SIBILLA ALERAMO
. Pseudonimo di Rina Faccio, scrittrice, nata ad Alessandria (Piemonte) il 14 agosto 1876.
L'Aleramo si provò nel romanzo, nel teatro, nella lirica e nella prosa lirico-critica; con varia fortuna, benché il suo primo romanzo, Una donna, sia forse il suo libro più popolare. A carattere autobiografico e documentario, con qualche tono di rivendicazione femminista, esso non è certo il migliore dell'Aleramo, la quale si staccò subito da codesti modi, aspirando a un'arte più schietta.
Oggi si vede che nella narrativa (Il passaggio; Amo, dunque sono, ecc.), malgrado innegabili successi, il disegno dei caratteri e la costruzione degli avvenimenti restano sempre un po' ingombri dall'effusione lirica; e meno riusciti debbono dirsi i tentativi teatrali, quanto più nel teatro si richiede saldezza d'impianto, e piglio deciso sui fatti e le figure. Il temperamento dell'Aleramo è essenzialmente lirico. In poesia ella ha abbondanza di motivi, freschezza di sensazioni, con una preferenza, talvolta, di notazioni un po' crude e audaci. Nelle forme libere sente di respirare più a proprio agio; e soltanto è da lamentare che, nell'uso di tali forme, non abbia sempre portato una disciplina stilistica, una misura, che potevano ovviare a qualche eccesso un po' esclamativo e floreale. Con tutte le sue migliori qualità e quasi nessuno dei difetti, ella ha trattato la divagazione lirico-critica, il "poemetto in prosa" (Andando e stando; Gioie d'occasione); e in ricordi, confessioni, meditazioni, ritratti, ecc., ha pagine lucide, nervose e delicatissime, fra le più nuove e durevoli della letteratura femminile italiana d'oggi.
Romanzi dell'Aleramo: Una donna (Firenze 1906); Il passaggio (Milano 1918); Amo, dunque sono (ivi 1927); Il frustino (ivi 1932). Prose varie: Andando e stando (Firenze 1920); Gioie d'occasione (Milano 1930). Teatro: Endimione (Roma 1923); Francesca Diamante (ined.). Liriche: Momenti (Firenze 1920); Poesie (Milano 1929); Sì alla terra (ivi 1935). Una donna fu tradotto nelle principali lingue europee. Il passaggio, Endimione, Il frustino, Amo, dunque sono, sono tradotti in francese; così Gioie d'occasione, che nel 1933 ottenne a Parigi il "premio della latinità".
Bibl.: A. Graf, in Nuova Antol., dicembre 1906; F. Agnoletti, S. A., Milano 1921; L. Russo, I narratori, Roma 1923; C. Pavolini, in L'Italia che scrive, luglio 1925; P. Pancrazi, in Corr. d. sera, 19 aprile 1927; G. Ravegnani, I contemporanei, Torino 1930; A. Bocelli, in Nuova Antologia, 16 agosto 1932; R. Shepard Phelps, in Italian Silhouettes, New York 1924; A. Mortier, Études italiennes, Parigi 1930.