SIENA (Σαῖνα, Saena, Sena, Sena Iulia)
Colonia romana. L'età della sua deduzione rimane incerta, ma è probabilmente augustea, come può apparire dall'elenco di Plinio (Nat. hist., iii, 5, 52) che menziona la Senensis colonia tra le altre situate in Etruria. Tolomeo (iii, i), trascrive il nome in greco col dittongo e come Saena si trova con due nominativi nell'elenco dei pretoriani arruolati nel 143-144 sotto Adriano (C.I.L., vi, 2379 a). Le menzioni di Strabone (Geogr., v, 2, 10; vi, 3, 10) si riferiscono invece senza dubbio a Sena Gallica, Senigallia. Solo nei tardi Itinerarii la città è menzionata come Saena Iulia (Tab. Peut., sez. iv; Anon. Rav., iv, 36). La colonia non acquistò molta importanza, se viene menzionata dagli storici solo una volta (Tac., Hist., iv, 45) e a proposito di insulti e percosse che gli abitanti inflissero nel 70 d. C. a un Manlio Patruito, senatore che se ne querelò a Roma. I suoi abitanti risultano iscritti alla tribù Oufentina.
Nessuna sicura traccia urbana è venuta alla luce nell'àmbito della città medievale e attuale, entro il cui perimetro sono state invece poste in luce tombe di tarda età etrusca e di età romana. Vestigia di tombe di età tardoromana furono osservate nella via dei Maestri, che fiancheggia l'altura detta Castelvecchio, insieme a resti di mura che si vollero attribuire a una cinta urbana della stessa epoca, ma che più probabilmente appartennero al castello nel quale si era stabilita, a partire dal 568, la sede di un gastaldo longobardo. L'unica traccia di manufatto romano entro la città sembra costituita da un mosaico pavimentale che venne osservato (nel 1860) in prossimità dell'oratorio della Misericordia nella via del Porrione (già San Martino). Ma nello stesso luogo è anche attestato il trovamento di un'urnetta cineraria etrusca, sicché il dato di fatto rimane incerto. Tracce di tombe etrusche del V-IV sec. a. C. sembrano indicare alcuni frammenti di bucchero rinvenuti sotto alla Rocca Salimbeni (sede centrale del Monte dei Paschi) insieme ad altri fittili del IV-II secolo. A quest'ultima epoca appartengono anche le urne e i vasi rinvenuti in tombe scavate in località Campansi (presso la Porta Camollia), mentre fuori la Porta San Marco (località Giuggiolo) risultano rinvenute tombe della stessa epoca, ma anche più antiche, con ceramiche risalenti al VII sec. a. C. Resti della prima Età del Ferro sono stati segnalati presso la Piazza del Mercato e fuori la Porta Pispini. Tutto porta a ritenere esistente un agglomerato etrusco di modesta consistenza, posto sulla linea di confine dei territori di Volterra (a N-O) e di Chiusi (a S-E), come risulta dalle caratteristiche dei materiali rinvenuti. Sul centro etrusco si insediò la colonia romana. Un'iscrizione con dedica a Silvano posta da un sevir augustalis (G.I.L., xi, 1801), collocata nella prima metà del sec. XVI sulla facciata esterna della Porta Romana e già prima inserita nelle mura, forse non lontano dal luogo del suo rinvenimento, confermerebbe l'esistenza di una magistratura locale. Un ordo Saenensium è attestato per l'anno 394 (consolato di Arcadio e Onorio) da una iscrizione (G.I.L., vi, 1793, Roma, villa Mattei-Hofmann) sopra una base destinata alla statua che era stata dedicata nella sua privata dimora romana a un cittadino benemerito per aver ripristinato l'acquedotto e aver ornato la città in varî luoghi con fontane. A qualche chilometro dalla città, a oriente, in località Campo all'Oro presso la Pieve al Bozzone fu riscontrata l'esistenza di un edificio (forse una villa rustica) con annessi impianti termali. I materiali rinvenuti (che si conservavano nell'ora disperso Museo Piccolomini in via del