SIBERIA
(XXXI, p. 630; App. II, II, p. 819; III, II, p. 728; IV, III, p. 318)
Nel sistema delle grandi regioni economiche della Federazione Russa, già fissato con decreto governativo dell'URSS del 19 novembre 1982, la S. comunemente intesa resta suddivisa in tre unità: S. Occidentale, S. Orientale ed Estremo Oriente. La S. Occidentale (2.427.000 km2) comprende il krai di Altaj e gli oblasti di Kemerovo, Novosibirsk, Omsk, Tomsk e Tjumen; la S. Orientale (4.122.500 km2), le repubbliche autonome della Buriazia e di Tuva, il krai di Krasnojarsk e gli oblasti di Irkutsk e di Čita; l'Estremo Oriente (6.215.900 km2), la repubblica autonoma della Iacuzia, i krai di Chabarovsk e Primorskiy e gli oblasti dell'Amur, di Magadan, della Kamčatka e di Sachalin. La popolazione complessiva delle tre regioni al 1° gennaio 1989 era di 32.115.697 abitanti, ed è caratterizzata da una diversa densità abitativa: 6,2 ab./km2 nella S. Occidentale, con il massimo di 33,2 ab./km2 nell'oblast di Kemerovo e il minimo di 2,2 ab./km2 nell'oblast di Tjumen; 2,2 ab./km2 nella S. Orientale, con il massimo di 3,7 ab./km2 nell'oblast di Irkutsk e il minimo di 1,5 ab./km2 nel krai di Krasnojarsk, la cui superficie è quasi pari a quella della S. Occidentale; 1,3 ab./km2 nell'Estremo Oriente, con il massimo di 13,6 ab./km2 nel krai di Primorskiy e il minimo di 0,4 ab./km2 nella repubblica della Iacuzia. Rispetto a quella calcolata col censimento del 1979 la popolazione è aumentata di 4.141.604 unità, pari al 14,8%: più nell'Estremo Oriente (+16,4%) che nella S. Occidentale (+15,8%) e nella S. Orientale (+12,2%). La media annua d'incremento rivela una tendenza all'aumento, rispetto al periodo precedente (1970-1979), nella S. Occidentale (da 0,6% all'1,5%) e nella S. Orientale (da 1,0% a 1,2%), e una tendenza alla diminuzione nell'Estremo Oriente (da 2,0% a 1,7%).
Il clima e le condizioni ambientali esercitano da sempre la loro influenza sulla distribuzione della popolazione. Si può riscontrare, tuttavia, che negli ultimi anni appare accresciuto il peso dei fattori economici: la popolazione tende a concentrarsi nelle città localizzate in aree dotate di un maggiore potenziale di sviluppo. La popolazione urbana, rispetto al 1979, è aumentata del 24% nella S. Occidentale (del 103,5% nell'oblast di Tjumen), del 17,4% nella S. Orientale (del 28,3% nella repubblica di Tuva) e del 18,5% nell'Estremo Oriente (del 40% nella repubblica della Iacuzia). L'aumento è avvenuto in tutte le unità amministrative delle tre regioni. Sul totale della popolazione, la popolazione urbana raggiunge il 73% nella S. Occidentale, il 72% nella S. Orientale e il 76% nell'Estremo Oriente. Le capitali delle repubbliche, degli oblasti e dei krai sono divenute centri multifunzionali, con un'attrezzata dotazione di attività terziarie private e pubbliche, di istituti di istruzione superiore e di ricerca, oltre che di istituzioni governative ed economiche. In conseguenza dello sviluppo di queste e di alcune altre città, il sistema d'insediamento urbano della S. si è evoluto in un insieme di aree monocentriche.
La popolazione rurale è diminuita del 2,5% nella S. Occidentale (eccetto che negli oblasti di Tomsk e di Tjumen, dove è aumentata, rispettivamente, del 4,0% e dello 0,8%); è aumentata dell'1,5% nella S. Orientale (eccetto che nell'oblast di Irkutsk, dove è diminuita del 4,2%) e del 10,5% nell'Estremo Oriente.
