Buchman, Sidney (propr. Sidney Robert)
Sceneggiatore statunitense, nato a Duluth (Minnesota) il 27 marzo 1902 e morto a Cannes il 23 agosto 1975. Tra il 1932 e il 1950, soprattutto grazie alla collaborazione con registi quali Frank Capra e George Cukor, B. ebbe successo per le sue commedie dalle venature melanconiche e satiriche, caratterizzate dall'impegno morale. Nel 1942 ottenne l'Oscar per Here comes Mr. Jordan (1941; L'inafferrabile signor Jordan) di Alexander Hall.
Terminati gli studi universitari, si trasferì per un anno a Londra, dove lavorò come assistente del direttore all'Old Vic Theatre. Rientrato a New York, dopo il suo debutto come autore teatrale, tentò l'avventura nel mondo del cinema. In qualità di sceneggiatore entrò alla Paramount Famous Lasky, dapprima come dialoghista, segnalandosi in seguito per la riduzione dell'omonimo dramma di W. Barrett, The sign of the cross (1932; Il segno della croce), uno dei più grandi successi di Cecil B. DeMille. Nel 1932 scrisse, insieme a un numeroso gruppo di sceneggiatori, If I had a million (Se avessi un milione), film a episodi diretto da vari registi e supervisionato da Ernst Lubitsch. In seguito B. passò alla Columbia Pictures Corporation, dove dal 1935 al 1942, poté dare il meglio di sé nel genere della commedia di costume, da She married her boss (1935; Voglio essere amata) di Gregory LaCava, basato su un soggetto di T.S. Winslow, fino al suo primo vero grande successo, Theodora goes wild (1936; L'adorabile nemica) di Richard Boleslawski. Per Holiday (1938; Incantesimo) di Cukor, B. fu scelto quale sceneggiatore di fiducia della Columbia, e si trovò a lavorare quindi in un team, in cui P. Barry, autore del testo teatrale da cui il film era tratto, aveva imposto lo scrittore D.O. Stewart per l'adattamento cinematografico, e Katharine Hepburn quale interprete femminile. L'interprete maschile, Cary Grant, fu anche il protagonista di altri due film sceneggiati da B.: l'adattamento di un romanzo di E. Page, The Howards of Virginia (1940; Quelli della Virginia) di Frank Lloyd, saga familiare, dal tono patriottico, ambientata durante la guerra di Secessione, e l'ennesima commedia, scritta in collaborazione, Talk of the town (1942; Un evaso ha bussato alla mia porta) di George Stevens, in cui i toni rooseveltiani, già evidenti nei lavori precedenti, dell'umana bontà opposta alla società schiava del denaro, la vena popolaresca dei personaggi positivi contrastante con il cinismo dei ricchi, risentivano, quale valore aggiunto, della sua collaborazione con Capra. Infatti nel 1938, dopo che Robert Riskin, sceneggiatore di fiducia di Capra, aveva lasciato la Columbia, B. subentrò al suo posto, anche perché aveva già collaborato, pur non risultando nei credits, a due film diretti dal regista, Broadway bill (1934; Strettamente confidenziale) e Lost horizon (1937; Orizzonte perduto). Fu quindi B. che sceneggiò da solo il soggetto di L.R. Foster, il film da molti considerato la summa del cinema capriano, Mr. Smith goes to Washington (1939; Mister Smith va a Washington), inno ai valori del Populist Party, della piccola comunità, dell'antiburocrazia. Negli anni Quaranta firmò ancora due sceneggiature: A song to remember (1945; L'eterna armonia) di Charles Vidor, biografia romanzata di F. Chopin girata in Technicolor, da B. anche prodotta, che ottenne enorme successo al botteghino, e Jolson sings again (1949; Non c'è passione più grande) di Henry Levin, sulla vita del cantante di jazz A. Jolson, sequel di The Jolson story (1946; Al Jolson) di Alfred E. Green, a cui B. aveva collaborato senza comparire nei credits. Nel 1951 fu chiamato a testimoniare di fronte all'HUAC (House Un-American Activities Committee), dove ammise di essere stato iscritto al partito comunista dal 1938 al 1945, rifiutando però di rivelare altri nomi. Impossibilitato quindi a proseguire il lavoro a Hollywood, si trasferì in Europa e, solo dieci anni più tardi, nel 1961, tornato negli Stati Uniti, poté firmare di nuovo una sceneggiatura, scritta in collaborazione e basata su un romanzo di C.E. Israel, The mark (Il marchio) di Guy Green, titolo difficilmente equivocabile in senso autobiografico, sul caso di un colpevole di crimini sessuali il quale, dopo la prigione, tenta tra mille difficoltà di rifarsi una vita. Gli ultimi film cui B. partecipò furono il kolossal Cleopatra (1963) diretto da Joseph L. Mankiewicz, il generazionale e amaro The group (1966; Il gruppo), adattamento di un romanzo di M. McCarthy diretto da Sidney Lumet e, infine, suo ultimo lavoro, il sofisticato thriller La maison sous les arbres (1971; Unico indizio: una sciarpa gialla) di René Clément.