Vedi SIBARI dell'anno: 1966 - 1997
SIBARI (v. vol.VII, p. 249)
Dal 1969 al 1976 si sono svolti scavi archeologici estensivi, proseguiti in maniera più episodica negli anni successivi, dai quali si è recuperata la certezza sull'identificazione del sito della colonia achea e delle più recenti fondazioni panellenica (v. vol. vii, p. 842, s.v. Thurii) e latina (Copia). Gli scavi erano stati preceduti da un'ampia serie di sondaggi, i quali avevano permesso di delimitare una superficie, interessata da stratificazioni archeologiche, ampia c.a. 500 ha, non rilevabili sul piano di campagna in quanto si trova a c.a. 4 m di profondità e, per di più, sotto una falda freatica. Tale particolarità geomorfologica deriva da fenomeni di subsidenza, che comportano un abbassamento costante del piano di campagna, parzialmente controbilanciato, fino all'irregimentazione del corso del fiume Crati (anni '30), dagli apporti alluvionali che hanno, inoltre, fatto allontanare la linea di costa.
Gli scavi recenti hanno preso inizio dai saggi compiuti nel 1932 da U. Zanotti Bianco in località Parco del Cavallo, poco a Ν della attuale sponda sinistra del fiume Crati; una seconda area di scavo è stata identificata in località Stombi (0 Parco dei Tori), c.a 2 km a Ν della precedente. La ricostruzione dell'andamento antico dei due corsi d'acqua tramandata dalle fonti letterarie, Kratis e Sybaris (corrispondente all'odierno Coscile), assicura che ambedue le aree di scavo si trovavano fra i due corsi d'acqua. Successivamente sono state aperte altre tre aree di scavo denominate rispettivamente Incrocio (poco a Í di Parco del Cavallo); Prolungamento Strada (a E di Parco del Cavallo); Casa Bianca (a E della precedente e posizionata sulla linea di spiaggia del V sec. a.C.). In totale sono stati messi in luce c.a 5 ha, corrispondenti pressappoco a 1/100 dell'intera area della quale, accertato l'interesse archeologico, si è proceduto all'esproprio per garantirne la tutela.
Sotto lo strato alluvionale sterile, accumulatosi nella zona dopo la metà del VI sec. d.C. che costituisce il termine più recente della frequentazione antica, si sono recuperate documentazioni di stanziamenti urbani dell'intero periodo romano (dal 193 a.C.: deduzione di Copia) e della fase thurina (dal 444/3 a.C.). Quest'ultima è poggiata su uno strato sterile, in parte (Parco del Cavallo in particolare) adattato e livellato artificialmente, che sigilla gli strati arcaici identificabili con lo stanziamento acheo di S.; questo, a sua volta, è fondato su terreno archeologicamente sterile.
La successione stratigrafica qui schematizzata è interpretata come la più convincente dimostrazione dell'avvenuta identificazione, in quanto i dati archeologici, stratigrafici e cronologici, corrispondono agli eventi storici tramandati dalle fonti letterarie a proposito di S., Thurii e Copia. L'impianto della colonia achea è riportato dai dati archeologici all'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C.: l'organizzazione topografica appare condizionata dalla geomorfologia dell'epoca, in quanto l'abitato sembra posto sulla sommità di un cordone di paleodune sabbiose parallelo alla linea di costa.
Tale schema non è più osservato dopo la fondazione di Thurii, che assume una forma squadrata, anche grazie all'ampliamento verso E derivante dall'avanzamento della linea di costa. E così che si interpretano la mancanza di sovrapposizioni post-arcaiche nel cantiere settentrionale degli Stombi; la frequentazione arcaica che non risale oltre la metà del VII sec. a.C. nel cantiere orientale di Prolungamento Strada; l'assenza totale di strati arcaici sotto le fasi di V-IV sec. a.C. e successive nel cantiere, ancora più a E, di Casa Bianca. Ma è ovvio che si tratta di ipotesi di lavoro, stanti le ridottissime conoscenze rispetto alla totalità della realtà antica.