Condizioni economiche. - Il ruolo attuale della S. nell'economia della Federazione Russa resta considerevole nonostante il calo di alcune produzioni. Nel 1992 essa ha dato al paese 277,4 milioni di t di petrolio (71% del totale della Federazione; il massimo lo aveva raggiunto nel 1988: 417,3 milioni di t, pari al 73,4% del totale); 582,8 miliardi di m3 di gas (91% del totale della Federazione, in crescita costante dal 1980) e 260,6 milioni di t di carbone (77,3% del totale della Federazione; il massimo lo aveva raggiunto nel 1988: 317,9 milioni, pari al 74,7% del totale). Per un insieme di fattori (tra i quali si possono annoverare la riduzione degli investimenti per nuovi impianti e le campagne di ambientalisti contro nuove centrali), anche in alcune aree della S. Orientale e dell'Estremo Oriente sono stati avvertiti sensibili problemi nella fornitura di energia (nella Federazione Russa la produzione di elettricità, dal massimo di 1.082,2 miliardi di kWh del 1990 è scesa a 1.014,6 miliardi di kWh nel 1992).
Particolarmente favorevoli allo sviluppo economico del territorio siberiano sono stati gli anni Settanta. Tra le strategie attuate sono apparse particolarmente efficaci la realizzazione di grandi progetti di sfruttamento delle risorse energetiche e delle riserve di minerali, la costruzione della ferrovia Bajkal-Amur e la creazione di insediamenti lungo il suo tracciato, la progettazione di nuovi complessi di produzione territoriale e le joint ventures col Giappone. La costruzione di impianti industriali con il supporto della cooperazione giapponese in capitali e tecnologia ha determinato dal 1965 la crescita di molte città, attirando in esse manodopera industriale e favorendo l'aumento di forza lavoro nell'amministrazione, nei servizi e complessivamente in tutte le altre attività terziarie.
Il consolidamento dell'economia siberiana è stato reso possibile dall'intensificazione della rete dei trasporti e dalla combinazione dei suoi tre principali componenti: la rotta del Mar Glaciale Artico, i tratti navigabili di alcuni fiumi che permettono il collegamento nord-sud e le ferrovie. In particolare alle ferrovie si deve lo sviluppo di Omsk, Novosibirsk, Krasnojarsk, Bratsk, Irkutsk e Kemerovo quali nodi industriali e di trasporto e come centri culturali. La posizione in vicinanza di una linea ferroviaria e, nello stesso tempo, di vie fluviali costituisce il fattore principale della concentrazione di popolazione, di attività economiche e di funzioni diverse in Barnaul, Abakan, Tjumen, Ust-Ilimsk, Novokuzneck, Surgut.
La prevalenza di strategie diverse ha notevolmente differenziato sia la struttura sia la specializzazione delle tre regioni economiche. A tal proposito va segnalato che nel territorio della S. Occidentale tra i complessi di produzione territoriale sono emersi quello per lo sfruttamento delle ricchissime riserve di petrolio e gas della depressione siberiana (oblasti di Tjumen e di Tomsk), il complesso industriale e agrario Ob-Irtysh (oblasti di Omsk e krai di Altaj, le uniche unità amministrative con eccedenze in agricoltura) e il complesso di industrie pesanti Kuzneck-Ob (oblasti di Kemerovo e di Novosibirsk). L'oblast di Tjumen è il maggior produttore di petrolio (67,6% del totale della Federazione Russa nel 1992) e di gas (89,7% del totale della Federazione). Da Urengoj dalla prima metà degli anni Ottanta partono i gasdotti eurosiberiani, che collegano il più ricco giacimento attuale di petrolio e di gas con la frontiera occidentale della Federazione. Il bacino carbonifero di Kuzneck ha dato il 32,4% del carbone della Federazione. Nella regione, tra le numerose centrali termoelettriche potenziate, quella di Surgut, coi suoi 4000 MW, era la più potente dell'URSS. Tra le città che hanno goduto dei vantaggi dei contratti di compensazione coi giapponesi sono Tjumen (impianti di perforazione e industrie metalmeccaniche di seconda lavorazione) e Tomsk (impianto petrolchimico). Alla base dell'apparato produttivo della S. Orientale c'è, invece, il sistema di centrali idroelettriche Angara-Jenisej, che ha permesso lo sfruttamento delle enormi risorse di legname, materie prime minerali e combustibili della piattaforma siberiana orientale, del Sayan orientale, della Buriazia, della Transbajkalia orientale e della repubblica autonoma di Tuva. Tra i più razionalmente strutturati si ricordano i complessi Sayano-Sushen (alluminio, acciaio e produzione agricola di una certa importanza), Kansk-Ačinsk (il cui carbone a basso costo alimenterà alcune centrali termoelettriche), Norilsk (metallurgia leggera, rame e nichel), Irkutsk-Kemerovo (industrie metalmeccaniche e chimiche), Bratsk-Ust-Ilimsk (alluminio e cellulosa), Selenginsk (trasformazione del legno) e Čita (metalmeccanica, industria tessile e trasformazione del legno). La tecnologia giapponese ha grandemente contribuito allo sviluppo di una raffineria di allumina ad Ačinsk, di un grosso impianto di arricchimento di minerali a Norilsk, di una raffineria di petrolio e di uno stabilimento petrolchimico ad Angarsk.
