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SIFILIDE

di Giacomo SANTORI - Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
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SIFILIDE (XXXI, p. 733: App. II, 11, p. 824)

Giacomo SANTORI

L'elemento più importante nel campo della sifilografia è rappresentato, nel decennio 1948-58, dall'affermarsi della terapia penicillinica, che per unanime riconoscimento degli studiosi costituisce il mezzo più valido per combattere la sifilide.

A differenza di altri microrganismi, il treponema conserva una elevata sensibilità di fronte alla penicillina, la quale del resto non è il solo antibiotico che sia dotato di proprietà antiluetiche, poiché tutte le tetracicline dimostrano una notevole efficacia nella cura della sifilide. Degli antichi medicamenti soprattutto il bismuto è ancora utilizzato con una certa larghezza, specie in Europa, mentre gli arsenobenzoli ed il mercurio vengono ormai adoperati molto più raramente.

Il largo uso della penicillina e il suo impiego sistematico in alcune regioni dove la s. presenta carattere endemico, hanno nettamente ridotto, in tutto il mondo, la diffusione della malattia sebbene, per ragioni non sempre facili a determinarsi, si sia osservata in molti paesi e in particolare in Italia, una progressiva ripresa nella frequenzadelle nuove infezioni, a partire dal 1955 (v. anche veneree, malattie in, questa Appendice.).

Ciò che comunque va sottolineato è che oggi la s., contrariamente ad un'opinione ancora molto radicata tra medici e profani, rappresenta una malattia ben curabile e, specie per le forme recenti, completamente guaribile. Anche le forme più antiche della malattia risentono l'efficacia delle cure specifiche, ma è chiaro che là dove si sono costituite lesioni più o meno gravi a carico degli organi interni e in particolare del sistema nervoso, non basta debellare l'infezione per ottenere il ripristino anatomico e funzionale di un tessuto alterato o distrutto.

Va segnalato inoltre il grave pericolo rappresentato dalle cure inadeguate ed insufficienti. La deplorevole abitudine di trattare lesioni di natura sospetta con polveri o pomate alla penicillina, ovvero di adoperare l'antibiotico per via interna con dosi sufficienti a far regredire la manifestazione clinica, ma non a guarire la malattia, fa sì che questa in molti casi non venga tempestivamente riconosciuta e passi allo stato latente, con tutte le nefaste conseguenze, vicine o lontane, che possono derivarne. Molto opportuna appare pertanto la ricerca sistematica della s. anche in soggetti apparentemente sani, e ciò specie in occasione di stati morbosi diversi, come pure all'atto dell'assunzione al lavoro, durante il servizio militare, prima del matrimonio e così via.

Efficacissima è la cura penicillinica in gravidanza, per prevenire l'insorgenza della malattia nei figli di donne luetiche; anche la s. congenita è oggi pertanto divenuta più rara, senza contare che le nuove acquisizioni sulle diverse cause morbose capaci di provocare alterazioni dell'embrione e del feto hanno permesso di staccare dal capitolo della s. congenita varî quadri morbosi un tempo erroneamente attribuiti a tale affezione.

A questo processo di chiarificazione, come pure alla possibilità di emettere un giudizio sulla guarigione dell'infezione luetica, hanno grandemente contribuito i progressi compiuti nel campo delle reazioni sierologiche per la diagnosi di sifilide.

Va qui citata soprattutto la reazione di Nelson-Mayer o T. I. T. (Treponema Immobilisation Test) che costituisce un mezzo di indagine estremamente sensibile ed altamente specifico, basato sulla proprietà presentata dal siero dei luetici di inibire la caratteristica mobilità dei treponemi viventi. La reazione richiede un'attrezzatura tecnica delicata e complessa, per cui può essere praticata solo da personale specializzato, ma, se ben eseguita, rappresenta un valido sussidio diagnostico tanto che la sua negatività, eccetto che nella fase iniziale della malattia, ha una notevole importanza per escludere la sifilide o per affermarne la guarigione.

Bibl.: E. Ciambellotti e G. Manganotti, Sifilide, infezioni veneree e malattie dei genitali esterni, Napoli 1956; E. H. Hudson, Non-venereal syphilis, Edimburgo 1958; G. Vitetti e V. Menichella, La sifilide congenita, Relazione al III Convegno Medico Ist. Prov. Assist. Infanzia, Napoli 1955.

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Tag
  • TETRACICLINE
  • PENICILLINA
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