Capitano) davano indizî di utilizzazione dall'età augustea (vasi aretini) al IV sec. d. C. (monete di Valente). L'iscrizione di villa Mattei, citata sopra, è l'unico documento che indica una certa importanza del centro urbano; ma tale importanza dovette restare modesta, se anche le brevi colonne di granito sulle quali vennero collocate le immagini della lupa romana nel Rinascimento risultano importate da Orbetello (Cosa?). L'unica scultura antica che si dice trovata nell'ambito della città è un sarcofago con thiasos marino (Museo dell'Opera del Duomo), ma il trovarlo ridotto alla sola lastra di fronte fa pensare piuttosto che il pezzo sia stato importato da Roma durante il Rinascimento. Un altro pezzo di scultura (Vittoria con palma, Pinacoteca di S.) già attribuito ai resti di un arco onorario, non appare antico. La scarsa importanza della città romana viene confermata dal fatto che incerta rimane la data dell'insediamento di una sede vescovile, che troviamo "restituita" sotto il regime longobardo di re Rotari nel VII sec. con un perimetro dei più esigui. Ciononostante si determinò fra il nuovo vescovado di S. e quello più antico di Arezzo, reclamando quest'ultimo taluni possessi territoriali, una lunga lotta sulla quale rimangono documenti di testimonianze e sentenze rese nell'anno 714 e all'inizio dell'anno 715 dinanzi ai messi di re Liutprando dopo l'avvenuta uccisione del gastaldo regio Guniberto alla Pieve a Pàcina (Castelnuovo Berardenga). La controversia non fu sedata se non con il decreto emesso nell'853 dall'imperatore Lodovico II in accordo con il papa. È dunque verisimile che la circoscrizione della diocesi senese fosse stata ritagliata da territori aretini e volterrani anticamente confinanti tra loro e col territorio di Chiusi. Risalendo alle documentazioni più antiche si può rintracciare la prima delimitazione della diocesi, che verisimilmente coincideva col territorio della colonia romana, racchiusa tra i corsi d'acqua dell'Arbia, Ombrone, Merse, Elsa e Staggia. Caratteristiche chiusine presentano i documenti archeologici rinvenuti dalla parte E e S-E di S. (Asciano, Rapolano, S. Quirico d'Orcia, Montalcino) tutti di epoca tarda. Acquista perciò particolare rilievo il recente rinvenimento, dovuto a scavi sistematici, vicino a Murlo (v.) a circa 30 km a S-O della città di S., di resti che testimoniano un importante insediamento, culturalmente connesso con Chiusi, ma con accentuati riflessi corinzî, sovrastante la valle dell'Ombrone e fiorente nel VI sec. a. C., ma abbandonato, come sembra, alla fine di quel secolo. Tra il VI e il IV sec. mancano alla regione senese documentazioni archeologiche. Caratteri volterrani presentano invece i materiali rinvenuti nella città di S. e gli insediamenti a O della città e nella prossima Val d'Elsa, fra i quali particolarmente notevoli quelli della pianura sottostante al centro di Monteriggioni (località Casone, tomba dei Calinii Sepus') databili dal IV al I sec. a. C., con notevole gruppo di crateri dipinti appartenenti al Gruppo di Volaterrae (v. vol. vii, p. 1105). Nei pressi dovette trovarsi un altro modesto centro urbano di insediamento abbastanza antico, dato che in un'altra tomba (località Campàsini) fu rinvenuta un'anfora attica a figure nere databile fra 540 e 530 a. C. Nella stessa zona territoriale un'urna cineraria disadorna con iscrizione latina della famiglia Sentia, rinvenuta in località Senzano attesta una lunga stabilità toponomastica. Altro nucleo abitato, più prossimo a S., dovette esistere in località Quercegrossa.
Dal 1071 la città viene denominata al plurale (Saenae) a indicare la sua composizione tripartita in tre distinti borghi.
