SIERRA LEONE
(App. IV, III, p. 326)
Il paese si estende su una superficie di 71.740 km2 e, al censimento del 1985, aveva una popolazione di 3.517.530 abitanti. Stime demografiche relative al 1991 attribuivano alla S.L. una popolazione di 4.260.000 abitanti. Il paese è suddiviso in quattro province e 13 distretti. La densità media si aggira sui 50 ab./km2, si contrae nelle regioni settentrionali e s'innalza sensibilmente in corrispondenza della capitale. Quest'ultima, Freetown, contava 469.776 ab. al censimento del 1985. Nel periodo 1986-91 il coefficiente di accrescimento annuo è stato stimato intorno al 2,6%. La composizione etnica è articolata: il gruppo Mende (35%), prevalentemente dedito all'agricoltura e alla pesca, è insediato al Sud del paese; a Nord i Temne (32%), i Limba (8,4%), i Kuranko (3,5%) e i Peul (allevatori). I Creoli, poco numerosi, sono occupati nelle principali attività amministrative. La religione tradizionale animista è ancora diffusa (51%), quella musulmana interessa il 39% della popolazione, seguono protestanti e cattolici.
Le difficili condizioni climatiche caratterizzate da temperature e precipitazioni piuttosto elevate, cui corrispondono diversi habitat, hanno fortemente condizionato, e tuttora condizionano, l'insediamento umano e produttivo. Il paese, a suo tempo definito la ''tomba dell'uomo bianco'', soltanto dopo gli anni Cinquanta è stato oggetto di attenzione per le opportunità economiche offerte dalla ricchezza del sottosuolo. L'economia, comunque, ristagna in una pesante arretratezza; secondo la Banca mondiale il prodotto interno lordo pro capite è inferiore ai 200 dollari; la speranza di vita alla nascita è di poco superiore ai 40 anni e gli analfabeti rappresentano il 70% della popolazione.
L'agricoltura, che occupa il 61% della popolazione attiva e contribuisce al 35,3% del prodotto nazionale lordo, viene sostenuta dagli organi governativi tramite un Dipartimento commerciale, che vigila sui prezzi della produzione e distribuisce aiuti tecnici. La principale coltura è il riso (che assorbe l'85% degli addetti al settore ma soddisfa appena il 90% del fabbisogno interno), coltivato nella fascia costiera bonificata: sui 357.000 ha di terreno disponibile la produzione annua non riesce a superare i 4,2 milioni di q (1992). Tra le colture alimentari vanno ricordati manioca (900.000 q), miglio (220.000 q) e sorgo (220.000 q), mais (110.000 q), batate (110.000 q), agrumi (700.000 q), arachidi (210.000 q), pomodori (210.000 q). Sono destinati all'esportazione il caffè (250.000 q), il cacao (240.000 q) e le noci di palma (350.000 q). L'allevamento praticato dai Peul nella sezione continentale del paese, dominio della savana, conta su un patrimonio minimo: 333.000 capi di bovini, 427.000 tra ovini e caprini, 52.000 suini e 6 milioni di volatili.
Dalla foresta pluviale originaria dell'area sud-orientale del paese che copre il 29% del territorio nazionale si estraggono annualmente 3 milioni di m3 di legname. La pesca, che viene praticata soprattutto nella fascia costiera settentrionale, fornisce circa 50.000 t di prodotto annuo.
L'attività estrattiva, che contribuisce al 9,5% del prodotto nazionale lordo (1990-91), è prevalentemente centrata sui diamanti di Kono, Kenema, Bo e Tongo (100.000 carati nel 1990), che vengono lavorati nella capitale, anche se la produzione è in continua diminuzione a causa dell'esaurirsi dei principali giacimenti. Seguono platino e cromite, estratti presso Hargha; bauxite, estratta a Mokanji Hills, a Kambia e a Port Loko (1,3 milioni di t nel 1991); rutilo, materiale importante per l'industria missilistica, estratto a Shenge e presso Gbangbama (144.284 t nel 1990); e sale. Alla fine degli anni Settanta è stata sospesa l'estrazione del ferro a causa di alcune difficoltà tecniche nonché della discesa dei prezzi del metallo verificatisi sul mercato internazionale.
L'industria manifatturiera è modesta ed è indirizzata alla lavorazione dei prodotti agricoli (oleifici e mulini) e forestali (localizzati a Kenama, Hangha e Panguma). Presso la capitale, a Kissy, vi è una raffineria per il petrolio. Sotto il profilo energetico la produzione si attesta intorno ai 224 milioni di kWh (1990), mentre la potenza installata è di 126.000 kW.
