SFACTERIA (Σϕακτηρία, anche Σϕαγία: il nome "isola della strage" sembra derivato dalla battaglia del 425 a. C.)
La storia di Sfacteria nell'antichità s'identifica con quella di Pilo, di cui seguì le sorti fin da quando, dopo la seconda guerra messenica, passò sotto il dominio spartano: occupata (v. appresso) dagli Ateniesi nel 425 a. C. e non ricuperata dagli Spartani che circa il 409, fu poi ridata ai Messeni circa il 369 e loro contesa da Arcadi e Achei.
Nell'età moderna il nome di Sfacteria è stato illustrato dalla eroica morte di Santorre Santarosa, che cadde nell'isola, l'8 maggio 1825, combattendo per la libertà della Grecia.
Battaglia di Sfacteria. - Circa il maggio 425 a. C. durante la guerra del Peloponneso, gli Ateniesi avevano occupato di sorpresa con 5 triremi sotto il comando di Demostene, la baia di Pilo (Navarino), costringendo gli Spartani a ritirarsi dall'abituale irruzione nell'Attica. Gli Spartani tentarono per terra e per mare (con 60 trireme) di bloccare gli Ateniesi in Pilo, ma il pronto intervento della flotta ateniese avviata in Sicilia (56 trireme) impedí il blocco, sconfisse la flotta spartana e circondò i 400 opliti sparziati, che per aiutare l'operazione erano stati sbarcati nell'isola di Sfacteria prospiciente a Pilo. Gli Spartani, impressionati dalla minacciata perdita della decima parte dei loro opliti, aprirono le trattative; e fu concluso un armistizio per cui gli Ateniesi, dietro cessione provvisoria della flotta spartana superstite dalla battaglia, permettevano i rifornimenti. Ma poiché intanto i 400 Spartani resistevano e non accennavano a cedere per fame, Cleone assunse il comando di una spedizione con l'impegno di occupare in 20 giorni Sfacteria (circa agosto). L'impresa, di fatto militarmente organizzata da Demostene, riuscì bene. Gli Ateniesi sbarcarono con una decisa superiorità numerica (circa 1000 opliti e 1000 peltasti e arcieri, oltre alle ciurme); ma ciò che caratterizzò la battaglia fu che gli Ateniesi non impegnarono gli opliti, bensì i peltasti e arcieri, che dimostrarono per la prima volta - sia pure aiutati dalla superiorità numerica - la loro possibilitȧ di battere con tattica aggirante anche le migliori truppe pesanti, come le spartane. Infine gli opliti, presi alle spalle, ridotti a 292, dovettero arrendersi presso la vecchia fortezza dove s'erano asserragliati. Per quanto gli Ateniesi non sapessero sfruttare la vittoria, questi prigionieri furono un pegno prezioso per Atene.
Bibl.: Oltre alle storie della Grecia, cfr. le discussioni topografiche di G. Grundy, in Journ. Rom. Studies, XVI (1896), p. i, e XVIII (1898), p. 232; H. Awdry, ibid., XX (1900), p. 14; H. Awdry e W. C. Compton, ibid., XXVII (1907), p. 274. Inoltre: U. v. Wilamowitz-Moellendorff, Sphakteria, in Sitz. Preuss. Akad., 1921, p. 306; A. W. Gomme, Thucydides and Sphakteria, in Class. Quart., XVII (1923), p. 36; H. Delbrück, Geschichte der Kriegskunst, I, 3ª ed., Berlino 1920; G. Kromayer e G. Veith, Schlachten-Atlas, 4° fasc., Lipsia 1926, carta 3; A. Ferrabino, L'impero ateniese, Torino 1927, p. 147 segg.; A. Momigliano, Pilo, in Athenaeum, n. s., VIII (1930), p. 226 segg.