Nell'Estremo Oriente, come per l'industria forestale e della pesca e i cantieri navali, si sono create favorevoli prospettive di crescita per i complessi produttori ubicati nell'Amur occidentale (metalli preziosi a nord, industria leggera e alimentare, allevamento e orticoltura a sud), nell'Alto Zeya (estrazione oro, carbone e apatiti), a Selemdzha (estrazione oro e stagno e, a sud, industria agrochimica), a Komsomolsk (metallurgia leggera, cellulosa e carta, metalmeccanica e industria pesante, petrolchimica), a Tunguro-Čumikanskiy (apatiti e fosforiti), a Urgal' (carbone) e nella Iacuzia meridionale (carbone da coke ed energetico, estrazione e arricchimento di minerali di ferro). Di crediti e di tecnologia giapponese hanno beneficiato il porto di Nachodka (impianto per la truciolatura del legno e terminale per contenitori), Birobidzhan (cartiera e stabilimento tessile) e Chabarovsk (impianto petrolchimico).
L'abbondanza e la diversità delle risorse farebbero pensare a uno sviluppo economico tendenzialmente illimitato del territorio siberiano, qualora fossero superate alcune difficoltà. Prima di tutto quella della formazione di una adeguata forza lavoro permanente. Le attività industriali hanno richiesto fino a oggi quasi esclusivamente manodopera maschile. Si è provveduto al reclutamento mediante la maggiorazione dei salari, l'appello ai giovani in nome del patriottismo sovietico, il richiamo di studenti, il sistema di sponsorizzazione (costruzione di scuole, di uffici pubblici e di interi insediamenti da parte delle repubbliche socialiste sovietiche federate e di città). Tuttavia, le difficili condizioni climatiche, la mancanza di una soddisfacente infrastruttura sociale e la stessa continua richiesta di manodopera in diversi settori e rami della produzione hanno reso alta la rotazione della popolazione in tutto il territorio. Nelle zone più a nord si è fatto ricorso al sistema dei turni, mantenendo la residenza permanente dei lavoratori e delle loro famiglie in città più o meno vicine. Il reclutamento di forza lavoro nelle zone rurali per i complessi industriali sarebbe controproducente, in quanto finirebbe per aggravare la situazione di carenza di manodopera nel settore primario.
Si aggiunga il problema proprio dei gruppi etnici della Siberia. La loro mobilitazione sociale (o coinvolgimento nell'economia nazionale) e il richiamo di forza lavoro da altre parti del paese, determinati dallo sviluppo economico, appaiono come minacce alla loro cultura.
