Chatman, Seymour Benjamin
Teorico statunitense della letteratura e del cinema, nato a Detroit il 30 agosto 1928. Tra i maggiori rappresentanti della narratologia, ossia l'analisi delle forme del racconto in quanto strutture semiotiche trasferibili da un medium a un altro, nei suoi studi ha rielaborato le proposte dei formalisti russi e dello strutturalismo francese (in particolare la lezione di G. Genette) all'interno di una teoria generale della narrazione particolarmente attenta alle caratteristiche del testo cinematografico. Dal 1993 è professore emerito di retorica alla University of California.
Laureatosi in letteratura inglese nel 1956, presso la University of Michigan, ha svolto attività didattica negli atenei del Wayne e della Pennsylvania, prima di approdare, nel 1960, alla University of California (Berkeley), dove dal 1976 si è occupato di discipline legate al cinema. Dopo le prime monografie, dedicate a questioni attinenti al testo poetico e letterario (A theory of meter, 1965; The later style of Henry James, 1972), in Story and discourse: narrative structure in fiction and film (1978; trad. it. 1981) si è impegnato a delineare i fondamenti di una teoria generale della narratività capace di comprendere le strutture del racconto, non solo letterario, ma anche cinematografico, attraverso un'analisi sviluppata su due livelli: quello della 'storia', ovvero l'insieme degli elementi che danno forma a un contenuto (a loro volta suddivisi in 'eventi', cioè 'azioni' e 'avvenimenti', da un lato, ed 'esistenti', vale a dire 'personaggi' e 'ambienti', dall'altro); e il piano del 'discorso', ovvero delle forme narrative che caratterizzano l'espressione, dove entra in gioco il complesso rapporto di reciproco scambio che si stabilisce tra l'autore del testo e il suo fruitore. In questa prospettiva C. ha reinterpretato il concetto di 'focalizzazione', con cui Genette aveva identificato il punto di vista diegetico, proprio dei personaggi coinvolti nella storia (distinguendolo dalla prospettiva extradiegetica del narratore), attraverso la nozione di 'filtro', al fine di evidenziare gli aspetti non meramente visuali, ma anche informativi, emozionali, ideologici, che intervengono nella rappresentazione filmica del mondo finzionale (Filters, center, slant, and interest-focus, in "Poetics today", 1986, 7).
In Coming to terms: the rhetoric of narrative in fiction and film (1990), oltre a ribadire il ruolo insostituibile del narratore, con specifico riferimento al racconto cinematografico (dove tale figura diviene l'entità astratta, senza voce, che occorre postulare come emittente del messaggio), ha studiato lo svolgimento cronologico del testo narrativo sulla base della distinzione tra il 'tempo della storia' e il 'tempo del discorso'. Negli ultimi anni il suo lavoro si è concentrato soprattutto sul problema della trasposizione cinematografica di opere letterarie. Tra gli altri scritti, si segnala la monografia dedicata all'opera di Michelangelo Antonioni (Antonioni, or, the surface of the world, 1985), il saggio New directions in voice-narrated cinema (in Narratologies: new perspectives on narrative analysis, ed. D. Herman, 1999) e la raccolta New perspectives on narrative perspective (2001), pubblicata in collaborazione con W. Van Peer.
R. Stam, R. Burgoyne, S. Flitterman-Lewis, New vocabularies in film semiotics, London 1992, pp. 93-95, 101-17 (trad. it. Milano 1999); F. Casetti, Teorie del cinema: 1945-1990, Milano 1993, pp. 161-62; G. Manetti, Teorie dell'enunciazione, Siena 1998, pp. 75-77, 91-95.