SIDONE (ebraico Ṣâdüm)
L'antica città fenicia sorgeva su un promontorio proteso verso il mare in direzione N E-S O, immediatamente a N del Nahr Senik sul luogo dell'odierna Saida, in buona posizione dominante una pianura descritta come assai fertile da Achille Tazio e dagli arabi Iddrīṣī (circa 1154), Yāqūt (circa 1225) e Ibn Bàṭūṭā (1355).
La città è menzionata ripetutamente nelle lettere di el-῾Amārnah (Ṣidu-un-nu, Ṣi-du-nu), ma da questi documenti contemporanei non appare per nulla evidente quella supremazia di S. sulle altre città fenicie che si è voluta postulare nel II millennio a. C. per l'uso omerico (Il., vi, 290; xxiii, 743-44; Od., iv, 83-84; 617-18; xiii, 285) e biblico di "Sidone" e "Sidonî" in senso lato, per le affermazioni di Giuseppe Flavio (Ant., viii, 3, i) e di Giustino (Hist. Phil., xviii, 3) relative ad una fondazione di Tiro da parte di S. e infine per l'esistenza di tarde monete sidonie in cui S. è detta "madre di Tiro". Nelle fonti egiziane S. è menzionata per la prima volta nel papiro Anastasi I (XIII sec. a. C.) in una descrizione di viaggio. Dalle testimonianze bibliche, che chiamano Sidonî i sudditi di Hiram di Tiro (I Re, 5: 20, 11: I, 5, 33) intorno al 980 a. C., si è dedotta l'appartenenza di S. ad uno stato fenicio governato da una dinastia di Tiro, la cui successione è nota da Menandro di Efeso in Giuseppe Flavio (Contr. Ap., i, 18). È comunque indubbio che S. nella prima metà del IX sec. a. C. era una città autonoma, perché la sua popolazione è menzionata nelle fonti ufficiali assire come tributaria di Assurnasirpal II (883-59 a. C.) a fianco di altre genti del litorale e del retroterra siriano. La città pagò tributi a Salmanassar III (858-824 a. C.) e a Adadnirari III (809-782 a. C.); dopo una nuova probabile supremazia di Tiro (S. non è menzionata da Tiglatpileser III tra il 745 e il 727 a. C.), alla fine della quale deve porsi il racconto di Giuseppe Flavio (Ant., ix, 14, 2) secondo cui S. partecipò con le sue forze ad un assedio quinquennale assiro di Tiro, Sennacherib (704-681 a. C.) Sostituì il re di S. Luli con Tubalu. Sotto il successore di quest'ultimo, Abdimilkutti, che si era ribellato al dominio assiro, Asarhaddon distrusse la città. S. fu ricostruita, ma sembra che sia stata governata da ufficiali assiri; quindi si sottomise ai Caldei dopo un'effimera conquista della città compiuta da Apries d'Egitto (588-68 a. C.). Durante il periodo persiano S. fu governata da principi locali che dominavano su numerose città fenicie (Herod., viii, 67) e pagavano tributi al Gran Re (Herod., iii, 91); Diodoro afferma esplicitamente che in quel tempo la città era il maggior centro fenicio (Bibl. hist., xvi, 41, 44-45). Nel 351 a. C. S., ribellatasi sotto Tennes, fu nuovamente distrutta da Artaserse Ocho. Dopo la morte di Alessandro la città cadde nelle mani di Tolomeo I nel 320 a. C. e quindi di Antigono Monoftalmo. Forse tra il 470 e il 420 a. C. deve collocarsi la contesa dinastia di Eshmunazar. Tuttavia la Fenicia fu ripresa dai Tolemei agli inizî del III sec. e conservata fino al 197 a. C. quando Tolomeo V Epifane fu sconfitto a Paneion da Antioco III. S. riebbe l'autonomia nel 110 a. C dopo il disfacimento del regno dei Seleucidi e la mantenne fino al 64-63 a. C. quando Pompeo, in virtù dei poteri conferitigli dalla Lex Manilia, creò la provincia di Siria. Tuttavia le città fenicie conservarono qualche autonomia e continuarono a coniare proprie monete.
Sul sito dell'odierna Saida, esplorato da E. Renan nel 1860, furono condotte quattro campagne di scavo dall'Amministrazione dei Musei Imperiali di Istanbul nel 1887, 1900, 1901 e 1909; le ultime tre furono guidate da T. Macridy Bey. Dopo un viaggio esplorativo di G. Contenau a Saida, fu organizzata una missione congiunta del Ministero dell'Istruzione Pubblica francese e dei Musei Imperiali di Istanbul che lavorò a Saida nel 1914 sotto la direzione di G. Contenau; una seconda campagna fu effettuata nel 1920. Esplorazioni ulteriori furono compiute nelle necropoli da L. Albanese dal 1924 al 1929 e, in questi ultimi anni, da M. Chéhab.
