sicurtà (sicurtade; securtate)
Nel suo significato più generale indica la condizione di chi è sicuro di sé, di chi non è turbato da timori, preoccupazioni o passioni: Cv IV XIII 11 li... mercatanti... quando sanza esse [le ricchezze] sono, pieni di sicurtade, cantando e sollazzando fanno loro cammino; al contrario, a D. turbato fino a sentirsi morire dalla passione d'amore, onne sicurtade... viene meno (Vn XV 8).
Nell'ambito della poesia cortese, la s. è la dote dell'animo nobilmente sicuro di sé. Vedi la voce seguente.
Altre volte s. definisce il modo con il quale Amore esercita il proprio dominio sull'animo amante: Vn XIV 12 8 Amor, quando sì presso a voi mi trova, / prende baldanza e tanta securtate, / che fere tra' miei spiriti paurosi; e così in II 7.
Nella calda invocazione a Virgilio che la paura dei diavoli suggerisce a D. (If VIII 98 O caro duca mio, che più di sette / volte m'hai securtà renduta), l'interpretazione più immediata induce a dare al vocabolo il valore di " franchezza ", " coraggio "; il riscontro con XXI 81 sicuro... da... schermi consiglia al Mattalia di supporre che l'espressione abbia " un più preciso significato: garantire, far garanzia; e quindi: rendere sicuro, immune da... ". A sostegno di questa ipotesi può portarsi l'esempio di Fiore III 5 per più sicurtà gli [ad Amore] diedi in gaggio / il cor, nel quale il sostantivo ha certamente il valore di " garanzia " (cfr. SICURARE).
Prima di domandargli come mai un peccato come l'avarizia avesse potuto trovar posto in un animo così ricco di senno come il suo, Virgilio si scusa con Stazio per la " soverchia libertà e franchezza " della sua domanda: come amico mi perdona / se troppa sicurtà' m'allarga il freno (Pg XXII 20); è questa l'interpretazione comunemente accolta; per il Chimenz, però, s. potrebbe anche significare " sicurezza che io ho del tuo affetto verso di me ".
V. anche SICURANZA.