Vedi Shanghai Cooperation Organization dell'anno: 2015 - 2016
Organizzazione di Shangai per la cooperazione
L’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (SCO) è un meccanismo di cooperazione attivo da 12 anni in Asia centrale, la cui rilevanza, specie dal punto di vista geopolitico, è in continua crescita. Nata come meccanismo per favorire la risoluzione di dispute territoriali tra i sei paesi aderenti – Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan
– è andata progressivamente istituzionalizzandosi, intensificando la cooperazione tra i suoi membri tanto su questioni di sicurezza quanto in ambiti come quello economico, energetico e culturale. Il piano più rilevante è quello militare e di sicurezza, all’insegna della comune volontà di contrastare tre fenomeni che sono identificati come le principali minacce alla sicurezza regionale: il terrorismo, l’estremismo e il separatismo. Il riferimento esplicito e l’enfasi posta su questi tre elementi (sanciti dal primo atto ufficiale dell’Organizzazione, la ‘Shanghai Convention on Combating Terrorism, Separatism and Extremism’) rende peculiare nel suo genere la SCO e sottolinea come la prima preoccupazione dei membri – soprattutto dei due più importanti, Cina e Russia – sia quella di conservare lo status quo territoriale in una regione dove sono particolarmente accesi irredentismi, contrasti etnici e spinte secessioniste e dove non mancano ingerenze esterne.
La SCO nasce nel giugno del 2001 quando al cosiddetto Gruppo dei cinque (o Shanghai Five), già attivo dalla metà degli anni Novanta sul tema della cooperazione nella gestione dei confini, si aggiunse anche l’Uzbekistan e il Gruppo decise di istituzionalizzarsi. Secondo alcuni osservatori la SCO sarebbe nata con l’intento di contenere e bilanciare la presenza statunitense nell’area centroasiatica: un’interpretazione che si è rafforzata da quando, nel 2005, proprio da un summit della SCO è emersa la richiesta a Washington di calendarizzare il ritiro delle proprie installazioni e dei propri soldati presenti in Asia centrale. Sulla capacità reale della SCO di essere un contrappeso alle ingerenze esterne nella regione, d’altra parte, conta in maniera determinante lo stato di salute delle relazioni bilaterali tra Russia e Cina, nonché il livello generale di coesione tra tutti gli aderenti che spesso contrastano sulle modalità di attuazione della propria politica estera. Un dato emerso nel rifiuto cinese e degli altri membri centroasiatici di fornire un sostegno politico incondizionato alla Russia in occasione del conflitto contro la Georgia del 2008.
Una rinnovata coesione si è manifestata di recente al summit del giugno 2012, al termine del quale è stato dichiarato che nessuno stato della SCO dovrà entrare in un’alleanza indirizzata contro un altro membro dell’Organizzazione, lasciando intendere una posizione di contrasto rispetto alla NATO e alle mire espansionistiche occidentali nel continente asiatico. Russia e Cina si sono inoltre mostrate concordi sui temi più delicati del panorama internazionale, affermando il netto rifiuto di qualsiasi intervento armato per risolvere la crisi in Siria e quella del nucleare iraniano. La SCO ha firmato memorandum d’intesa con le altre due principali organizzazioni asiatiche, l’ASEAN e la CIS. Sul piano operativo la SCO si è concentrata finora sulla lotta al terrorismo (dal 2004 è stato istituto un centro regionale per le attività di antiterrorismo, situato in Uzbekistan), sulla cooperazione militare, tramite la realizzazione di ripetute esercitazioni comuni anche di vasta scala, e ancora sulla cooperazione energetica, in quella commerciale e culturale, come sancito tramite la ratifica di un accordo formale nel 2007 (Treaty on Long-Term Good-Nei ghborliness, Friendship and Cooperation).
La Carta della SCO è stata approvata nel giugno del 2002, un anno dopo la decisione di istituire l’Organizzazione. Il Consiglio dei capi di stato è il più importante organo decisionale: si riunisce una volta l’anno a rotazione in ciascuno dei sei stati. Questo è seguito nella gerarchia dal Consiglio dei capi del governo e dal Consiglio dei ministri degli esteri. Il primo approva il budget, discute gli ambiti e lo stato dell’arte della cooperazione multilaterale; il secondo discute le principali questioni dell’agenda politica internazionale e gestisce le relazioni tra la SCO e le altre organizzazioni multilaterali. Al Segretariato generale, il principale organo amministrativo ed esecutivo della SCO, con sede a Pechino, si affiancano diverse altre strutture e agenzie con competenze.
Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan. Gli osservatori: Iran, India, Mongolia, Pakistan e, dal giugno 2012, l’Afghanistan (si discute quale ruolo assumere in questo paese, in vista del ritiro delle forze armate occidentali a fine 2014). Bielorussia, Sri Lanka e Turchia sono partner di dialogo.