SILURO (App. II, 11, p. 828; III, 11, p. 742)
Il progresso del s., inteso come sistema d'arma, ha interessato negli ultimi 15-20 anni molteplici aspetti tra i quali fondamentalmente i criteri d'impiego e l'autoguida. Il mutamento dei criteri d'impiego del s. e l'avvento di nuove tecnologie hanno influito notevolmente sullo sviluppo di quest'arma che, rimasta quasi immutata dalla sua invenzione sino a poco dopo la seconda guerra mondiale, appare oggi come un congegno molto sofisticato, capace di varie e complesse prestazioni. Anche i criteri di classificazione del s. sono mutati di conseguenza, tenendo presenti gli obiettivì contro i quali ne è previsto l'impiego e altre caratteristiche particolari, fermo restando lo scopo finale dell'arma che è sempre quello di far esplodere una carica a contatto o in prossimità di un bersaglio navale (unità di superficie o subacquea).
Attualmente i s. vengono distinti in due categorie, a ciascuna delle quali corrispondono caratteristiche ben definite: s. leggeri e s. pesanti.
Il "s. leggero" ha peso e dimensioni ridotti (200 ÷ 300 kg, lunghezza 2 ÷ 3 m, diametro 250 ÷ 300 mm) e di conseguenza il peso della carica esplosiva e l'autonomia sono limitati. Il s. leggero è pertanto idoneo soltanto all'impiego contro sottomarini e dev'essere lanciato nella zona di accertata presenza del bersaglio. Può essere lanciato da aeromobili (aerei o elicotteri), da unità di superficie dotate di idonei tubi lanciasiluri e anche mediante missili vettori installati su unità di superficie o su sottomarini. Il s. leggero è dotato sempre di un sistema autonomo per la ricerca del bersaglio con una corsa programmata e per l'attacco automatico dello stesso in caso di acquisizione. La corsa programmata si estrinseca in figure evolutive geometriche tridimensionali intese a ottenere il massimo rendimento di ricerca.
Il "s. pesante" ha peso e dimensioni notevolmente superiori (800 ÷ 1500 kg, lunghezza 5 ÷ 7 m, diametro 450 ÷ 550 mm) e pertanto può disporre di alta autonomia e trasportare una carica esplosiva di peso tale da poter danneggiare gravemente anche unità di superficie di grosso tonnellaggio. Questo s. può quindi essere di tipo antisommergibile o antinave. Molte Marine impiegano siluri bivalenti (cioè con caratteristiche sia antinave sia antisom). Il s. pesante è l'arma classica dei sottomarini ma può anche essere impiegato da unità di superficie; non è previsto invece il suo impiego da aeromobili o con missili vettori. Anche il s. pesante è sempre dotato di un sistema autonomo per la ricerca del bersaglio con una corsa programmata e per l'attacco automatico dello stesso in caso di acquisizione, ma in aggiunta può essere dotato di un sistema di guida per il controllo a distanza operato dalla nave lanciante.
Dei vari sistemi sperimentati per la teleguida, l'unico che ha trovato pratica applicazione e che ha subìto in questi ultimi anni un sensibile sviluppo è quello della filoguida (fig.1). Il s. in questo caso è collegato durante tutta la corsa alla nave lanciante (sottomarino o unità di superficie) mediante un sottile cavetto elettrico che permette uno scambio reciproco di informazioni e messaggi; tale cavetto, avente diametro di 1 ÷ 2 mm e resistenza a trazione di oltre 10 kg, è costitnito da due conduttori di rame isolati con smalto e rivestiti di una guaina di plastica avente isolamento verso l'acqua di mare di oltre 1 MΩ. L'operatore della nave lanciante può quindi, sulla base di dati aggiornati sul bersaglio, inviare comandi al s. per variarne velocità, rotta, quota e altre caratteristiche di funzionamento e contemporaneamente riceve dal s. le risposte di conferma degli ordini eseguiti nonché informazioni sull'andamento delle più importanti funzioni del s. stesso. Il progresso tecnologico ha reso la filoguida non solo affidabile ma capace di autonomia almeno pari a quella energetica del s. (10 ÷ 30 km). Le unità navali che impiegano s. filoguidati devono necessariamente essere dotate di centrali di lancio molto complesse, idonee sia a calcolare prima e durante la corsa del s. il vettore del bersaglio nemico (cioè rilevamento, rotta e velocità) sulla base delle informazioni fornite dai sensori di bordo (ecogoniometro, idrofono, radar, periscopio, ecc.), sia a elaborare i dati forniti dal s. o i comandi inviati allo stesso. Ai vantaggi notevoli che offre il sistema di filoguida si contrappongono alcune limitazioni alla manovra dell'unità lanciante che naturalmente deve evitare d'interrompere il collegamento con il siluro.
Altre caratteristiche, oltre a quelle già dette, possono differenziare un s. da un altro (come per es., il tipo di propulsione, il tipo di autoguida, ecc.), ma queste sono comunque comuni sia alla classe dei s. leggeri che a quella dei s. pesanti. Di seguito ne indicheremo le principali.
Propulsione. - Può essere elettrica o termica. Entrambi i tipi di propulsione sono largamente applicati sia nei s. leggeri sia nei s. pesanti. Ciascun tipo offre svantaggi e vantaggi; la decisione di adottare l'uno o l'altro dipende quindi dalla valutazione di molti fattori a volte contrastanti e dal peso che a essi si vuol dare in rapporto al tipo d'impiego previsto.
