TRECCHI, Sigismondo
– Nacque a Cremona il 10 dicembre 1780 dal barone Giacomo e da Marianna Mednyansky, nobildonna ungherese figlia di un tenente maresciallo dell’esercito austriaco.
I Trecchi, marchesi e poi baroni originari di Milano, nel XV secolo si erano stabiliti a Cremona. Giacomo, nato nel 1740, era l’ultimo discendente di un ramo cadetto della famiglia: eletto decurione nel 1769, dal 1774 era stato intendente a Pavia e poi a Como, quindi a Cremona. Un anno dopo la nascita di Sigismondo si trasferì a Milano dove servì la Casa d’Austria come sostituto dell’intendente generale di Finanza e presentò con successo domanda per la nomina a ciambellano imperiale.
Sigismondo e la sorella Fulvia, nata nel 1776, crebbero in una grande casa in corsia del Giardino n. 1162, simbolo del prestigio raggiunto dalla famiglia i cui interessi terrieri nel Cremonese, soprattutto nel feudo di Maleo, erano curati dal cugino Manfredo IV Gaspare. All’arrivo dei francesi nel 1796, le proprietà furono colpite da requisizioni e prelievi forzosi: inutili i reclami del barone Giacomo, che venne mantenuto nelle sue funzioni ma, fedele all’Austria, rifiutò la carica di ministro delle Finanze offertagli dal governo cisalpino. Probabilmente educato in casa, in mancanza di tracce della sua frequentazione dei principali licei cittadini, un primo segnale degli interessi maturati dal giovane Sigismondo fu la richiesta avanzata il 26 giugno 1802 a Francesco Melzi d’Eril per essere accolto nel servizio diplomatico della Repubblica Italiana: «Il bisogno d’impiegare il mio tempo e il desiderio di farlo utilmente al bene pubblico mi move a chiedere un Impiego compatibile colle mie capacità, e particolarmente nella Diplomazia, mentre il doversi allontanare dalla Patria riterrà molti dal competermelo, e mi sarà più facile l’ottenerlo. Essendomi sempre proposto d’intraprendere questa carriera, io mi sono dato allo studio delle lingue Tedesca e Francese» (Archivio di Stato di Milano, Archivio Marescalchi, b. 18). L’ampia disponibilità di mezzi, il desiderio di viaggiare e la propensione per le lingue straniere marcarono così precocemente la sua personalità, accomunandolo ad altri giovani nobili della penisola, come il toscano Gino Capponi, di cui sarebbe divenuto amico e corrispondente. Inserito nell’organico della divisione parigina del ministero degli Esteri della Repubblica, poi del Regno italico, dal 1802 al 1806 Trecchi vi svolse la funzione di addetto ai passaporti e alle cartes de sȗreté, dovendo poi rientrare a Milano a causa della morte del padre, nella necessità di seguire gli affari di famiglia. Fu questo l’impegno negli anni seguenti, soprattutto tra il 1813 e il 1814, quando le proprietà tra Lodi e Cremona tornarono a subire requisizioni e alloggiamenti forzati di truppe dell’esercito italo-francese, prima, di quello austriaco poi.
Nel concitato aprile del 1814 in cui si consumò a Milano la caduta del Regno d’Italia, Trecchi divenne protagonista di una delle tre missioni presso le potenze alleate inviate dalla Reggenza di governo all’indomani della tragica giornata del 20 aprile, segnata dall’eccidio del ministro delle Finanze Giuseppe Prina. Il suo sentimento filoinglese, spesso dissimulato come anglomania estetica, e la conoscenza della lingua lo destinarono alla missione presso lord William Bentinck a Genova, da dove tornò a Milano accompagnato dal tenente generale Charles MacFarlane, inviato a sondare la consistenza dei sentimenti antiaustriaci nella ex capitale, e a raccogliere le istanze dei gruppi favorevoli a un’indipendenza della Lombardia sotto la protezione inglese. Questi dovette, tuttavia, presto constatare che ogni soluzione alternativa al ritorno dell’Austria era impraticabile, dato che Vienna controllava ormai militarmente i territori dell’ex Regno.
