Hashimoto, Shinobu
Sceneggiatore cinematografico giapponese, nato nella provincia di Hyōgo il 18 aprile 1918. Il nome di H. è legato soprattutto alla sua collaborazione con il regista Kurosawa Akira e, in particolare, alle sceneggiature di jidaigeki (drammi storici) attraverso le quali contribuì notevolmente all'evoluzione del genere verso un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi, da una parte, e al consolidarsi di un atteggiamento fortemente critico nei confronti del sistema feudale, dall'altra.
Allievo del regista e sceneggiatore Itami Mansaku, scrisse la sua prima sceneggiatura nel 1950 con Kurosawa per Rashōmon, film che lo consacrò subito come una delle firme di maggior prestigio del cinema giapponese degli anni Cinquanta. Il film, tratto da due racconti dello scrittore Akutagawa Ryūnosuke, ripercorre la storia di un bandito che violenta una donna e provoca poi la morte di un samurai. La vicenda è narrata attraverso una serie di diversi flashback che raccontano tutti lo stesso evento visto dalla differente e individuale prospettiva di coloro che hanno preso parte ai fatti. La discordanza delle varie versioni è lì a testimoniare l'incapacità dell'uomo di guardare alle cose con oggettività, il suo inevitabile piegare la realtà alla logica dei propri interessi. H. scriverà per e con Kurosawa, spesso in collaborazione anche con Oguni Hideo, altri importanti film diretti dal regista, riuscendo sempre a valorizzarne la vena umanistica. Tra questi si ricordano: Ikiru (1952; Vivere), storia di un modesto impiegato che, scopertosi affetto da una grave malattia, spende gli ultimi giorni della sua vita battendosi affinché un campo abbandonato sia trasformato in un parco giochi per i bambini poveri del quartiere; Shichinin no samurai (1954; I sette samurai), l'epica storia di un gruppo di guerrieri che lotta in difesa di un villaggio di contadini assediati da un gruppo di banditi; Kumonosu jō (1957; Il trono di sangue), un adattamento del Macbeth shakespeariano; Dodesukaden (1970), una cupa favola da lividi toni espressionistici ambientata in un'immaginaria bidonville. Il successo internazionale di Rashōmon e Shichinin no samurai, lo portò a collaborare con Kobayashi Masaki per i suoi due più importanti jidaigeki: Seppuku (1962; Harakiri) e Jōiuchi (1967; L'ultimo samurai), due film fortemente critici nei confronti delle tradizioni giapponesi, in cui due samurai pagano a caro prezzo il loro senso di giustizia. Come già era accaduto per i jidaigeki di Kurosawa, anche in queste opere il contributo di H. è stato essenziale per la costruzione di due protagonisti di grande spessore e intensità, in cui riecheggia il fascino sempre manifestato dalla cultura giapponese per la nobiltà dell'eroe sconfitto. Il ruolo fondamentale che H. ricoprì nelle trasformazioni del jidaigeki del secondo dopoguerra fu confermato da Yoru no tsuzumi (1958, Tamburi nella notte) di Imai Tadashi, da un testo di Chikamatsu Monzaemon, un dramma storico senza samurai che verte sulla difficile realtà di un'adultera nel Giappone del Settecento, oltre che da Hitokiri (1969, L'assassino) di Gosha Hideo e Samurai (1965) di Okamoto Kihachi, regista per cui H. scrisse anche le sceneggiature di Daibosatsu tōge (1966, Il passo del grande Buddha) e Nihon no ichiban nagai hi (1967, Il giorno più lungo del Giappone). Nell'ambito dei gendaigeki (opere d'ambientazione contemporanea), H. dette prova delle sue qualità, oltre che nei già citati Ikiru e Dodeskaden, in Ikimono no kiroku (1955, Testimonianza di un essere umano) e Warui yatsu hodo yoku nemuru (1960; I cattivi dormono in pace) entrambi di Kurosawa, oltre che in Mahiru no ankoku (1956; Ombre in pieno giorno) di Imai, su un grave caso di errore giudiziario, e in Iwashigumo (1958, Cirrocumuli) di Naruse Mikio. H. ha chiuso la sua carriera lavorando per la televisione, sia come sceneggiatore, sia come produttore. Al suo attivo anche due film come regista: Watashi wa kai ni naritai (1959, Voglio diventare una conchiglia) e Maboroshi no Mizuumi (1982, Lago di illusione).