La propulsione elettrica, superati gli accumulatori a Pb e a Cd-Ni, si è ora affermata con accumulatori Ag-Zn che alimentano un motore generalmente controrotante calettato direttamente sulle eliche (fig. 2). Normalmente la batteria di accumulatori (ricaricabile) trova impiego soltanto per i lanci da esercizio, mentre per i lanci in guerra il s. è dotato di una batteria primaria (pila), pronta all'uso mediante rapida attivazione, ma per ora impiegabile una sola volta. Altra soluzione adottata per l'alimentazione del motore elettrico del s. è quella che impiega batterie primarie (pile) a cloruro d'argento e magnesio, attivabili mediante acqua di mare. Questa soluzione è tuttavia applicabile soltanto ai s. lanciabili da aeromobile o da unità di superficie (generalmente leggeri). Il s. a propulsione elettrica è di più semplice realizzazione, quindi meno costoso; è inoltre meno rumoroso del s. termico e non lascia scia, con il vantaggio di essere quindi più difficilmente localizzabile da parte del bersaglio attaccato. La propulsione elettrica non consente tuttavia valori elevati di autonomia e di velocità del siluro. Quelli raggiunti attualmente con le batterie ad Ag-Zn appaiono difficilmente superabili senza passare a un nuovo tipo di propulsione (30 ÷ 35 nodi).
La propulsione termica, grazie anche all'adozione di nuovi propellenti (ossidante + combustibile) a elevata concentrazione di energia e di nuovi tipi di motori a elevate prestazioni (maggior potenza per unità di peso), consente l'ottenimento di autonomie più che doppie e di velocità superiori di circa un terzo, a parità di dimensioni del s., rispetto alla propulsione elettrica. Esiste la possibilità di propulsori termici a circuito chiuso che, oltre a fornire elevate concentrazioni di energia e di potenza, hanno il vantaggio di essere sufficientemente silenziosi e di essere praticamente insensibili alle variazioni di quota. Per contro, gl'impianti sono particolarmente complicati e di non facile manutenzione e impiego. Per questo motivo tale sistema è ancora oggetto di studio. I propulsori termici a circuito aperto, alla cui categoria appartengono tutti i motori dei s. termici impiegati nel corso dei due passati conflitti mondiali esclusivamente contro bersagli di superficie, sono gli apparati a più alta concentrazione di energia e più diffusamente impiegati, nonostante gli svantaggi non trascurabili di dare luogo a scarichi gassosi e di risentire delle variazioni di quota. In tali propulsori, i gas di combustione dopo aver lavorato in un motore primo devono essere scaricati in compressione all'esterno. L'apparato motore è in genere a pistoni, anziché a turbina, per i vantaggi, che esso offre, di un più basso consumo specifico e di una minore rumorosità alle alte frequenze (che comporta minori disturbi sulla testa acustica).
L'autoguida. - Delle varie forme di autoguida sperimentate nel passato, l'unica operativa è l'autoguida acustica in quanto a tutt'oggi l'energia sonora è quella di migliore propagazione in mare e che garantisce quindi le maggiori distanze di acquisizione dei bersagli, in modo sia passivo (rilievo del rumore prodotto dal bersaglio) sia attivo (metodo dell'eco). Il s. moderno è caratterizzato dall'essere la "testa acustica" il componente più complesso e sofisticato al quale sono devolute le maggiori attenzioni. All'autoguida si chiede un continuo miglioramento delle prestazioni che è peraltro sempre più arduo ottenere. Più che dalla distanza massima di acquisizione, l'efficacia di un sistema di autoguida si giudica dal potere di contro-contromisura e cioè dalla capacità di resistenza alle contromisure che la nave o il sommergibile attaccati mettono in atto sotto varie forme per vanificare l'attacco del siluro. Una delle contromisure più efficaci è la riduzione delle "dimensioni acustiche" del bersaglio, sia nel metodo passivo (diminuzione del rumore irradiato) sia nel metodo attivo (riduzione del potere riflettente). Ciò richiede un notevole impegno sia a livello di progetto sia a livello tecnologico per ridurre il rumore autoindotto (che è la parte del rumore proprio del s. che, ricevuto dalla testa acustica, interferisce con la ricezione di segnali utili) e incrementare la capacità del sistema acustico a trattare segnali di ampiezza sempre minore in presenza di rumore interferente. In questo contesto il profilo della testa del s. odierno è quello di minimo rumore autoindotto piuttosto che di massima penetrazione.
L'autoguida è dunque un sistema perfezionato e complesso che deve assolvere a parecchie funzioni che nell'insieme le conferiscono la capacità di reagire all'ostilità dell'ambiente (anomalie di propagazione e disturbo) e alle contromisure (disturbo e inganno). Per l'assolvimento di tali funzioni si può modernamente ricorrere a microcalcolatori programmati.
Difesa antisiluro. - In conseguenza delle aumentate capacità del s. a neutralizzare o quanto meno a ridurre l'efficacia delle contromisure è necessario sviluppare adeguatamente la difesa antisiluro. Questa sarà prevedibilmente inserita in un sistema complesso di "guerra acustica" che prevede da un lato l'avvistamento del s. con sensori acustici ad hoc e dall'altro la sua distruzione con siluro-antisiluro.