Nei primi anni del restaurato governo austriaco Trecchi si dedicò ai viaggi, con lunghi soggiorni a Parigi e Londra, tali da insospettire le autorità di polizia e di governo, che segnalarono all’ambasciatore austriaco a Londra, principe Esterházy, «le Baron Trecchi, d’une très bonne famille milanaise», come un individuo «gangrené de l’ésprit d’independance qui anime beaucoup d’Italiens dans ce moment voyageant dans en Angleterre» (Archivio di Stato di Milano, Processi politici, b. 91, 20 marzo 1816), chiedendo di sorvegliarne movimenti e frequentazioni. Nel settembre del 1816 Trecchi preparò l’arrivo a Londra dell’amico Ugo Foscolo, che aveva già più volte soccorso finanziariamente, mettendolo in contatto con Giuseppe Binda, segretario e bibliotecario di lord Henry Holland. Curioso osservatore delle vicende politiche e dei progressi tecnici in Inghilterra e in Francia, Trecchi ne informava gli amici a Milano, tra i quali Federico Confalonieri e il gruppo che tra il 1818 e il 1819 dette vita al Conciliatore e animò iniziative civiche, come le scuole di mutuo insegnamento – sostenute anche dalla sorella Fulvia, moglie del facoltoso banchiere Tomaso Nava, anch’ella di orientamento liberale e antiaustriaco – e il progetto per il Bazar, polo commerciale vicino alla Scala, delle cui azioni fu sottoscrittore.
Alternando soggiorni all’estero con viaggi nella penisola italiana, a Genova, Livorno, Firenze e Bologna, anche in compagnia degli amici Confalonieri e Giuseppe Pecchio, nel biennio 1820-21 Trecchi frequentò circoli liberali che lo esposero a una strettissima sorveglianza fino all’arresto, il 14 dicembre 1821, il giorno dopo quello di Confalonieri. Mentre il tenore della corrispondenza sequestratagli e le amicizie con i cosiddetti liberali venivano mitigati dall’apparenza più del giovane di mondo che dell’attivo cospiratore, gli inquirenti si concentrarono sul suo acquisto dei beni di Pecchio, coinvolto nei moti in Piemonte e quindi profugo, ritenendolo fatto al solo scopo di sottrarre i beni dell’amico alla confisca prevista per i compromessi politici riparati all’estero. Sottoposto a lunghi interrogatori, riuscì a difendere con efficacia le proprie azioni e, in mancanza di prove consistenti, il 28 dicembre venne rilasciato tra il disappunto delle autorità austriache e le felicitazioni degli ambienti liberali milanesi. Arrestato nuovamente il 6 luglio 1822 nella sua abitazione di via Bigli e condotto nelle carceri di Porta Nuova, fu interrogato a lungo dal giudice Antonio Salvotti per ricostruire i movimenti delle sue sostanze e chiarire l’affaire Pecchio. Sapendo l’amico in salvo all’estero, Trecchi lo descrisse come una testa calda favorevole alla costituzione e al nuovo ordine di cose, e cercò anche di ridimensionare il ruolo di Confalonieri e il proprio alla vigilia dei fatti del marzo del 1821. Chiesto invano il 3 gennaio 1823 un confronto diretto proprio con Confalonieri, nonostante la sua evidente profonda vicinanza al milieu liberale milanese, la mancanza di prove legali a suo carico portò alla scarcerazione. I giudici furono peraltro convinti, forse ad arte, che la sua indole non lo rendesse credibile come «membro attivo di una cospirazione» (Archivio di Stato di Milano, Processi politici, b. 88, 20 febbraio 1823).
Sottoposto a continua sorveglianza negli anni seguenti, nel 1838 gli fu concesso di recarsi per pochi giorni nel Ducato di Parma e Piacenza per affari, finché lo stesso Klemens von Metternich, in visita a Milano per l’incoronazione di Ferdinando I, favorì l’allentamento del divieto ai viaggi per un uomo dell’età di Trecchi. Negli anni Quaranta poté così tornare a vivere tra Parigi e Londra, sempre in contatto epistolare con gli amici Confalonieri e Alessandro Manzoni, del quale curava a Parigi lo smercio delle opere presso il libraio Baudry, mentre gli procurava i testi desiderati presso i librai londinesi. Colpito da una malattia nervosa, fece brevi ritorni in Italia per interessarsi di migliorie nelle proprie terre. Nel maggio del 1849 a Milano gli fece visita il nipote Gaspare, del ramo primogenito della famiglia, futuro garibaldino.
