Winters, Shelley
Nome d'arte di Shirley Schrift, attrice teatrale e cinematografica statunitense, nata a East St. Louis (Illinois) il 22 agosto 1922. Bionda, procace e molto versatile, ha interpretato nella prima fase della carriera ragazze sfortunate, spesso caratterizzate da punte di volgarità, e in un periodo successivo imponenti matrone non di rado disturbate mentalmente, o addirittura criminali. Per due volte ha vinto l'Oscar come migliore attrice non protagonista: nel 1960 per The diary of Anne Frank (1959; Il diario di Anna Frank) di George Stevens e nel 1966 per A patch of blue (1965; Incontro al Central Park) di Guy Green.
Trasferitasi con la famiglia a New York nel 1933, seguì corsi serali alla New Theater School e iniziò la sua attività come fotomodella, ballerina e attrice di varietà. Firmato nel 1943 un contratto con la Columbia Pictures, ricoprì ruoli minori in diversi film. Dopo essersi dedicata al teatro e aver studiato sotto la guida di Charles Laughton, s'impose all'attenzione di pubblico e critica con A double life (1947; Doppia vita) di George Cukor, nel ruolo di una cameriera che finisce strangolata da un maturo attore (Ronald Colman). Interpretò personaggi dagli analoghi tragici destini in The cry of the city (1948; L'urlo della città) di Robert Siodmak e in The great Gatsby (1949; Il grande Gatsby) di Elliott Nugent, dal romanzo di F. Scott Fitzgerald. Nel 1950 spiccò nel cast tutto maschile di Winchester '73 di Anthony Mann e cantò nelle succinte vesti della prosperosa Coral in South sea sinner (La peccatrice dei mari del Sud) di Bruce Humberstone. Nel 1951 si iscrisse ai corsi dell'Actors Studio diretti da Elia Kazan; nello stesso anno interpretò il ruolo, che le valse una nomination all'Oscar come migliore attrice non protagonista, della sventurata Alice Tripp, amante ormai scomoda di un arrivista (Montgomery Clift) deciso a sposare un'ereditiera (Elizabeth Taylor) in A place in the Sun (Un posto al sole) di Stevens. Nel 1954 tornò al western con Saskatchewan (Le giubbe rosse del Saskatchewan) di Raoul Walsh, al fianco di Alan Ladd, e apparve in Executive suite (La sete del potere) di Robert Wise. L'anno successivo partecipò a un autentico capolavoro, The night of the hunter (La morte corre sul fiume) di Charles Laughton, in cui ancora una volta impersonò una donna vittima della brutalità maschile, ricoprì un interessante ruolo in The big knife (Il grande coltello) di Robert Aldrich e fu di nuovo protagonista nel noir I died a thousand times (Tutto finì alle sei) di Stuart Heisler, remake di High Sierra (1941) di Walsh, nella parte che era stata di Ida Lupino. Progressivamente passò per lo più a ruoli da caratterista come in The diary of Anne Frank, dove è la petulante signora Van Daan, e in Odds against tomorrow (1959; Strategia di una rapina) di Wise. Offrì quindi un'interpretazione straordinaria in Lolita (1962) di Stanley Kubrick nella parte dell'asfissiante madre della protagonista, disegnando invece in The Chapman report (1962; Sessualità) di Cukor il ritratto di una casalinga frustrata. Nel 1964 approdò in Italia per interpretare il ruolo di Lisa in Gli indifferenti di Francesco Maselli, dal romanzo di A. Moravia: ormai sfiorita e ingrassata, nelle sue caratterizzazioni, anche in quelle brillanti, cominciarono a balenare tratti aggressivi, o addirittura minacciosi. Così in A patch of blue animò una madre snaturata, e in The scalphunters (1968; Joe Bass l'implacabile) di Sydney Pollack una malconcia prostituta. Interpretò quindi una massaia perfetta, contrapposta alla trasgressiva protagonista (Gina Lollobrigida) in Buona sera, Mrs. Campbell (1968; Buonasera, signora Campbell) di Melvin Frank, e diede vita a una madre sanguinaria in Bloody mama (1970; Il clan dei Barker) di Roger Corman. Nel 1971, sotto la raffinata regia di Curtis Harrington, recitò in due horror, What's the matter with Helen? (I raptus segreti di Helen) e Who slew auntie Roo? (Chi giace nella culla della zia Ruth?); dopo un'inquietante apparizione nell'agghiacciante Le locataire (1976; L'inquilino del terzo piano) di Roman Polanski, venò di notevole umorismo la sua presenza in Next stop, Greenwich Village (1976; Stop a Greenwich Village) di Paul Mazursky, nel ruolo di un'invadente madre ebrea. Nel 1977 tornò in Italia per dar vita ad Amalia, moglie di un impiegato (Alberto Sordi), in Un borghese piccolo piccolo di Mario Monicelli, dall'omonimo libro di V. Cerami, e alla folle assassina Lea in Gran bollito (1977) di Mauro Bolognini. In seguito ha rallentato gradualmente la sua attività, ma è da rilevare la sua partecipazione nel ruolo della lesbica Eva Brown in S.O.B. (1981) di Blake Edwards. Di minor risalto le sue apparizioni successive, tra cui è comunque da segnalare quella nell'importante produzione Portrait of a lady (1996; Ritratto di signora) di Jane Campion, dal celebre romanzo di H. James. Autrice di testi teatrali e di due libri autobiografici (Shelley also known as Shirley, 1980, e Shelley II: the middle of my century, 1989), è stata sposata con Vittorio Gassman (1952-1954) e con Anthony Franciosa (1957-1960).
I. e E. Cameron, Broads, London 1969, pp. 143-44.