SIGUENZA
SIGÜENZA (Segontia, Saguntia nei docc. medievali)
Città della Spagna centrosettentrionale (prov. Guadalajara), situata nella vallata del fiume Henares, sui contrafforti delle regioni montuose del Sistema iberico, vicino alle comarche dell'Alcarria e di Medinaceli, nell'Estremadura castigliana.I primi dati relativi a S. risalgono ai secc. 6° e 7°: nel 589 il vescovo Protogene partecipò al terzo concilio di Toledo e ne firmò gli atti con priorità rispetto a sette vescovi, fatto che sembra presupporre una maggior antichità della sede di S. (Flórez, 1747-1755, VIII, pp. 118-133; Vives, 1963). A questo periodo potrebbero corrispondere i resti di una chiesa di epoca visigotica, riportati alla luce nel corso di lavori nella città e noti attraverso testimonianze orali (Muñoz Párraga, 1987).Durante la dominazione musulmana, nonostante la scarsezza di dati disponibili, sembra logico supporre che si fosse mantenuta la comunità cristiana e ciò è confermato dalla menzione di un certo vescovo Sisemundo nell'851 (Flórez, 1747-1755, III, p. 127). Per quanto riguarda la morfologia urbana di quest'epoca, anche in base a un documento oggi perduto, sembra che, seguendo le norme arabe, S. fosse costituita da due nuclei di popolazione: la madīna intorno al castello musulmano e un altro nucleo nella parte bassa della città, raggruppato intorno alla primitiva chiesa (Sardina, 1924).La città fu riconquistata da Alfonso VII di Castiglia (1104-1157) nel 1124, anno in cui prese possesso della sede episcopale l'arcivescovo di Toledo Bernardo di Agen, uno dei monaci cluniacensi sostenitori di s. Bernardo (Primera Crónica; Minguella y Arnedo, 1910-1913; Desfourneaux, 1949). Una serie di documenti datati tra il 1124 e il 1138 allude a donazioni reali destinate a una riedificazione della chiesa seguntina per opera del vescovo Bernardo. Esse potevano essere servite come base per un ipotetico inizio dei lavori della cattedrale, ipotesi che, dopo l'analisi strutturale dell'edificio attuale, dev'essere scartata completamente, poiché il termine 'riedificazione' va inteso esclusivamente in senso religioso o in ogni caso deve fare riferimento alla chiesa preesistente (Pérez Villamil, 1899; Minguella y Arnedo, 1910-1913; Sardina, 1924; Muñoz Párraga, 1987). D'altra parte, diversi diplomi, datati tra il 1138 e il 1146 (Sigüenza, Arch. de la Santa Iglesia Catedral de Sigüenza, Documentos Reales, 11-13), alludono alla continua protezione reale su questa sede, che venne dotata di un Capitolo di Canonici regolari di s. Agostino nel 1144 e ripopolata in due occasioni con cento abitanti, il che dimostra la modesta dimensione della città (Minguella y Arnedo, 1910-1913).Pedro de Leucate, anch'egli aquitano, occupò la sede come successore di Bernardo di Agen tra il 1152 e il 1156. Il suo episcopato, benché breve, fu di grande importanza, poiché in questi anni si ebbe un notevole incremento delle donazioni reali, indirizzate senza dubbio a procurare al Capitolo le risorse sufficienti per la costruzione della cattedrale (Minguella y Arnedo, 1910-1913). Speciale interesse presenta un diploma del 1156 in cui si accantonano alcune rendite fino al completamento delle absidi destinate a contenere gli altari e la croce della chiesa, indicazione che fornisce una traccia sul primitivo progetto della cattedrale, che avrebbe avuto un capocroce scalare con cinque absidi (Minguella y Arnedo, 1910-1913; Lambert, 1931; De Federico Fernández, 1954; Muñoz Párraga, 1987).Agli episcopati di Cerebrunus (1156-1166) e del suo successore Joscelino de Almeida (1168-1178) corrisponderebbero le prime fasi della costruzione della cattedrale seguntina e l'inizio dei cambiamenti del suo orientamento stilistico. L'analisi strutturale mostra, infatti, una netta distinzione tra la parte bassa dell'edificio, sostanzialmente romanica, e la parte alta, che si ispira all'architettura gotica del Nord della Francia (Lambert, 1931). Il progetto iniziato nella seconda metà del sec. 12° avrebbe adottato un capocroce scalare con cinque absidi parallele, precedute da campate rettilinee, un ampio transetto e tre navate separate da pilastri con colonne addossate. In questa prima fase romanica furono eretti gli archi ciechi della cappella maggiore, le parti basse dell'antistante campata rettilinea e il perimetro delle absidi laterali e del chiostro fino alle porte del Mercado, del Corralón e della Torre del Santisimo, nel muro orientale del transetto, in cui un chrismon con un'iscrizione illeggibile fornisce la data del 1169 (Pérez Villamil, 1899; Torres Balbás, 1946; Muñoz Párraga, 1987).Una seconda fase dei lavori, definita come protogotica, andrebbe dal 1170 al 1198; in essa si susseguirono varie botteghe che unirono tradizioni architettoniche della Linguadoca, presenti per es. nella cattedrale di Tarragona, e formule borgognoni e cistercensi legate al mondo anglonormanno. In questo momento, e parallelamente ai lavori della chiesa, si operò nel chiostro e nella primitiva sala capitolare, in cui si conservano alcune aperture a tutto sesto e un'arcaica