Agnon, Shmuel Yosef
Pseudonimo e dal 1924 nome ufficiale di Shmuel Yosef Czaczkes, scrittore di famiglia ebrea, nato a Buczacz (Galizia) il 17 luglio 1888 e morto a Rehovot (Israele) il 17 febbraio 1970. Membro dell'Accademia della lingua ebraica dal 1954, fu insignito per due volte (1954 e 1958) del premio Israele e nel 1966 vinse, insieme alla poetessa N. Sachs, il premio Nobel per la letteratura, riconoscimenti che attestano, oltre al valore in sé della sua opera, l'importanza del ruolo che A. ha avuto nella letteratura ebraica moderna e contemporanea, al punto di essere considerato, sul piano dei significati e dello stile, lo scrittore nazionale per eccellenza dello Stato di Israele.
Crebbe in una famiglia benestante e profondamente radicata nelle tradizioni ebraiche, ricevendo un'istruzione in cui è possibile scorgere le premesse del suo futuro universo letterario: il padre, rabbino, gli impartì tutto il sapere tradizionale, soprattutto l'insieme di leggende che l'ebraismo si tramanda e che costituisce un vero e proprio corpus di conoscenze, mentre la madre, che gli leggeva racconti in tedesco, fu determinante come tramite verso la cultura europea moderna. Nel gennaio del 1907 A., che già aveva iniziato a scrivere e pubblicare sia in ebraico sia in yiddish, si trasferì a Giaffa, in Palestina, all'epoca sotto dominio ottomano. L'anno dopo uscì la novella Agunot (Le derelitte) che, scritta in ebraico, segna il definitivo abbandono della lingua yiddish. Nel 1913 si recò in Germania per studiare, ma lo scoppio della Prima guerra mondiale lo trattenne in Europa. Rimase ad Amburgo fino al 1924 e qui strinse amicizia con il filosofo M. Buber, insieme al quale si dedicò fra l'altro allo studio del hasidismo. In quell'anno un incendio gli distrusse la casa, compresa la sua immensa biblioteca di libri e manoscritti. Poco dopo tornò definitivamente in terra d'Israele con la famiglia - nel frattempo aveva sposato E. Marx e gli erano nati due figli - e si stabilì a Gerusalemme.
Nel 1912 apparve l'opera forse più celebre di A., We hayah ha-'aqov le-mishor (trad. it. E il torto diventerà diritto, 1966), breve romanzo ambientato nella comunità ebraica della Galizia, che ebbe subito un grande successo e fu tradotto in molte lingue. Seguì nel 1931 Hakhnasat khallah (La dote della sposa), anch'esso ambientato nell'universo ebraico ashkenazita dell'Europa orientale, con un protagonista, reb Yudel, che attraversa la Galizia per raggranellare la dote per la figlia. È invece dedicato alla vita dei pionieri ebrei in Palestina agli inizi del 20° sec. il romanzo Etmol shilshom (Soltanto ieri, 1945), celebrazione malinconica ma anche intensamente partecipe del ritorno materiale alla terra, al lavoro dei campi. A. scrisse inoltre molti racconti, raccolti in fasi diverse, non pochi dei quali pubblicati postumi; notevole è la serie dedicata a Gerusalemme (trad. it. Racconti di Gerusalemme, 1964), che offre una visione ironica e struggente della città e del suo universo umano. Oltre che per la profonda sensibilità e capacità di introspezione, l'opera di A. si distingue per l'originalità dello stile, complesso e raffinato, in cui l'ebraico tradizionale si arricchisce di nuove sfumature tratte dalla realtà contemporanea e di arditezze formali che non sono mai frutto di artificio retorico. Ma A. non fu solo narratore. Alla sua opera di studioso si devono imponenti antologie di testi della tradizione: leggende, aneddoti, racconti per le festività del calendario ebraico, fra le quali è da ricordare almeno Sefer, sofer weseppur (Libri, interpreti e leggende, 1938). Postumo è stato pubblicato il romanzo Shirah (1970), una divertita e amara incursione nelle meschinità del mondo accademico di Gerusalemme.
bibliografia
A.J. Band, Nostalgia and nightmare. A study in the fiction of S.Y. Agnon, Berkeley 1968.
S. Gershon, Shmuel Yosef Agnon: a revolutionary traditionalist, London-New York 1989.
A. Oz, The silence of heaven. Agnon's fear of God, Priceton (NJ) 2000.