L'area degli Stombi è occupata da strutture abitative, fra loro parallele, di pianta rettangolare. Scompartite all'interno in due o più vani, esse sono costituite da uno zoccolo di ciottoli uniti a secco, con alzato in mattoni crudi intonacati, e ricoperte da tetti a doppio spiovente di tegole piane cotte raccordate da embrici pentagonali; risultano intervallate da fornaci ceramiche e pozzi. Mediamente, tali strutture sono state impiantate tra la fine del VII sec. a.C. e l'inizio del successivo; si hanno trincee di fondazione di edifici più antichi, oltre a reperti ceramici che risalgono all'ultimo quarto dell'VIII sec. a.C. Tutte risultano abbandonate alla fine del VI sec. a.C. E documentato finora un unico caso di sovrapposizione di struttura nel corso del IV sec. a.C. Nell'area di Parco del Cavallo la presenza di costruzioni urbane tipiche di Thurii e di epoca romana ha costretto a indagare gli strati arcaici di S. per mezzo di saggi stratigrafici di dimensioni ridotte. In tutti i saggi praticati si sono rinvenute, sotto il sigillo sterile corrispondente al corso della prima metà del V sec. a.C., stratificazioni e strutture riferibili al periodo dall'ultimo quarto dell'VIII sec. alla fine del VI sec. a.C. Si hanno edifici e pozzi simili a quelli degli Stombi, anche se non è possibile apprezzarne l'organizzazione urbanistica.
I ritrovamenti più abbondanti sono costituiti da manufatti ceramici che documentano numerosissime produzioni arcaiche: greco-orientali, attiche, corinzie, laconiche, etrusco-campane; si hanno inoltre frammenti di recipienti di età arcaica riconducibili a fabbriche locali che si riportano alla supposta presenza di indigeni nella città achea come forza-lavoro. Il panorama di relazioni commerciali, nella diacronia della vita di S., non sembra differenziarsi da quello delle altre principali città coloniali. Si hanno ancora statuette, arale, oggetti varí con decorazione a rilievo stampigliata, numerosi pesi da telaio e recipienti d'uso, oltre ad anfore commerciali. Alcuni esemplari a figure nere possono essere di produzione sibarita. Rari sono invece i ritrovamenti metallici, anche se di eccezionale interesse come il pettorale semilunato in oro decorato a sbalzo con una catena di palmette e fiori di loto alternati e contrapposti.
La distruzione di S. sembra dovuta a un abbandono sistematico, voluto dal vincitore, piuttosto che alla tramandata deviazione del Crati (nella quale si dovrà vedere un'esagerazione delle periodiche alluvioni dei fiumi, non più regimentate dalla presenza di un corpo sociale stabile). I monumenti pubblici arcaici sembrano esser stati totalmente smontati per dar luogo alla costruzione di Thurii, vista anche la scarsità di buona pietra nella regione. È così che si interpretano i reimpieghi di membrature architettoniche, sia lisce sia decorate anche a figure, già evidenziati da U. Zanotti Bianco e studiati da P. Zancani Montuoro, ai quali gli scavi recenti hanno aggiunto altri interessanti esempi. La mancanza di dati sulle aree pubbliche della colonia e quella di documenti epigrafici congrui impediscono la conoscenza archeologica dei culti e dell'organizzazione socio-politica.
Parallelamente alla conoscenza di S., si è ampliata quella del territorio circostante, da Castiglione di Paludi a Broglio di Trebisacce e Amendolara; da Francavilla Marittima a Prunetta di Roggiano fino alla costa tirrenica di Scalea e Marcellina di S. Maria del Cedro. I dati acquisiti si scaglionano dall'Età del Bronzo (importazioni micenee da Broglio) e del Ferro (Castiglione e Prunetta), a quella arcaica (Francavilla e Amendolara), chiarendo in parte anche il problema della sub-colonia di Laos (Scalea e Marcellina).
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(P. G. Guzzo)