SIBERIA
Per le culture archeologiche individuabili nello spazio siberiano, si vedano le voci: asia, civiltà antiche dell'; mal′tà; minusinsk, civiltà di; preistorica, arte; scitica, arte. Si vedano anche le voci altai, arte dell'; animalistico, stile; maschera. Nel presente articolo si considerano unicamente le oreficerie note col nome di Tesoro di Pietro il Grande.
La penetrazione europea in S. nel XVII e XVIII sec. d. C. provocò frequenti saccheggi di tombe. Voci su magnifiche oreficerie di forme meravigliose penetrarono fino alla corte di Pietro il Grande che di conseguenza ordinò di consegnare questi oggetti alla sua galleria d'arte a Pietroburgo. Dato che le necropoli frugate sino ad allora erano depauperate, i voivodi dei varî distretti intrapresero nei loro territori vere campagne di saccheggio sotto monopolio statale, e si affrettarono a soddisfare il capriccio imperiale. Probabilmente si spinsero fino alle sorgenti dell'Ob. Gli oggetti preziosi presi in queste scorrerie, e tuttora conservati, si trovano nell'Ermitage di Leningrado (v.). Purtroppo non si sa nulla delle circostanze in cui questi oggetti furono trovati e nemmeno se provengono da una sola o da parecchie necropoli.
Trattasi di piastre d'oro fuse che ci sono pervenute per lo più a coppie e modellate press'a poco rettangolarmente, oppure come una "B" orizzontale e ornate sulla parte anteriore soprattutto con una lotta di animali. Sono capolavori grandiosi, simili alle migliori creazioni dell'arte pontico-scitica. Singole parti degli animali, specialmente corna e code, vengono trasformate in teste, becchi e simili. Le articolazioni sono accentuate e la parte posteriore del corpo è rialzata. Accanto ad un vivo realismo e ad un'acuta osservazione dei movimenti sussiste una schematica riproduzione, quasi con sigle, di orecchie ed occhi. Oltre a lotte di animali ci sono scene di caccia e di riposo, in cui l'uomo rappresenta il soggetto principale e un albero è introdotto nella composizione. In ciò è insita una chiara differenza con l'arte degli Sciti del Ponto. Questo periodo artistico si estende per lungo tempo, dato che, a quel che si dice, sono state trovate insieme monete del periodo degli Han e del primo periodo imperiale romano. Oggi si dubita dell'omogeneità di detto periodo e ci si sofferma piuttosto sull'analisi stilistica. Nel territorio dell'Ordos (v.) furono trovate piastre di bronzo simili e persino direttamente derivate. Esistono legami quasi altrettanto stretti con l'Altai, dove il tatuaggio del principe nel II kurgan di Pazyryk (v.) può essere preso a paragone. Pure con l'arte sarmatica (v.) nella zona del Volga e con gli Sciti del Ponto ci sono numerosi rapporti. Recentemente il Fettrich avrebbe stabilito che le piastre d'oro non appartenevano a guarnizioni di cinture, come per lo più era stato accettato sinora, ma sono derivate dalle lamine che coprivano il congegno per appendere lateralmente la guaina dell'akinakes. Simili rivestimenti mostrano già presto la caratteristica forma a ???SIM-66??? ed erano anche ornate con scene di lotte di animali. L'interpretazione appare molto probabile, anche se non dimostra che i pesanti pezzi d'oro servivano ancora allo stesso uso. Dato che la maggior parte dei modelli nella zona del Ponto risale al V e al IV sec. a. C., questa considerazione porta a porre il nucleo della collezione nel IV e III sec. a. C., in qualche caso anche al II. Alcune piastre denotano sul retro tracce di tessuto. Ciò potrebbe aver rapporti con un procedimento di fusione che contemporaneamente è noto, altrove, soltanto nel territorio dell'Ordos. L'apparizione di serpenti giganteschi è certo un accenno alle relazioni, istituitesi ben presto, del Kasachistan con l'India. Solo di recente una spedizione sovietica ha registrato e descritto gigantesche necropoli di kurgan nel Kasachistan sud-orientale. Dalla continuazione di simili ricerche c'è da attendersi una chiarificazione sul sostrato etnico e materiale di queste opere. Fino ad allora dobbiamo accontentarci ad attribuirle ad un gruppo di popolazioni sakiche o massagetiche.
Bibl.: A. Spicyn, Sibirskaja kollekcija Kunstkamery. (La collezione siberiana della kunstkmaera), in Zapiski otdelenia russkoj i slavjanskoj archeol. obèčestetva, 1906, 8, p. 227 ss., N. Fettrich, Die Tierkampfszene in der Nomadenkunst, in Recueil d'études dédiées à la mémoire de N. P. Kondakov. Seminarium Kondakovianum, Praga 1926, p. 81 ss.; M. Rostovtzeff, The Animal Style in South Russia and China, Princeton 1929; S. I. Rudenko, Drevnejèaja ‛skifskaja' tatuirovka (Antichissimi tatuaggi scitici), in Sov. Etnogr., 3, Mosca 1949, p. 133 ss.; A. Salmony, Sarmatian Gold Collected by Peter the Great, in Gazette des Beaux Arts, I-IV, 1946-1949; id., Zur Chronologie der sibirischen Goldfunde der Ermitage, in Acta Archaeologica Ac. Scient. Hung., II, Budapest 1952, p. 251 ss. La intera raccolta è stata ora pubblicata da S. J. Rudenko, Sibirskaia kollektia Petra I, in Archeologija SSSR, Fascic. D 3-9, Mosca-Leningrado 1962.