Vedi SIDE dell'anno: 1966 - 1997
SIDE (Σίδη)
Antica città portuale della Pamphylia, situata circa 8o km ad E dell'odierna Antalya (Attaleia, Adalia). La città sorge su una penisola, protesa in direzione S-O, lunga circa 800 m e larga, in media 350-400 m. La posizione è detta molto approssimativamente dallo storico romano Livio (xxxvii, 23), simile ad un "promontorio che da S. si spinge nel mare". Che la città sia stata un antico stanziamento nell'Asia Minore è attestato non solo dal nome "S." che, secondo il lessico di Esichio, significherebbe "melagrana", bensì anche dalle iscrizioni su monete, che risalgono sino all'epoca arcaica, e da epigrafi bilingui (ellenistiche), le quali attestano che anche nel periodo ellenistico l'idioma locale continuava ad essere parlato e scritto con caratteri proprî. I Greci si stabiliscono a S. soltanto nel sec. VII a. C. e, secondo Strabone (xiv, 668), sono gente di Kyme nell'Eolia. Da allora in poi S. fu famosa per essere una città portuale in continuo sviluppo che possedeva una grande flotta commerciale, la quale, all'occasione, esercitava anche la pirateria. In età ellenistica la città fu circondata da mura le quali, sebbene siano state in epoche successive più volte modificate e restaurate, sono tuttora in piedi.
Delle mura della città, soltanto quelle dalla parte di terra sono rimaste in buone condizioni, mentre quelle lungo il mare sono state posteriormente modificate e riparate, perdendo il carattere originario. Il tratto di terra, rettilineo nelle sue parti principali, è munito, in genere, di torri rettangolari; ma nei punti ove s'incurva, le torri appaiono rotonde o semi-rotonde. Nella sua parte posteriore, questo muro appare rafforzato da pilastri o archi su pilastri, che sostengono le gallerie difensive a due piani e, quindi, dividono l'interno in tre piani. Si tratta, dunque, di un muro con casematte. Al piano superiore si trovava, in luogo del muro merlato, una parete provvista di finestre (épalxis), la cui esistenza dimostra che il muro risale all'epoca ellenistica (presumibilmente al II sec. a. C.).
La porta principale, fiancheggiata da due torri, presenta nel lato posteriore un cortile di forma semicircolare il cui interno fu, in epoca romana, ricoperto di marmi e ornato con un colonnato a due piani e con statue, assumendo così l'aspetto di una porta fastosa. Nel II sec. d. C. e nella prima metà del III sec., come molte città costiere dell'Asia Minore, S. ebbe la sua maggiore fioritura. Il porto fu munito di una grande attrezzatura, si costruirono moli, banchine, magazzini e portici ad esso antistanti. Strade porticate con negozi, larghe da 9 a 11 m, traversavano la città. Sono stati identificati tre templi sul mare vicinissimi al porto di cui due peripteri (colonne 6 × 11) di ordine corinzio; il terzo invece di forma semicircolare, presenta un portico frontale orientato ad occidente. I due templi corinzi, erano molto probabilmente votati alle principali divinità della città, ossia ad Atena e ad Apollo, che le iscrizioni dicono anche protettori delle navi e del porto. Il teatro, forse il più grande e il più monumentale delle città panfilie (per circa 20.000 spettatori) è attualmente tornato alla luce, almeno nella sua maggior parte. Sul davanti si estendeva un palcoscenico di pietra, alto 3 m. Su di esso sorgeva un colonnato a due piani, che poggiava su uno zoccolo istoriato con rilievi. Tra il teatro e la strada laterale, a occidente, è stato riportato alla luce un tempio a podio che, secondo la sua pianta, era un pseudoperiptero e va ascritto al tardo periodo ellenistico.
L'agorà è una grande piazza quasi quadrata, con portici a colonne e botteghe; un edificio circolare (probabilmente un tempio della Fortuna) è situato nel centro dell'agorà, monoptero di stile corinzio, il cui soffitto nella cella aveva la forma di una cupola ed era ornato dalle rappresentazioni dello zodiaco. Un grande edificio ad E dell'agorà consiste in un cortile con colonnati, in una grande sala eccezionalmente ricca con architettura a colonne e statue situata ad oriente e, probabilmente, in due sale più piccole (ginnasio? agorà civile?). Alcune case presentano chiaramente il tipo greco a peristilio. L'acqua era derivata dalla sorgente del Melas e portata sino alla città attraverso una conduttura lunga circa 30 km. È stata accertata l'esistenza di dieci acquedotti, alcuni dei quali veramente monumentali (una conduttura sopraelevata conta 40 archi su una lunghezza di 300 m). Inoltre un magnifico e monumentale ninfeo sorgeva fuori della città, di fronte alla porta principale; consiste in una parete con tre grandi nicchie semicircolari e un bacino posto davanti ad essa. Secondo quanto accertato da P. Verzone, la facciata del ninfeo, uno dei più vasti dell'Asia Minore, era provvista di un colonnato a tre piani. Anche all'interno della città sorgevano fontane, sia pure di dimensioni minori, ma tutte abbellite con ricchi ornamenti statuari; una di esse era dedicata all'imperatore Vespasiano.
Nella città è stata accertata l'esistenza di tre edifici termali pubblici; uno del "tipo lineare", nei pressi delle terme (probabilmente del II sec. d. C.); il secondo, del "tipo circolare", di fronte all'agorà (probabilmente del V sec. d. C.). Quest'ultimo stabilimento termale è stato restaurato, ed ora è adibito a museo. Il terzo, che a sua volta risale ad epoca antica, è stato liberato solo parzialmente. Nella seconda metà del III sec. e al principio del IV, S. cominciò a perdere le sue ricchezze e, di conseguenza, una parte della sua popolazione; essa divenne la metà di quello che era, perché fu tagliata in due parti da un muro costruito utilizzando la parete di fondo della scena, e solo la parte meridionale seguitò ad essere abitata. Dal V sec. in poi, come metropoli della Pamphylia, ossia come sede di un vescovo, essa ebbe una seconda fioritura e, come testimoniano antichi avanzi bizantini (soprattutto due basiliche a tre navate, di cui una ha un transetto e sembra avere un legame con grandi complessi architettonici) occupò non solo il suo primitivo territorio fino alle mura ellenistiche, ma si estese anche oltre quelle. Tra le basiliche, una sorge sul mare, ad oriente dei templi i cui atri le attorniavano. La seconda si trova nella zona orientale della città, presso la seconda grande strada a colonne, ed è collegata con un battistero monumentale ed un complesso di edifici che parrebbero appartenere ad un palazzo, probabilmente la sede vescovile. La terza grande basilica (forse con navata trasversale) sorge nei pressi del teatro, ed una quarta fuori le mura della città. Fra i secoli VII e IX, epoca in cui gli Arabi con la loro flotta funestavano la costa meridionale dell'Asia Minore, la città fu probabilmente distrutta. Terremoti e impaludamenti della regione hanno forse contribuito al completo abbandono della città. Pure fuori le mura si estende la vasta necropoli, che contiene tombe di forma diversissima. Degni di particolare menzione sono le are sepolcrali, i sarcofagi panfili, di tipo Sidamara e attico, nonché due ragguardevoli mausolei. Il mausoleo nella necropoli occidentale è in forma di tempio a podio prostilo, situato nel centro di una corte circondata da gallerie a portico; di fronte ad esso si apre una corte più vasta, la cui facciata sontuosa è rivolta verso il mare. L'insieme di queste costruzioni va ascritto al periodo di Diocleziano. Il secondo mausoleo sorge nella necropoli orientale e consiste in una sala rettangolare, ampliata da absidi sulle quattro parti. La cupola ovale consisteva in archi di mattoni sovrapposti, che si allargavano a ventaglio. La costruzione appartiene senz'altro al V sec. d. C.
Un museo, che raccoglie le sculture provenienti dagli scavi della città degli ultini 15 anni, è stato recentemente sistemato in alcune sale dell'edificio termale presso l'agorà. Tra i pezzi più notevoli ricorderemo: un elemento architettonico in basalto rinvenuto presso i templi vicino al mare, decorato con fiori di loto a basso rilievo, databile all'VIII-VII sec. a. C.: si tratta del pezzo più antico di S.; sarcofagi attici e microasiatici; i rilievi dal ninfeo, tra cui la lastra con Issione; statue dalla Kaisersaal. Un recente trovamento è una balaustra decorata con armi e trofei di periodo ellenistico.
