SIDICINI (Sidicīni)
Popolazione antica del territorio di Teano (Campania).
A SE. e a SO. il confine dei Sidicini si doveva trovare presumibilmente a mezza strada fra Teano e le odierne Calvi Risorta e Sessa Aurunca. Anche a S. il territorio non poteva spingersi troppo lontano. A O. lo spartiacque del massiccio di Roccamonfina (Monte Santa Croce), sulle cui pendici giace Teano, formava indubbiamente il confine occidentale. A E. è assai probabile che lo stato dei Sidicini giungesse al Volturno, comprendendo quindi gli odierni paesetti di Vairano, Caianello e Pietramelara. Può darsi (ma non è escluso il contrario) che il territorio dei Sidicini comprendesse a N. il territorio dei due comuni odierni di Mignano e Presenzano.
I Sidicini appaiono per la prima volta nella storia in occasione della prima guerra sannitica, di cui sarebbero anzi stati, secondo la tradizione raccolta da Livio, la causa occasionale (343-341). Ma il racconto liviano è pieno di tali inverosimiglianze, che molti storici negano fede non solo ai particolari, ma addirittura in blocco a tutta la prima guerra sannitica. L'anno seguente alla pace (ossia nel 340) troviamo i Sidicini e i Campani autonomi combattere, uniti con gli Aurunci e i Latini, contro Roma, per essere sconfitti dal console T. Manlio alla battaglia che ebbe luogo nella piana fra Suessa, Sinuessa e Minturno. I Sidicini conservarono l'autonomia, restando uniti a Roma come federati. Quanto tuttavia la posizione politica dei Sidicini fosse, nonostante l'autonomia, cambiata lo dimostrano le monete: giacché le più antiche portano l'indicazione di città in lingua propria (un dialetto osco, a quanto pare), mentre le più recenti la portano in latino. All'alleanza romana i Sidicini rimasero, sembra, sempre fedeli, anche quando Annibale ne devastò il territorio. Nel 90 anche Teano avrà avuto la cittadinanza romana, come il resto d'Italia. Sotto Augusto, Teano ebbe una colonia, destinata certamente a rinsanguare la città esausta dalle guerre civili; e più tardi Claudio volse le sue cure alla città, concedendole di fregiarsi col suo nome.
Bibl.: A. De Sanctis, Storia dei Romani, II, Torino 1907, pp. 269-285; J. Beloch, Römische Geschichte, Berlino 1926, pp. 363-370, 373, 388-389; 535-540.