SIGFRIDO (ted. Siegfried o Sigfrid; antico ted. Sigufrid; antico nord. Sigurd, che però corrisponderebbe al ted. Siegwart)
È la più importante figura della leggenda eroica germanica, le cui gesta formano oggetto dei più cospicui monumenti letterarî dell'epica popolare. Di origine certamente antichissima e forse, nel suo nucleo, nata già in epoca pregermanica, è da considerarsi figurazione puramente mitica. Sono quindi da escludere le interpretazioni che vorrebbero fare di S. una forma ipostatica di qualche divinità (Wodan o Balder o Freyr), o quelle che ravvisano in lui, evemeristicamente, la trasfigurazione di qualche eroe germanico dei primi secoli dell'era cristiana (Arminio o Sigiberto I d'Austrasia o altri ancora).
La leggenda mitica di S. si sviluppò in leggenda eroica e si fuse nel secolo V con la leggenda storica dei Burgundi, presso i Franchi renani, che dei Burgundi furono gl'immediati successori in quelle sedi, e passò quindi nel settentrione d'Europa, ove prese altri elementi e caratteri particolari. Essa ci è stata conservata in due forme, la nordica e la tedesca. Secondo la prima, documentata nelle canzoni dell'Edda e nella Volsungasaga, mantenutasi più fedele alla concezione originaria e nella quale abbondano gli elementi soprannaturali, S. è figlio di Sigmund, della stirpe dei Volsungi che discende da Odino e della quale si narrano per esteso i drammatici destini. Straordinariamente bello e forte, con in sé qualche cosa di fatale e di predestinato, S. cresce sotto la guida del nano Regin (o Mimir) e da giovine, con l'arma invincibile foggiatagli coi pezzi della spada paterna, compie una serie di ardue imprese, fra cui l'uccisione del drago Fafnir e il conseguente acquisto, oltre che dell'invulnerabilità, di un tesoro inaudito, su cui pesa una maledizione irrevocabile, e, avvenimento centrale e capitale della leggenda, la liberazione di una valchiria (Brunilde) condannata da Odino a dormire sopra un monte circondato di alte fiamme. Venuto, poi, alla corte dei Burgundi, S., in compenso della mano di Gudrun (nella forma ted.: Crimilde), sorella di Gunnar, aiuta costui a ottenere mediante un inganno la mano di Brunilde, la quale però, amando S., e conosciuto l'inganno, si vendica facendo uccidere S. a tradimento da Guttorm (nella forma ted. da Hagen).
Nella redazione tedesca, conservataci specialmente nel Nibelungenlied, la leggenda ha perduto in gran parte i suoi motivi soprannaturali, e lo stesso S. è uscito quasi del tutto dalla sfera del mito: non vi è più traccia alcuna delle gesta degli antenati, e solo rimangono brevi allusioni alle sue imprese giovanili e oscuri accenni al risveglio della valchiria. Alcuni di tali elementi riappaiono però nel Seyfriedslied, conservatoci in redazioni del sec. XVI, ma contenente tradizioni franco-renane, e anche, con varianti indipendenti e fiabesche, nella Thidreksaga, composta in Norvegia verso il 1250, ma in base a racconti e a tradizioni bassotedesche. V. anche nibelungi.
Bibl.: K. Steiger, Die verschiedenen Gestaltungen der Siegfriedsage, Lipsia 1873; O. L. Jriczek, Deutsche Heldensagen, Strasburgo 1906; B. Symons, Germanische Heldensage, ivi 1905.