SILVANO (Silvanus)
Nome aggettivale in origine spettante a Fauno. Silvano non ha avuto mai culto pubblico né tempio né festa né sacerdozio, il che si spiega dato che il suo dominio sono le selve e la campagna dove protegge i campi e le greggi e i limiti delle proprietà. Come dio rustico è rappresentato con il falcetto e viene onorato presso i boschi o alberi o dimore rustiche e il sacrificio deve essere consumato sul posto con esclusione delle donne. Il suo culto, diffusissimo, era diventato domestico, in stretta relazione con quello dei Lari e dei Penati, e associato a varie divinità della terra e dei boschi: Ercole, Demetra, Diana, Sileno.
Durante l'impero la diffusione del culto aumentò ancora, incorporando divinità indigene e circondandosi di un corteggio di ninfe e di silvane, specialmente nell'Illirico (Dalmazia) dove la sua figura riceve un risalto speciale. Tale risalto si spiega data la natura boschiva della regione e può dipendere anche dall'avere questo dio preso il posto di una divinità silvestre indigena degl'Illirî, diffusa poi dalle legioni nelle altre regioni dell'impero (von Domaszewski). Silvano è assai diffuso anche nelle provincie danubiane.
Nella religione popolare, Silvano è mescolato al "semideum genus" di fauni, satiri, ninfe, sileni, pani, mentre nella speculazione dotta seriore viene considerato come divinità cosmica della materia primordiale (ϑεός ὑλικος), al quale poi è stato posto accanto un Silvanus Caelestis e un Silvanus Pantheus.
Nelle iscrizioni Silvano riceve i titoli agresti di Sanctus, Pater, Custos, Pecudifer, Lactifer, Glandifer, Pomifer, Cannabifer, Linifer, Silvester, