenze militari minime indipendentemente dalla loro portata finanziaria. La Commissione finì così per concludere che l'organizzazione militare esistente, purché opportunamente rafforzata, era perfettamente rispondente alla potenzialità del paese e alle necessità della sua difesa, chiedendo perciò non riforme, ma stanziamenti in aumento secondo le aspirazioni dei militari.
Il C. aveva però lasciato la Commissione prima della conclusione dei suoi lavori perché chiamato nel dicembre 1907 al ministero della Guerra. La nomina di un ministro borghese era un'altra concessione alla sinistra moderata, che sperava in questo modo di rafforzare il controllo parlamentare sull'esercito e ottenere un'amministrazione più efficiente dell'apparato. La scelta di un uomo di scarso peso politico e privo di esperienza e interessi specifici come il C. mostrava però che la concessione sarebbe stata più apparente che reale; non solo infatti si sarebbe trattato di una breve parentesi (dopo i quindici mesi del C. il ministero tornò in mani militari fino al 1920), ma due decreti del 1906 e del 1908 rafforzavano la figura del capo di Stato Maggiore dell'esercito fino a farne il vertice delle gerarchie militari e il contraltare "tecnico" del ministro "politico". Come ministro della Guerra il C. non si distinse per iniziativa e attività, ma accettò in pieno la linea dei suoi predecessori e successori. L'atto più rilevante della sua attività di governo fu la presentazione al Parlamento nel giugno 1908 di un disegno di legge per una spesa straordinaria di L. 223.000.000 per l'esercito, distribuiti sull'arco 1907-1917 e destinati prevalentemente al rinnovo delle artiglierie (115.000.000) e alle fortificazioni e strade (50.000.000). Tale spesa, annunciava il C., anticipava le conclusioni della Commissione d'inchiesta, ma non ne esauriva le richieste (e infatti nuove spese ordinarie e straordinarie saranno votate negli anni successivi); si trattava quindi di una spesa parziale, inserita però in un programma più generale in corso di realizzazione, che per motivi di segretezza non poteva e ssere reso noto al Parlamento (Atti parlamentari, Discussioni, Camera, 25 giugno 1908).
Questa impostazione suscitava l'opposizione solo di socialisti e repubblicani, che per bocca di Comandini e Bissolati sostenevano la necessità di una ristrutturazione globale dell'amministrazione militare e di un contenimento di spese gravanti sostanzialmente sulle classi povere. La Camera respinse però queste posizioni con duecentododici voti contro ventinove e il Senato tramutò in legge il provvedimento.
Accanto a questo grosso stanziamento straordinario il C. promosse inoltre alcuni minori-disegni di legge per fronteggiare singole carenze dell'amministrazione; il risultato fu che le spese del ministero della Guerra passarono da 303 milioni nel 1905-06 e 313.000.000 nel 1906-07 a 331.000.000 nel 1907-08 e 363.000-000 nel 1908-09, con una tendenza all'aumento che si sarebbe protratta sino allo scoppio della guerra mondiale.
La parte del C. in questa corsa al riarmo si era però esaurita con l'approvazione parlamentare del primo grosso stanziamento straordinario e la conclusione dei lavori della Commissione d'inchiesta. Lasciò quindi il ministero il 4 apr. 1909 con la discrezione con cui l'aveva gestito, facendo posto al gen. P. Spingardi. Continuò ad avere incarichi di prestigio nell'amministrazione: fu presidente della Commissione per lo studio dei provvedimenti amministrativi e legislativi ai telefoni (luglio 1910) e presidente della Commissione d'inchiesta sul disastro del "S. Giorgio" nel golfo di Napoli. Nel 1912 fu fatto vicepresidente del Senato e conte. Morì il 9 ott. 1912 nel suo castello di Montaldo Dora.
Bibl.: Necrol., in La Stampa, 10 ott. 1912; Atti parlamentari, Senato, Discussioni (commem. funebre), seduta del 27 nov. 1912.