SEVRES (A. T., 32-33-34)
Piccola città della Francia settentrionale, capoluogo di cantone nel dipartimento di Seine-et-Oise, circondario di Versailles, con 12.455 ab. (nel 1931). È posta sulla riva sinistra della Senna tra Parigi e Versailles. Gode di una buona posizione ed è celebre per l'antichissima manifattura nazionale di porcellane. La linea ferroviaria di Montparnasse la allaccia a Parigi (km. 10).
La notorietà di Sèvres è dovuta alla manifattura di ceramiche fondazione in origine regia, poi nazionale, assai importante nella storia delle arti decorative e industriali francesi.
Impiantata da privati a Vincennes nel 1738, la fabbrica fu trasferita a Sèvres in un castello già di proprietà del Lulli. Luigi XV la ricomperò, la fece riedificare dall'architetto Lindet nel 1753, vi ebbe anche un appartamento. In principio non produsse che porcellana tenera chiamata oggi vecchio Sèvres, poi, dopo la scoperta del caolino di S. Yrieix (Limosino), la porcellana dura, che poté alfine competere con la famosa manifattura di Meissen in Sassonia, i cui prodotti erano diffusi in tutta l'Europa. Protetta dal re, e specialmente da Madame de Pompadour, favorita dalla nobiltà e dai finanzieri, la diffusione della porcellana di Sèvres fu presto grandissima. Il suo materiale brillante si prestava bene all'esecuzione dei disegni e dei modellini in terracotta degli artisti dell'epoca, come gli scultori Falconet (1756-1767) e Boizot, ecc. L'artista, di gusto artistico più portato a questa industria, fu il Falconet, che su modelli di Boucher modellò naiadi, bagnanti e giuochi infantili (la Balançoire o la Bascule, le Baiser donné, le Baiser rendu), gruppi che seducevano il gusto dell'epoca con la loro delicatezza sdolcinata. La collezione Fenaille riunisce oggi una serie preziosa di tali modelli antichi, ai quali bisogna aggiungere quelli degli artisti moderni, Charpentier, Léonard, ecc. Servizî da tavola, guarnizioni per camini, statuette, una miriade di piccole sculture, una specie di arte ellenistica e alessandrina del sec. XVIII, si sparge per l'Europa. Oltre che a scopi di utilità e di decorazione, serve ai regali diplomatici. Il suo fascino è dovuto anche ai colori originali: turchino oltremare, azzurro turchese, verde persiano, giallo giunchiglia, rosa Pompadour, violetto, e alla purezza e candore della vernice. Conservata durante la rivoluzione, riorganizzata sotto l'impero da Alexandre Brongniart, la manifattura di Sèvres oltre alle antiche specialità si dedicò anche a riprodurre su porcellana quadri celebri di Raffaello, Karel, Dujardin, Poussin, Girodet, Gérard, ecc. L'antico edificio è ora sede della scuola normale secondaria femminile. L'edificio attuale contiene oltre ai laboratorî, un museo di ceramiche creato nel 1805, il primo in Europa, da A. Brongniart; accanto alle più belle ceramiche di Sèvres e delle varie regioni della Francia, si trovano bei pezzi italiani, spagnoli, tedeschi, e opere rare e preziose dell'Estremo Oriente. Tutti i varî stili della ceramica nei diversi paesi vi sono rappresentati.
V. tavv. LXXXIII e LXXXIV.
Bibl.: E. Baumgart, La Manufact. de Sèvres, in Figaro illustré, settembre 1902; P. Joanne, Dict. géographique et administratif de la France, Parigi 1905; E. Bourgeois, Le Biscuit de Sèvres du XVIIIe siècle, ivi 1909, voll. 2.
Il trattato di Sèvres. - Con questo trattato, stipulato il 10 agosto 1920, la Turchia fece la pace con le potenze alleate (Francia, Gran Bretagna, Italia, Giappone, Armenia, Belgio, Grecia, Higiaz, Polonia, Portogallo, Romania, Iugoslavia e Cecoslovacchia). Tale trattato conteneva anzitutto il patto della Società delle Nazioni. Sul continente Europeo la Turchia conservava soltanto la riva occidentale del Bosforo e Costantinopoli con un breve retroterra: tutta la Tracia, compresa la riva settentrionale del Mar di Marmara e dei Dardanelli, nonché le isole di Imbros e di Tenedo, erano attribuite alla Grecia. Per gli Stretti veniva stabilito un regime speciale sotto sorveglianza internazionale (v. dardanelli: Storia e App.). In Asia, la Turchia rinunciava a ogni diritto sui territorî a sud di una linea che, partendo dal Mediterraneo a oriente di Mersina e di Adana, raggiungeva la frontiera persiana: venivano dichiarati indipendenti la Siria, la Mesopotamia, la Palestina e il Higiāz, ma le tre prime con l'assistenza di una potenza mandataria della Società delle Nazioni. Inoltre la Turchia riconosceva l'indipendenza dell'Armenia, impegnandosi a cederle quelle parti dei vilâyet di Erzerum, Trebisonda, Van e Bitlis che venissero attribuite all'Armenia dal presidente degli Stati Uniti, incaricato di tracciarne le frontiere. Al Curdistān veniva assicurata un'autonomia locale. Il territorio di Smirne rimaneva sotto la sovranità della Turchia, la quale però ne trasferiva l'esercizio al governo ellenico. Finalmente la Turchia rinunciava a qualsiasi diritto sull'Egitto, sul Sudan, su Cipro, sul Marocco, sulla Tunisia, sulla Libia e sul Dodecaneso. Il regime delle capitolazioni veniva ristabilito per quelle delle potenze alleate, che ne godevano prima della guerra mondiale ed esteso alle altre potenze alleate: tuttavia una commissione internazionale doveva elaborare un progetto di riforma giudiziaria destinato a sostituire, a questo riguardo, le capitolazioni. Gli armamenti della Turchia erano ridotti al minimo: su terra una guardia personale del sultano (700 uomini), gendarmeria ed elementi di rinforzo (in tutto 50.000 uomini); sul mare 7 cannoniere e 6 torpediniere; nessun mezzo di aviazione militare. In generale il trattato, che comprendeva ben 433 articoli, rappresentava una profonda ingerenza delle potenze vincitrici, a loro favore, nella legislazione interna e nella vita della Turchia. Sennonché il trattato di Sèvres era destinato a rimanere sulla carta. Era stato firmato dal governo di Costantinopoli virtualmente prigioniero degl'Inglesi; ma il governo nazionalista di Ankara, organizzato da Mustafà Kemal pascià, lo respinse. E in seguito alle vittoriose campagne di Kemal pascià contro i Greci (v. turchia), le stipulazioni del trattato di Sèvres dovettero essere profondamente mutate in quello che fu il vero trattato di pace tra la Turchia e le potenze alleate (il trattato di Losanna [v.] del 24 luglio 1923).