volta a ogiva, mentre l'esterno presenta una cornice ad archetti che è stata messa in relazione con edifici galleghi e zamorani (Pita Andrade, 1953; 1954; Valle Pérez, 1984; Muñoz Párraga, 1987).Una seconda bottega lavorò in questi anni nel presbiterio della cattedrale, portando a termine la sopraelevazione del medesimo e utilizzando una copertura con volte a ogiva, più raffinata della precedente, che avrebbe poggiato su mensole. Il progetto doveva così prevedere una volta a quarto di sfera con nervature, simile a quella impiegata nei monasteri di Carboeiro (Pontevedra), Moreruela (Zamora) e della Oliva (Navarra), opere datate tutte tra il 1170 e gli inizi del 13° secolo. I supporti di ingresso al presbiterio, qualificati come ispanooccitani, presentano colonne doppie sul fronte, che sottolineano la struttura del pilastro e contribuiscono ad alleggerirlo. I paralleli più evidenti per questi supporti, accompagnati da archi a sesto acuto doppi e da volte a ogiva, si trovano a Matallana (Valladolid), mentre la decorazione dei capitelli, a foglie di acanto con perle, rinvia a modelli stilistici borgognoni presenti nella chiesa di Santiago a Carrión de los Condes (Palencia) e in San Vicente ad Ávila (Street, 1926; Lampérez y Romea, 1930; Lambert, 1931; Torres Balbás, 1946; 1952; Muñoz Párraga, 1987). Nello stesso tempo proseguirono i lavori nel transetto, dove si prevedeva una copertura con volte nervate poggiate su pennacchi angolari, secondo un progetto documentato nel muro orientale del braccio sud e che venne modificato con l'introduzione di colonnine, visibili nel muro laterale occidentale (Lambert, 1931; Muñoz Párraga, 1987). Nella fase finale dei lavori di questa campagna si cominciarono a costruire le navate laterali, nelle loro due campate più orientali, e si realizzarono il muro meridionale e quello settentrionale corrispondenti all'esterno di queste campate (Muñoz Párraga, 1987).Nel sec. 13° l'ascesa al seggio vescovile di Rodrigo Jiménez de Rada (1192-1221) - parente del vescovo Martín de Finojosa e membro di una famiglia legata a fondazioni importanti, come i monasteri di Santa María de Huerta (Soria) e di Las Huelgas (Burgos) o le cattedrali di Osma e Burgos - segnò l'introduzione di influenze del Nord della Francia molto vicine al Gotico classico. Durante il suo episcopato furono portate a termine la navata destra e le facciate meridionale e settentrionale del transetto, dove vennero utilizzate cornici ad archetti simili a quelle della sala capitolare. Si iniziò anche la terminazione occidentale, con tre porte, molto conservatrice per quanto riguarda la disposizione, e si concluse così il perimetro dell'edificio. Già nel secondo quarto del sec. 13° si intraprese il completamento dell'interno, sostituendo i supporti di ispirazione ispano-occitana con grandi sostegni cilindrici che servirono per le nuove volte costruite nelle navate laterali, edificate in questo momento, come quelle del presbiterio e del transetto (Muñoz Párraga, 1987).I lavori continuarono nel sec. 14° e intorno al 1320 si costruì la cappella di Santa Catalina e vennero innalzate le volte della nave centrale, mentre si lavorava al completamento della facciata occidentale. In questo secolo furono erette anche tre delle torri della chiesa, quelle situate nei bracci nord e sud del transetto e quella a S nella facciata occidentale (Minguella y Arnedo, 1910-1913; Muñoz Párraga, 1987).Gli ambienti della cattedrale continuarono a essere in costruzione nel sec. 15°, con l'aggiunta di numerose cappelle, la trasformazione del chiostro e, soprattutto, con la costruzione del presbiterio all'epoca del vescovo-cardinale Pedro González de Mendoza (1465-1497).Il cofanetto di s. Librada, conservato nell'omonima cappella, è un pezzo del sec. 14° importato dall'Italia, che presenta sui lati e sul coperchio figure molto rozze di sante a mezzo busto, affrontate e disposte a coppie, sotto frontoni. Nel suo interno furono trovate due tra le opere d'arte più famose custodite nella cattedrale seguntina. Si tratta di due dei cinquanta esempi conservati in tutto il mondo di tessuti di epoca almoravide; essi presentano una tecnica e uno stile di tradizione sasanide, a base di grandi medaglioni con cornici di perle, disposti in fila, che racchiudono animali affrontati o di spalle: grifoni nel primo e un'aquila con le ali spiegate nel secondo. Portati a S., secondo la tradizione, da Alfonso VII nel 1147, in occasione di una vittoria sugli Almoravidi e della conquista di Almería, sono molto simili a quelli conservati nel reliquiario di Quedlinburg (Domschatz der St. Servatius-Stiftskirche) e a un altro della chiesa di Sant Pere de Cercada (Gerona; Partearroyo, 1992).Tra gli edifici importanti di epoca medievale va ricordata la chiesa di San Vicente, cui si allude nella documentazione episcopale in diverse occasioni. Di epoca romanica e contemporanea alle prime fasi della cattedrale, presenta somiglianze con essa nelle soluzioni costruttive più modeste.
Bibl.:
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