LONGHI (Longo), Silla Giacomo
Figlio di Tommaso, nacque a Viggiù, presso Varese, molto probabilmente intorno al 1550. Va quasi certamente smentita l'ipotesi che lo vuole nato nel 1560 circa (Strinati, p. 421), visto che nel 1567 (quando avrebbe avuto sette anni) è documentato a Bologna, dove partecipò alle decorazioni scultoree delle porte laterali della cattedrale di S. Petronio, e tra il 1568 e il 1572 era a Nonantola, dove scolpì le otto formelle che ornano le quattro facce dell'arca di S. Silvestro nell'omonima chiesa. La sua abitazione di Viggiù, registrata nello Stato delle anime del 1574, risulta occupata da una tal Orsina Pusterla, vedova di settanta anni (Cassani et al., p. 81).
Dalla fine del 1572 al 1617, anno della sua morte, il L. risulta residente a Roma, salvo che intorno al 1581, periodo in cui è documentato a Napoli, nel 1587 e nel 1591, quando soggiornò a Firenze, dove aprì temporaneamente bottega.
A Roma possedeva due case, una in via Frattina, forse mai abitata (e spesso locata), e una con annessa bottega nei pressi di S. Biagio dei Catenari (ai Cesarini). L'abitazione del L. fu il luogo in cui si riunivano i viggiutesi presenti a Roma che afferivano alla Congregazione del Ss. Corpus Domini di Viggiù, nella quale egli ricoprì la carica di sottopriore dal 1598 al 1601.
Nel 1578 entrò a far parte della prestigiosa Accademia dei Virtuosi al Pantheon (insieme con i conterranei Martino Longhi il Vecchio e Nicolò Longhi); tra il 1596 e il 1605 fu membro dell'università dei marmorari; e dal 1597 fu ufficialmente ammesso nella Compagnia dei Ss. Quattro Coronati, nella quale fu eletto sindaco nel 1598 e camerlengo nel 1599.
Sicuramente fu membro dell'Accademia di S. Luca dal settembre 1608, data in cui risulta tassato dell'annuale quota da versare per gli scultori operanti in città (Roma, Arch. stor. dell'Accademia di S. Luca, vol. 42, c. 37v); ma benché i documenti dell'Accademia non menzionino il L. prima del 1608, non è improbabile un suo ingresso nell'Accademia già negli anni precedenti.
Non si hanno notizie sulla sua formazione in patria o altrove, ma è possibile ipotizzare che al suo arrivo a Roma gravitasse attorno all'architetto e scultore lombardo Giacomo Della Porta. Infatti uno dei suoi primi impegni fu la collaborazione con questo per l'esecuzione della fontana di piazza del Pantheon, ideata da Della Porta nel 1575. Dello stesso anno è il Tritone per la fontana di piazza del Popolo (ora in piazza Nicosia).
Scarse sono le notizie sull'attività del L. nell'ottavo e nono decennio del Cinquecento; certo è che dovette far parte della cospicua schiera di scultori (tra i quali P.P. Olivieri, F. Vacca, G.B. Della Porta) al servizio delle imprese sistine e dei quali è spesso difficile discernere le mani.
Nel 1595 scolpì per gli Altemps due Angeli (oggi acefali e mal conservati) che sostengono l'arma di Clemente VIII, posti sulla facciata dell'ingresso della loro vigna fuori porta del Popolo (dal 1927 è la facciata del palazzo della Tesoreria del Comune di Roma in Campidoglio); per la stessa famiglia realizzò il Busto di Marco Sittico Altemps, posto a coronamento del camino monumentale nella sala grande del palazzo Altemps, oltre ad alcune figure "all'antica" per ornamento di una fontana.
Risale al 1598 una quietanza del L. all'Arciconfraternita dei convalescenti e pellegrini per non meglio precisati lavori eseguiti in collaborazione con il fonditore Giacomo Lorenziano (Bertolotti, II, p. 112).