Bibl.: Un articolo riassuntivo di Ruge, (oggi, però, insufficiente) comparve in Pauly-Wissowa, II A, 1923, c. 2208, s. v., n. 3; supplementi: ibid., XVIII, 1949, c. 395, s. v. Pamphylia; elenco minuzioso dei viaggiatori e ricercatori che hanno visitato la Pamphylia ed anche S. ibid., c. 404 ss. Per la storia della Pamphylia: ibid., XVIII, 3, c. 365 ss.; Cl. E. Bosch, Studien zur Geschichte Pamphyliens, in Untersuchungen in der Gegend von Antalya, n. i, 1957 ove in diversi punti è nominata anche Side. Cfr. anche D. Magie, Roman Rule in Asia Minor, Princeton, I, 1950, p. 261 s.; II, p. 1433, nota 3. Per i monumenti archeologici sono tuttora importanti: Fr. Beaufourt, karamania2, Londra 1817, p. 147 ss.; J. A. Cramer, Asia Minor, II, p. 283 ss.; P. Trémaux, Exploration archéologique en Asie Mineure, Parigi 1863 (soltanto tavole del ninfeo e del teatro), e soprattutto K. Lanckoroînski, Städte Pamphyliens und Pisidiens, Vienna I, 1890, p. 125 ss., tav. 29 ss.; Paribeni-Romanelli, in Mon. Ant. Lincei, XXIII, 1914 (1915-16), p. 12 ss.; C. Hartleben, in Klio, Beiheft, XIV, 1923, p. 191, s. 238, 281; cfr. anche L. Robert, Hellenica, V, 1948, p. 69 ss. Per il Cristianesimo a S. e le costruzioni cristiane: V. Schultze, Altchristliche Städte und Landschaften. II. Kleinasien, p. 215 ss.; H. Rott, Kleinasiatische Denkmäler, Lipsia 1908, p. 61 ss. Le relazioni sugli scavi in corso sono comparse dal 1947 e nelle riviste Belleten, Türk Arkeologji Dergisi, Anadolu, Anatolian Studies, Fasti Archaeologici, American Journal of Archaeology, ecc. Una relazione riassuntiva sugli scavi effettuati nel corso di un decennio: A. M. Mansel, in Arch. Anz., 1956, c. 34 ss., Belleten, 22, 1958, p. 211 ss. Sui due grandi mausolei: A. M. Mansel, in Arch. Anz., 1959, col. 364 ss.; id., in Belleten, 24, 1960, p. 403 ss. Minuziose pubblicazioni sugli scavi: Mansel, Bosch, Inan, Vorläufiger Bericht über die Grabungen in Side im Jahre 1947, in Untersuchungen in der Gegend von Antalya, n. 3, 1949; Mansel, Bean, Inan, Die Agora von Side und die enachbarten Bauten. Bericht über die Grabungen im Jahre 1948, ibid., n. 4, 1956. Volume riassuntivo in forma di guida: A. M. Mansel, Die Ruinen von Side, Berlino 1963. Alcuni ritratti in: J. Inan, Römische Porträts aus dem Gebiet von Antalya, Ankara 1965.
(A. M. Mansel)
Iconografia. - Figura del mito, eponima di S. in Pamphylia, figlia di Tauro e sposa di Kimolos. Il suo nome significa "melograno", frutto che compare sul dritto delle monete locali, (sul retro per lo più, una testa di Atena). In altre serie compare una figura femminile seduta, che tiene in mano una melagrana ed è accompagnata da didascalia.
Bibl.: O. Höfer, in Roscher, IV, 1909-15, c. 814, s. v., n. 3; W. Ruge, in Pauly-Wissowa, II A, 1923, c. 2208, s., s. v., n. 3; British Museum Catalogue, Lycia, p. 146; B. V. Head, Historia numorum2, Oxford 1911, p. 703; A. Baldwin Brett, Catal. of Coins in Boston, Boston 1955, p. 267, nn. 2102-2105.
(A. Gallina)