I trasporti utilizzano 7500 km di strade prevalentemente asfaltate; la rete ferroviaria è poco sviluppata (597 km), è tuttora a scartamento ridotto e richiede una radicale opera di ammodernamento. Scarsa la navigazione fluviale, che risulta praticabile nelle aree interne per soli tre mesi l'anno (luglio-settembre). La capitale ospita l'unico aeroporto internazionale del paese e dispone di un buon porto commerciale (il maggiore della S. Leone).
La bilancia commerciale, dopo aver registrato un forte passivo nella prima metà degli anni Ottanta a causa del sempre più ridotto valore delle esportazioni conseguente alla flessione dei prezzi delle materie prime, minerarie e agricole sui mercati internazionali, ha conosciuto − negli anni recenti − un deciso miglioramento (anche se i valori continuano a essere negativi) grazie alla politica governativa di drastica riduzione delle importazioni.
Bibl.: R. Lewis, Sierra Leone. Un moderno ritratto, Milano-Varese 1966; L'Africa Nera, a cura di G. Cameri e G. Valussi, Torino 1988.
Storia. - Proclamato il partito unico con la Costituzione del 1978, ufficialmente per scongiurare gli inconvenienti del frazionismo tribale, la S.L. si diede un governo di coalizione. Non cessò però l'instabilità, generata fra l'altro dalle ricorrenti pratiche di malversazione economica, che vedevano coinvolti ministri e pubblici funzionari. Nel 1981 fu necessario ricorrere allo stato d'emergenza per far fronte a un vasto movimento di scioperi e di agitazione sociale. Le dimostrazioni di protesta si ripeterono ancora nel 1984 e nel 1985, soprattutto fra studenti e professori. Il presidente S. Stevens, al potere dal 1968, decise nel 1985 di ritirarsi (morì il 29 maggio 1989) e, frustrando le attese dei due suoi vice, scelse come successore il gen. J.S. Momoh, che fu indicato all'unanimità come candidato alla presidenza dall'All-People's Congress (APC). Momoh fu eletto presidente nell'ottobre 1985 a suffragio universale e prese possesso della carica in novembre. La S.L. procedeva così a una specie di passaggio concordato dei poteri all'esercito, benché Momoh, pur mantenendo la condizione e i gradi di militare, formasse un governo tutto di civili. Le successive elezioni parlamentari si svolsero nel 1986: per i 105 seggi in palio concorsero 335 candidati, tutti dell'APC, il partito unico. Nel 1987 fu denunciato un tentativo di colpo di stato, attribuito all'alta direzione del primo vice-presidente, F. Minah, condannato a morte insieme ad altri congiurati. La corruzione fu elevata a reato penale nel quadro di un programma di risanamento economico e finanziario, che non diede tuttavia immediatamente risultati concreti; le misure di austerità e per l'aumento della produttività fecero lievitare i prezzi suscitando continui sussulti di protesta. Fedele alla politica del non-allineamento, la S.L. rafforzava intanto le relazioni con i paesi vicini, concludendo un accordo di cooperazione e non aggressione a tre con Guinea e Liberia nel 1986 e firmando, sempre nel 1986, una serie di accordi economici e culturali con la Nigeria.
Nel 1991 Momoh, inaspettatamente, abbandonò la politica sempre difesa del partito unico, introdusse una nuova Costituzione che riconosceva il multipartitismo e indisse elezioni libere, ma la transizione fu bruscamente interrotta il 30 aprile 1992 da un colpo di stato di giovani ufficiali capeggiati dal cap. V.E.M. Strasser. Tutta l'attività politica venne sospesa. Il potere fu concentrato in un Consiglio supremo dello stato e in un Consiglio di segretari di stato con civili e militari. Secondo un impegno preso formalmente da Strasser nel 1993, è previsto il ripristino di un governo democratico e pluralista entro tre anni. Dal 1991 è attivo un movimento di guerriglia che fa capo al Revolutionary United Front (RUF), che sarebbe collegato con una delle fazioni della guerra in corso nella vicina Liberia.
Bibl.: C. Fyfe, A history of Sierra Leone, Londra 1962; A. Arthur, Topics in Sierra Leone history, Freetown 1977; T. Airey, Feeder roads and development in Africa: the case of Sierra Leone, Swansea 1984; L. Buscher, Rural development. The case of southern Sierra Leone, Amburgo 1984; S. Stevens, What life has taught me, Londra 1984; E.D.A. Turay, A. Abraham, The Sierra Leone army: A century of history, ivi 1988.