All'inizio del Seicento gli giunsero importanti incarichi pubblici: la statua e il rilievo dell'Aronne e uno dei nove Angeli per l'altare del Ss. Sacramento nel transetto di S. Giovanni in Laterano (1601); la statua del Cardinale Michele Bonelli per la tomba in S. Maria sopra Minerva, su progetto di Giacomo Della Porta (1604); un Angelo per la cappella Vettori (o degli Angeli) nella chiesa del Gesù; le statue di Clemente VIII e Paolo V per la cappella Paolina in S. Maria Maggiore (1608-12). Per queste ultime, non particolarmente apprezzate dal pontefice che le trovava mal proporzionate e poco rassomiglianti, fu previsto un intervento di rifacimento delle teste affidato a N. Cordier, che però non fu mai portato a termine per la sopraggiunta morte, nel 1612, dello scultore (le due teste rimasero nella sua bottega: Pressouyre, pp. 429 s.).
Analogamente ad altri scultori, il L. svolse perizie tecniche sui lavori altrui, come dimostra la stima che firmò nel 1600 per la cappella Caetani in S. Pudenziana.
All'attività scultorea del L. a Napoli, scarsamente documentata, sono attribuiti la Tomba di Caterina Orsini nella chiesa di S. Caterina a Formiello e il Monumento Villani nella cappella di S. Antonino da Firenze in S. Pietro Martire. Quest'ultimo viene riferito al 1602 circa; la data sarebbe perciò in contrasto con la presenza del L. in città, ipotizzata nell'anno 1581, salvo pensare a un successivo invio del materiale da Roma. Tra le opere erroneamente assegnate al L. sono le romane S. Brigida a S. Paolo fuori le Mura, che Baglione gli attribuì nelle Vite, ma che restituì a Stefano Maderno nelle Nove chiese, e S. Gregorio e S. Silvia al Celio, attribuite al L. dal conte de Caylus nel suo viaggio in Italia del 1714-15, ma che si sa invece essere di N. Cordier.
Il L. affiancò alla professione di scultore quella di restauratore di opere antiche che, insieme con quella di mercante, sembra essere stata la sua attività maggiormente perseguita, anche perché, con ogni probabilità, più remunerativa: per il restauro dei Dioscuri in Campidoglio percepì 1618,95 scudi (Pecchiai, p. 61).
Nel 1572 restaurò per il cardinale Ippolito d'Este una Minerva (Venturi); nel periodo fiorentino (1587, 1591) eseguì restauri per la famiglia de' Medici: in particolare intervenne sull'Ercole e Nesso, su una Venere, su una Venere con amorino, su un Esculapio, su un Paride, su un Ercole in lotta con un centauro (alcune di queste opere sono andate perdute, altre sono tra la Galleria degli Uffizi e Palazzo Pitti a Firenze); a Roma restaurò i Dioscuri in Campidoglio (1584-91), alcune delle statue poste sul palazzo dei Conservatori (1584, 1586), la colonna Antonina (tra il 1588 e il 1589), una non meglio precisata testa rinvenuta accanto all'arco di Costantino (1598: Corbo, p. 134); per la famiglia Altemps restaurò il Seneca morente (tra il 1599 e il 1601: oggi al Museo del Louvre), l'Atleta in riposo, l'Ercole seduto (quest'ultimo fu venduto agli Altemps dal L. stesso). Intervenne anche su un Angelo in Castel Sant'Angelo (ibid., p. 241), che potrebbe essere ravvisato nell'Arcangelo Michele che rinfodera la spada di Raffaello da Montelupo (1544 circa), sovrastante la mole Adriana sino al 1752.
Il L. morì a Roma nel 1617.