Le esplorazioni archeologiche non hanno individuato il centro monumentale di Sidone. Sebbene sondaggi siano stati effettuati sul sito del castello di Saida, le ricerche si sono orientate prevalentemente in quelle che dovevano essere le zone periferiche del centro antico: a S nella necropoli di Mogharet Ablun, a E a Helalieh e el-Ay‛aa. I sondaggi nella zona del castello di Saida sono stati effettuati a S del donjion (saggio F), nel settore orientale nella corte del castello (E) e nel settore N all'interno di esso (B, C, D, L). Nel settore meridionale del castello sondaggi a pozzo (G, H, I, J, K) hanno permesso di raccogliere frammenti ceramici dell'Età del Ferro. Elementi di capitelli d'età persiana con protomi taurine e basi di colonne ovoidali fortemente espanse decorate con un doppio cordone formante semicerchi, provenienti da scavi irregolari nella stessa zona, confermano l'esistenza sul luogo di edifici riferibili al VII-V sec. a. C. Nel pozzo G è stato raggiunto uno strato profondo, la cui ceramica può attribuirsi alla fine del II millennio a. C.; le tracce di incendio in questo livello sono connesse da G. Contenau con la distruzione della città da parte di Asarhaddon. L'esplorazione delle necropoli di S. permise già a E. Renan di individuare tre tipi di tombe caratteristici della regione sidonia; le successive osservazioni di G. Contenau hanno confermato i dati precedentemente raccolti. Le tombe più antiche, attribuibili al V-IV sec. a. C., sono costituite da pozzi rettangolari senza scale che conducono ad un vano sui cui lati corti si aprono due porte; esse danno accesso alle camere funerarie ove sono deposti i sarcofagi i quali, in questo periodo, sono della forma a theca e successivamente antropoidi. In un ipogeo assai ampio e articolato di questo tipo sono stati rinvenuti in vani diversi, un sarcofago antropoide egiziano (n. 79 del Museo Archeologico di Istanbul), delle Piangenti (n. 10), quello detto "licio" (n. 63), quel!o "del satrapo" (n. 9) e quello chiamato "di Alessandro" (n. 68) perché in uno dei personaggi raffigurati nella decorazione si è voluto riconoscere il grande macedone (v. sarcofago, pagg. 2, 6, 8); secondo una tesi recente, sul sarcofago sarebbero ritratti Antigono Monoftalmo e Demetrio Poliorcete. Un secondo tipo è rappresentato da grotte poco profonde coperte a vòlta, cui si accedeva mediante una scala; questi vani sotterranei potevano anche essere assai complessi (III sec. a. C.-III sec. d. C.). Durante questo stesso periodo le pareti degli ambienti funerarî ed anche delle nicchie sono talora intonacate e dipinte con motivi prevalentemente floreali (ghirlande, fiori, petali intrecciati), ove dominano i toni chiari e, tra i colori, il rosso e il verde. Tali ipogei con dipinti parietali, che sono frequenti a S., si sono tuttavia rinvenuti con gli stessi motivi anche in altre località fenicie: Tiro, Eleutheropolis, Marissa. Nelle tombe di S. del II-I sec. a. C. non sono rare le stele dipinte, sormontate da un timpano, con immagini prevalentemente di guerrieri dell'esercito dei Seleucidi; in basso è incisa spesso un'epigrafe. In questo periodo i sarcofagi sono del tipo a theca con basi sporgenti sagomate e acroteri scolpiti: sui lati sono raffigurate per lo più protomi leonine e ghirlande, ma anche altri motivi decorativi (peltae, grifoni, genî marini) e scene mitiche (a partire dal II sec. d. C.). I sarcofagi in piombo sono tardi, non essendo attestati prima del III sec. d. C.
Un importante centro cultuale situato 4 km a N di Saida sulla riva sinistra del Nahr el-Awali (greco Asklepios) è costituito dal tempio di Eshmun. Il santuario, il cui nucleo principale è recintato da un muro a grandi blocchi di m 59 × 45 circa, si ignora se consistesse di una successione di terrazze disposte a diversa altezza sul declivio del colle ovvero di un'ampia piattaforma cultuale; nell'area sacra sono stati rinvenuti numerosi frammenti di statuette in terracotta. Notevoli lavori al tempio di Eshmun compirono Bodashtart, nipote di Eshmunazar I, e suo figlio Yatonmilik (V sec. a. C.?), come è testimoniato dalle iscrizioni rinvenute nei muri del santuario.
Ricerche recenti compiute da A. Poidebard e J. Lauffray hanno permesso di far luce sulle strutture del porto di S.; si è potuto constatare che la città non aveva due porti, uno a N e uno a S dell'attuale centro, come aveva supposto E Renan; lavori nell'antichità furono compiuti, infatti, soltanto per rinforzare le rocce emergenti dal mare, che si allineano parallelamente alla costa a N dell'attuale Saida. A N-E del porto era poi una baia, ove probabilmente venivano fatte sostare le navi straniere.
Le monete di S. sono assai importanti perché permettono di ricostruire serie di sovrani e di datare quindi altri monumenti ad essi riferibili. Il più antico tipo sidonio (dal 475 a. C. circa fino ad Alessandro) reca sul recto la raffigurazione di una galera, talvolta davanti ad una fortezza, e sul verso il Gran Re eretto su un carro da guerra con a fianco l'auriga e dietro a piedi il principe di Sidone. Al tempo dei Tolemei e dei Seleucidi si afferma un tipo con la Tyche e l'aquila. Sotto Eliogabalo sulle monete sidonie compare la rappresentazione di un'edicola coperta a timpano entro cui è un betilo o un disco solare.
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