Agosti, Silvano
Regista e montatore cinematografico, nato a Brescia il 23 marzo 1938. La sua eclettica attività di uomo di cinema si inquadra nel clima culturale dei primi anni Settanta, quando si formò una generazione di cineasti (Marco Bellocchio, Alberto Grifi, Gianni Amico) che considerava il cinema elemento fondante dell'impegno politico. Nell'opera di A. si intrecciano finzione e documento politico-civile, con uno sguardo critico nei confronti dei pregiudizi borghesi e il tentativo di esprimere, fin dai primi film, il disagio individuale e sociale, la condizione dolorosa della marginalità, e di mostrare la brutalità delle istituzioni concentrazionarie (manicomio, carcere) e il carattere istituzionale della violenza del potere.
All'inizio degli anni Sessanta si stabilì a Roma e, dopo aver conseguito nel 1962 il diploma di regia presso il Centro sperimentale di cinematografia con il cortometraggio La veglia, si specializzò in montaggio seguendo a Mosca i corsi di cinema e studiando l'opera di Sergej M. Ejzenštejn. Rientrato in Italia, sceneggiò e realizzò il montaggio del film di Bellocchio I pugni in tasca (1965) sotto lo pseudonimo di Aurelio Mangiarotti. Nel 1967 girò il suo lungometraggio d'esordio, Il giardino delle delizie, che venne mutilato dalla censura, mentre nel 1968 firmò, come Alessandro Giselli, il montaggio di Grazie, zia di Salvatore Samperi. A partire dal 1968 A. divenne testimone partecipe delle lotte politiche di quegli anni filmando il movimento studentesco nel documentario Cinegiornali del movimento studentesco (1968), montando il documentario per la televisione Autunno caldo (1969), offrendo nel 1973 documenti della resistenza greca contro il regime dei 'colonnelli' con Altri seguiranno, prodotto dalla televisione svedese (che tagliò il finale), e raccontando la strategia della tensione in La strage di Brescia (1974). Nel 1972 aveva realizzato il thriller politico N.P. il segreto.
Con Bellocchio, Sandro Petraglia e Stefano Rulli, A. girò nel 1975 Matti da slegare, che proponeva una nuova interpretazione del rapporto cinema/verità e che vinse i premi FIPRESCI e OCIC al Festival di Berlino. Il film è rappresentativo della capacità di A. di usare l'occhio sensibile della macchina da presa e l'icasticità del taglio di montaggio per restituire il disagio della condizione umana. L'indagine, condotta presso l'ospedale psichiatrico di Colorno (Parma), è basata sul fondamentale lavoro 'antipsichiatrico' di Franco Basaglia, ispiratore della l. 13 maggio 1978 nr. 180 che determinò la chiusura in Italia dei manicomi; il tema verrà poi ripreso da A. nella ricostruzione biografica dell'avventura basagliana in La seconda ombra (2000).
Dopo aver realizzato Nel più alto dei cieli (1976) e, l'anno successivo, un'inchiesta televisiva, ancora con Bellocchio, Petraglia e Rulli, dal titolo La macchina cinema, da intelligente organizzatore culturale concretizzò la sua idea di distribuire il cinema d'autore e d'impegno, destinato altrimenti a restar fuori dai normali circuiti, con la creazione del cineclub Azzurro Scipioni (denominazione ispirata da Il pianeta azzurro di Franco Piavoli, prodotto dallo stesso A.), nel quartiere Prati di Roma, che divenne in breve un luogo d'incontro di cineasti e appassionati di cinema e un punto di riferimento per la diffusione della cultura cinematografica.
Con D'amore si vive (1983), una ricerca compiuta a Parma su sessualità e amore, e con Quartiere (1987), film sulle marginalità invisibili e i loro grandi gesti d'amore, il cinema di A. è diventato più istintivamente affettivo, mentre la sofferenza e la devianza sono state da lui raccontate ancora una volta nei video Frammenti di vite clandestine (1989) e Jolanda prima del silenzio (1992). Sono legati ai suoi consueti temi e basati sui romanzi da lui stesso scritti Uova di garofano (1991), L'uomo proiettile (1995) e La ragione pura (2001), mentre nel 1998, nel documentario televisivo Trent'anni di oblio 1968-1998, il regista aveva rintracciato il filo rosso di una memoria che tende sempre più a sfaldarsi.
S. Masi, Conversazione con Silvano Agosti, in S. Masi, Nel buio della moviola, L'Aquila 1985, pp. 249-58; Il cinema in esilio di Silvano Agosti, a cura di P. Masala e A. Macis, Roma 2000.