Nel testamento rogato il 30 luglio 1610, ma aperto il 6 maggio 1617, risulta che il L. era sposato con Bianca (non se ne conosce il cognome), da cui ebbe i figli Sebastiano, Giacomo e Paolo, e viene espressa la volontà del L. di essere sepolto nella chiesa di S. Maria in Aracoeli. Egli stabilì poi che alla moglie, la quale rimaneva usufruttuaria della casa di via Frattina, andassero tutti i beni mobili a eccezione dei ferri che appartenevano alla sua professione; istituì erede dei restanti beni mobili e immobili il figlio secondogenito Giacomo, il quale doveva però versare 15 scudi annui, finché fossero stati in vita, ai fratelli sacerdoti Sebastiano e Paolo: nel caso Giacomo fosse morto, l'erede dei suoi beni diveniva il cugino carnale Bartolomeo Longhi. Il L. consigliava inoltre che venisse fatto un inventario di tutti gli oggetti presenti nella sua bottega, che poteva essere conservata o venduta a discrezione degli eredi. Stabilì che si potesse recedere da tutte le sue compagnie d'affitto e che i soldi ricavati fossero reinvestiti in beni immobili, censi e monti; destinò le rendite annue derivate al figlio Giacomo, secondo i suoi bisogni (di costui non è nota la professione, ma si sa che nel 1600 faceva parte della Compagnia dei Ss. Quattro Coronati). Esecutori testamentari furono designati il compare Stefano Longhi e il cugino Ippolito Buzzi.
L'inventario della bottega del L. "posta alli Cesarini" fu stilato dallo scalpellino Stefano Longhi solo il 21 ag. 1618 (Fratarcangeli, 2003, p. 103). I motivi di questo ritardo non sono noti, ma certo l'esiguità degli strumenti di lavoro, delle opere, dei calchi inventariati nella bottega, una delle più attive in Roma, fa pensare che essa possa essere stata in parte precedentemente ceduta o venduta. Risultano alcune teste di marmo, pezzi di gambe, braccia e teste di cavalli in gesso, una testa di un Ercole Farnese, un piccolo Ercole senza testa, una mezza figura d'Antinoo in gesso, la schiena del Prigione di Michelangelo (con la specificazione di mano di Michelangelo).
Fonti e Bibl.: G. Celio, Memoria delli nomi dell'artefici delle pitture che sono in alcune chiese, facciate e palazzi di Roma (1638), a cura di E. Zocca, Milano 1967, p. 105; G. Baglione, Le nove chiese di Roma…, Roma 1639, pp. 59 s.; Id., Le vite… (1642), ed. anast., a cura di J. Hess - H. Röttgen, I, Città del Vaticano 1995, pp. 120 s.; F. Vacca, Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma. Scritte… nell'anno 1594, in Roma antica, a cura di F. Nardini, Roma 1704, n. 52; M. Missirini, Memorie della Romana Accademia di S. Luca, Roma 1823, p. 462; G. Montagnani, Storia dell'augusta badia di S. Silvestro di Nonantola, Modena 1838, p. 65; A. Bertolotti, Artisti lombardi a Roma nei secoli XV, XVI, XVII, Milano 1881, I, pp. 219-221; II, pp. 107, 112 s.; A. Venturi, Ricerche di antichità per Monte Giordano, Monte Cavallo e Tivoli nel secolo XVI, in Arch. stor. dell'arte, III (1890), p. 206; A.-C.