SHABBĔTAY ṢĔBI
. Pseudomessia ebreo, nato a Smirne nel 1626, morto a Dulcigno nel 1676. Dedito già in gioventù a una vita di mistica pietà e di ascetismo, egli si formò a poco a poco la convinzione di essere l'atteso messia, il cui avvento era da molti sperato per l'anno 1648 o per l'anno 1666; e come tale infatti si presentò a Smirne nel 1648. Scomunicato dai rabbini di Smirne che non erano affatto convinti della realtà della sua missione, lasciò Smirne e svolse altrove, specialmente a Costantinopoli, al Cairo e a Gerusalemme, un'attiva propaganda, aiutato da fanatici adepti e da entusiastici ammiratori. Tornato a Smirne, fu nel capodanno ebraico 5426 (settembre 1665) salutato dalla folla come re e messia. Un'ondata di entusiasmo, di fervore ascetico, di speranze sconfinate scosse tutto il mondo ebraico, nonostante il contrasto delle menti più serene, in quegli ultimi mesi del 1665 e più nel 1666. Temendo le conseguenze dell'agitazione, le autorità turche arrestarono Sh. e lo imprigionarono nel castello di Abido; e poiché gli animi non accennavano a calmarsi, lo condannarono a morte, concedendogli la salvezza a patto che passasse all'islamismo, al che egli aderì (settembre 1666). L'agitazione tuttavia non cessò se non lentamente, e non senza ripercussioni che durarono a lungo e che si perpetuarono in cerchie e in sette sabbatiane (v. dönmé).
Bibl.: La bibl. su Sh. è registrata in Jüd. Lexikon, V, coll. 19-20.