Il comune medievale di S. acquistò grande importanza e floridezza nel sec. XII e XIII e cercò allora di costituirsi una ascendenza romana adottando come emblema la lupa coi gemelli e dando impulso a varie leggende circa le sue origini. Eruditi locali si compiacquero, tra il XVI e il XVIII sec. a costruire conferme della esistenza di una città romana di notevole ampiezza e trovarono seguito in studiosi locali fino in età recente.
Bibl.: U. Pedroli, Origine della Colonia Romana in S., in Riv. di St. Ant., Messina 1897; R. Bianchi Bandinelli, Il I° Convegno Naz. Etrusco, Notizie e Problemi (Il problema topografico di S.), in Rass. d'Arte Sen., XIX, 1926, pp. 16-21; P. Bacci, La colonna del Campo proveniente da avanzi romani presso Orbetello (1428), in La Balzana (Rass. d'Arte Senese N.S.), I, 1927, p. 227 ss.; R. Bianchi Bandinelli, Murlo, monumenti archeologici del territorio, in Not. Scavi, 1926, p. 165 ss.; G. Becatti, Monteriggioni, in Not. Scavi, 1933, p. 150 ss.; Edizione Archeologica della Carta d'Italia al 100.000; Fo. 120 (Siena), 113 (S. Casciano), 121 (Montepulciano) rilevamento e compilazione di R. Bianchi Bandinelli (cfr. bibliografia), Firenze 1927; E. Repetti, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, V, 1964=, p. 295 ss.; Langton Douglas, Storia Politica e Sociale della Repubblica di S., Siena 1926, cap. I; per le ricostruzioni erudito-fantasiose di una grande S. etrusca e romana: P. Rossi, Le origini di S. (Commiss. Senese di Storia Patria, Conferenza della Accademia dei Rozzi), Siena 1895; id., S. Colonia Romana, Siena 1897; F. Bargagli-Petrucci, Notizie di un arco romano in S. del sec. I di G. C., in Rassegna d'Arte Senese, II, 1906, pp. 18-30.
Museo archeologico. - Sorto nel 1933 come antiquarium comunale riunendo le collezioni dell'Accademia dei Fisiocritici, il monetiere comunale (per la parte antica) e oggetti conservati nella Biblioteca Comunale, è stato riordinato a partire dal 1941 come museo statale dipendente dalla Soprintendenza alle Antichità di Firenze. Ordinato con criterio topografico, comprende materiali della provincia e della città di S. incorporando le Collezioni Bargagli-Petrucci già a Sarteano (per lascito testamentario) e quelle Bonci-Casuccini già a Chiusi e Chigi-Zondadari già a Siena. Notevoli i canòpi di Chiusi e Sarteano, le urne di Sarteano, i materiali di Castelluccio di Pienza (Foce). Nella collezione Chigi-Zondadari anche terrecotte della Magna Grecia acquistate sul mercato antiquario. Dovrà prossimamente accogliere anche i materiali di Murlo (Poggio Civitate).
Bibl.: G. Pellegrini, Catalogo della Collezione Chigi Zondadari, in Studî e Materiali di Archeologia (L. A. Milani), I, pp. 144-150; 301-319; II, pp. 207-222; III, pp. 298-318, Firenze 1899-1905; L. Pernier, La Raccolta Archeologica Bargagli a Sarteano presso Chiusi, in Rass. d'Arte Senese, XIII, 1920, pp. 65-84; A. Minto, Placche fittili decorative con figurazioni a rilievo, ibid., XIV, 1921, p. 8 ss. (da Sarteano); R. Bianchi Bandinelli, Miscellanea Senese, in La Balzana (Rassegna d'Arte Senese, N. S., XX), I, 1927, pp. 18-24; 107-110; 205-210; 260-264; id., Materiali archeolog. della Valdelsa e dei dintorni di S., ibid., II, 1928, pp. 37-42; 71-84; 116-122; 162-171; 204-214.