-P. de Tubières comte de Caylus, Voyage d'Italie, 1714-1715, a cura di A.A. Pons, Paris 1914, p. 263; U. Donati, Artisti ticinesi a Roma, Bellinzona 1942, pp. 412, 419; P. Pecchiai, Il Campidoglio nel Cinquecento sulla scorta dei documenti, Roma 1950, pp. 58-61, 144; M.C. Dorati, Gli scultori della cappella Paolina di S. Maria Maggiore, in Commentari, XVIII (1967), 2-3, pp. 232, 249, 253-255, e passim; A.M. Corbo, Fonti per la storia artistica romana al tempo di Clemente VIII, Roma 1975, pp. 134, 241, e passim; B.G. Thompson Fischer, The sculpture of Valerio Cioli, 1529-1599, tesi di dottorato, University of Michigan 1976, University Microfilms Int., Ann Arbor, MI, 1979, p. 40; S. Pressouyre, Nicolas Cordier. Recherches sur lasculpture à Rome autour de 1600, Roma 1984, pp. 429 s., e passim; Nonantola: i restauri dell'abbazia, a cura di L. Serchia, Modena 1984, pp. 54, 107; G. Martines, S. L. e il restauro della colonna Antonina, in Roma e l'antico nell'arte e nella cultura del Cinquecento, a cura di M. Fagiolo, Roma 1985, pp. 179-209; Palazzo Altemps. Indagini per il restauro della fabbrica Riario, Soderini, Altemps, a cura di F. Scoppola, Roma 1987, passim; G. Cassani et al., La chiesa di S. Stefano (secc. XIII-XVI)…, Casciago 1992, p. 81; C. Strinati, La scultura a Roma nel Cinquecento, in D. Gallavotti Cavallero et al., L'arte a Roma nel secolo XVI, II, La pittura e la scultura, Bologna 1992, pp. 412, 421, 429, 432; P. Petraroia, La scultura tardomanieristica a Roma, in Roma di Sisto V. Le arti e la cultura, a cura di M.L. Madonna, Roma 1993, pp. 371-373; F. Capobianco, S. Pietro Martire, in Napoli sacra. Guida alle chiese della città: 9° itinerario, Napoli 1994, p. 568; Z. Wazbinski, Il cardinale Francesco Maria Del Monte, 1549-1626, II, Il "dossier" di lavoro di un prelato, Firenze 1994, passim; A. Bacchi, Scultura del '600 a Roma, Milano 1996, pp. 815 s.; R. Cassani - B. Galli - A. Trapletti, La chiesa del Rosario. Cinque secoli di vita, in La chiesa del Rosario, Induno Olona 1997, pp. 48 s.; M. Leonardo, Gli statuti dell'università dei marmorari a Roma: scultori e scalpellini (1406-1756), in Studi romani, XLV (1997), 3-4, pp. 296 s.; V. Saladino, Sculture antiche per la reggia di Pitti, in Magnificenza alla corte dei Medici (catal., Firenze), Milano 1997, pp. 310 s.; G. Martines, La colonna di Marco Aurelio o colonna Antonina, in Via del Corso. Una strada lunga 2000 anni (catal.), a cura di C. D'Onofrio, Roma 1999, pp. 120 s.; M. Fratarcangeli, Presenze "lombarde" a Roma (1555-1620). Committenti e maestranze dalla "regione dei laghi", tesi di dottorato, Università degli studi Roma Tre, 2000, pp. 315-318; V. Tiberia, La Compagnia di S. Giuseppe di Terrasanta nel XVI secolo, Galatina 2000, pp. 44, 139, e passim; A. Antinori, Su Onorio Longhi (1568-1619). La facciata d'ingresso del "giardino" Altemps. Una cronologia critica e un catalogo delle opere, in Quaderni del Dipartimento patrimonio architettonico e urbanistico, XI (2001), 21-22, pp. 46, 48 s., 54; E.B. Di Gioia, Le collezioni di scultura del Museo di Roma. Il Seicento, Roma 2002, p. 23; Il Michelangelo incognito: Alessandro Menganti e le arti a Bologna nell'età della Controriforma (catal., Bologna), a cura di A. Bacchi - S. Tumidei, Ferrara 2002, passim; I. Colucci, I Ss. Quattro Coronati nelle vicende artistiche della Confraternita dei marmorai, in Boll. dei Musei comunali di Roma, n.s., XVII (2003), p. 186; M. Fratarcangeli, Le maestranze d'arte provenienti dalla "regione dei laghi": presenze a Roma tra Cinquecento e Seicento, in Arte lombarda, 2003, n. 137, pp. 90, 102 s.; Tra villa Mondragone e palazzo Altemps: le residenze di un cardinale, a cura di M. De Angelis D'Ossat, Roma 2003, pp. 15, 25, 31; A.-Q. Gaviglia, L'histoire du Sénèque des collections Altemps puis Borghèse. Sa première restauration retrouvée, in Revue du Louvre, LIV (2004), 5, pp. 49-52; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIII, p. 358.