Morì a Milano il 21 agosto 1850, convertitosi grazie all’influenza di Manzoni, e fu sepolto nel cimitero di Porta Comasina.
Morta il 28 marzo 1842 la sorella Fulvia, con lui si estinse il ramo cadetto della famiglia.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Cremona, Archivio Trecchi; Archivio di Stato di Milano, Araldica, p. a., bb. 30, 125; Archivio Marescalchi, b. 18; Archivio Testi, b. 339; Autografi, b. 174 (tre lettere a lui indirizzate da Ugo Foscolo, 3 marzo, 2 maggio e 30 giugno 1821); Processi politici, ad nomen; Presidenza di governo, bb. 107, 223; Milano, Archivio storico civico, Famiglie, b. 1501, f. Trecchi; Carteggio del Conte Federico Confalonieri, a cura di G. Gallavresi, I, Milano 1910, p. 100, II, 1911, pp. 85-87, 159 s., 370, 424, III, 1913, pp. 969, 1070; I Costituti di Federico Confalonieri, a cura di F. Salata, I, Bologna 1940, pp. 3-18; Epistolario di Ugo Foscolo, I-IV, a cura di P. Carli, Firenze 1949-1954, ad indices; A. Manzoni, Tutte le lettere, a cura di C. Arieti, II, Milano 1986, pp. 83, 252, III, p. 1216.
Cristina di Belgioioso, Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent’anni e delle cagioni del difetto d’energia dei Lombardi, Parigi 1847, pp. 38 s.; C. Cantù, Ugo Foscolo. Paralipomeni, in Archivio storico lombardo, III (1876), pp. 92 s.; Lettere di Gino Capponi e di altri a lui, raccolte e pubblicate da A. Carraresi, V-VI, Firenze 1882, ad ind.; S. Stampa, Alessandro Manzoni, la sua famiglia e i suoi amici. Appunti e memorie, Milano 1885, ad ind.; A. Bertoldi, Prose critiche di storia e d’arte, Firenze 1900, pp. 121 s..; F. Lemmi, La restaurazione austriaca a Milano nel 1814, con appendice di documenti, Bologna 1902, pp. 400 e 406; G. Gallavresi, La rivoluzione lombarda del 1814 e la politica inglese..., in Archivio storico lombardo, 1909, vol. 11, n. 21, pp. 97-166; G. Chiarini, La vita di Ugo Foscolo, Firenze 1910, pp. 297, 301-303; Elenchi di compromessi o sospettati politici (1820-1822), a cura di A. Alberti, Roma 1936, p. 87; D. Biandrà Trecchi, Milano e gli inglesi nel 1814. La missione del barone Trecchi, in Rassegna storica del Risorgimento, XXIV (1937), 4, pp. 521-554; R.J. Rath, The fall of the Napoleonic kingdom of Italy (1814), New York 1941, ad ind.; F. Soldi, Risorgimento cremonese, Cremona 1963, ad ind.; F. Arese, Patrizi, nobili e ricchi borghesi del Dipartimento d’Olona secondo il fisco della I Repubblica Cisalpina, 1797-1799, in Archivio storico lombardo, CI (1975), pp. 93-159 (in partic. p. 129); Processi politici del Senato lombardo-veneto, 1815-1851, a cura di A. Grandi, Roma 1976, ad ind.; A. Arisi Rota, Diplomazia nell’Italia napoleonica. Il ministero delle Relazioni estere dalla Repubblica al Regno (1802-1814), Milano 1998, ad ind.; Ead., Contributo per una biografia di S. T. (1780-1850), in Rassegna storica del Risorgimento, LXXXVI (1999), 4, pp. 519-550; Ead., «Dare un ordine alle mie cose». Esuli e deportati lombardi tra perdita materiale e difesa del patrimonio (1821-1848), in Mélanges de l’Ecole française de Rome, CXXIX (2017), 2, pp. 325-336.