Un'altra difficoltà è costituita dai gravi problemi di carattere ecologico. L'atmosfera di molte città siberiane ripetutamente o sistematicamente supera i limiti del massimo di concentrazione ammessa di uno o più inquinanti. Esistono nel territorio 15 riserve naturali, con una superficie totale di 8 milioni di ha, ma, scongiurati i pericoli che potevano derivare dalla deviazione di grandi quantità di acqua dei fiumi siberiani verso sud (i progetti furono cancellati nel 1986), restano vastissime aree in cui la valorizzazione economica può compromettere l'ecosistema. Nell'oblast di Tjumen, per es., sulle diverse migliaia di km2 di campi gasiferi e petroliferi l'atmosfera e i corsi d'acqua hanno scarsa capacità di autopurificazione e le foreste richiedono tempi assai lunghi per l'autorinnovamento. Particolare attenzione richiedono anche la prevenzione degli incendi lungo i gasdotti e nelle stazioni di pompaggio, e la salvaguardia del gelo perenne nel corso delle costruzioni di strutture tecnologiche e di strade. Altrettanto difficili sono la tutela del bacino del Lago Bajkal e la razionale utilizzazione delle sue risorse. Il lago è stato utilizzato come via d'acqua per il trasporto di materiali dalla Transiberiana verso la zona di costruzione della ferrovia Bajkal-Amur più a nord; le acque in esso immesse dai kombinati di Bajkal'sk e di Selenginsk sono spesso risultate nocive anche dopo la depurazione; nel bacino del suo tributario, il Selenga, si trovano una miniera di tungsteno e di molibdeno e la centrale termoelettrica di Gusinoozersk, e nelle sue acque si riversano gli effluenti industriali della città di Ulan-Ude.
Programmi a medio e a lungo termine prevedevano in S. l'ulteriore sviluppo di industrie a largo consumo di energia, la produzione di fertilizzanti chimici, l'orientamento della metalmeccanica al soddisfacimento dei bisogni locali (trasporti, industria energetica e chimica, movimento terra, estrazione e trasformazione di materie prime) con tecnologia adeguata alle difficili condizioni ambientali, il potenziamento delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto su rotaia e su acqua, l'estensione dell'agricoltura alle colture foraggere per incrementare, ove possibile, l'allevamento. Indubbiamente il punto di forza delle regioni orientali della Federazione Russa resteranno la produzione di petrolio e gas nella S. Occidentale e la disponibilità di energia elettrica nella S. Orientale. Altri progetti sono posti in forse dalla situazione internazionale e dalla stessa politica economica interna. Il Giappone, in passato primo partner commerciale dell'URSS tra i paesi capitalistici, sembra meno interessato di prima alle risorse della Federazione e, quindi, ad accordi su progetti in territorio siberiano, eccettuati quelli relativi al bacino carbonifero di Neryungri, nella Iacuzia meridionale, al petrolio e al gas offshore di Sachalin e a pochi altri. Al raffreddamento dei rapporti russo-giapponesi contribuisce la questione del ritorno delle isole Curili al Giappone.
Già la politica economica dell'era di Gorbačëv era orientata al passaggio da un modello di crescita estensivo a quello intensivo, il che sembrava indicare un minor impegno per la S., in particolare per la S. Orientale e l'Estremo Oriente, e un ritorno alle regioni occidentali della RSFSR. L'entusiasmo per la nuova linea Bajkal-Amur appare da qualche anno attenuato, anche per difficoltà tecniche in alcuni segmenti del tracciato, e sono stati ridotti i fondi per il progetto della ferrovia Amur-Jakutsk. La scarsa produttività del lavoro e dei capitali, i tempi lunghi di rendimento degli investimenti, che la S. non è in grado di sovvenzionare da sé, le spese extraproduttive e i costi della protezione di ambienti particolarmente vulnerabili potrebbero convincere i pianificatori della Federazione Russa che l'importazione di alcune materie prime può essere più conveniente della loro produzione, almeno a breve e medio termine. Sull'orientamento della politica economica peseranno indubbiamente, da una parte, considerazioni sull'importanza militare e strategica delle regioni orientali e, dall'altra, rivendicazioni di maggiore autonomia da parte delle stesse regioni. Associazioni quali la Carta Siberiana (firmata già nell'Ottobre 1990) e l'Associazione Estremo Oriente (più recente) chiedono strutture economiche più integrate nelle regioni, unificazione del potenziale produttivo e scientifico locale, espansione delle relazioni economiche e culturali.
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