SHIMONOSEKI (A. T., 101-102)
Città del Giappone. Sita all'estremità meridionale dell'Isola di Hondo, sullo stretto omonimo, largo1-2 km., che la separa dall'opposta Moji (sull'Isola di Kyūshū), ebbe in passato, come ha ora, importanza economica grandissima per le comunicazioni fra Kyūshū e Hondo, oltre che politica per la sua vicinanza alla Cina e alla Corea. La città si estende lungo quasi tutto lo stretto sopra un'angusta striscia costiera pianeggiante, impedita com'è, in una libera espansione verso l'interno, da uno sbarramento collinoso, aperto qua e là in modo da permettere la penetrazione a poche arterie periferiche. Il suo porto, aperto al commercio con l'estero, assolve funzioni principalmente collegate col commercio interno; soprattutto è centro di raccolta e di smistamento dei prodotti provenienti dalle plaghe industriali e dalle acque pescose dell'opposta Isola Kyūshū. Nel traffico, il primo posto è occupato dal pesce, che, grazie a collegamenti ferroviarî rapidi e facili, può, freschissimo, raggiungere i grandi centri di consumo dell'interno. Tradizionale e ancora attivo, per quanto diminuito è il commercio del riso, per il quale la città possiede una borsa propria. Notevolissimo il traffico giornaliero di merci (3000 tonn.) e di passeggeri (circa 8000) con Moji, cui è unita da un ferry-boat (15 minuti con 30 partenze al giorno). Nel 1926, il movimento commerciale con l'estero del suo porto fu di soli 3 milioni di yen, di cui 2 alle esportazioni, 1 alle importazioni; quello con l'interno, invece, di 426 milioni di yen, di cui 192 in uscita, 234 in entrata. Amministrativamente annessa alla provincia di Yamaguchi, Shimonoseki ha 98.549 ab. (1° ottobre 1930).
Pace di Shimonoseki - Questo trattato, che conchiuse il conflitto cino-giapponese, fu firmato il 17 aprile 1895 dal conte Itō Hirobumi (v.) e dal visconte Mutsu Munemitsu, rappresentanti il Giappone, e da Li Hung-chang e Li Ching-fang, rappresentanti la Cina. Le clausole più importanti furono: il riconoscimento cinese dell'indipendenza della Corea (art.1); la cessione in piena sovranità al Giappone della porzione meridionale della prov. di Fêng-t'ien (Penisola di Liao-tung), dell'Isola di Formosa, dell'Arcipelago delle Pescadores (art. 2); il pagamento della Cina al Giappone di una indennità di 200 milioni di tael, da versarsi in 7 anni mediante 6 annualità (art. 4); l'apertura dei porti di Sha-shi, Chungking, Soo-chow e Hang-chow al commercio col Giappone (art. 6); il consenso cinese all'occupazione temporanea di Wei-hai-wei da parte di truppe giapponesi, come garanzia e fino all'avvenuto adempimento degli obblighi del trattato da parte della Cina (art. 8).
L'imperatore del Giappone ratificò il 20 successivo il trattato e lo scambio delle ratifiche avvenne a Che-fu l'8 maggio. Frattanto, il 23 aprile, gli ambasciatori di Russia, Francia e Germania presentavano al Giappone una nota in cui lo si consigliava, nell'interesse della pace nell'Estremo Oriente, di rinunciare al possesso della penisoletta di Liaotung. Il vincitore, spossato dalla guerra, economicamente reso incapace di affrontare l'eventualità di una coalizione, dovette cedere e l'8 novembre 1895 fu firmata a Pechino una convenzione fra Cina e Giappone, con la quale questo rinunciava al possesso della Penisola di Liao-tung, contro un'ulteriore indennità di 30 milioni di tael.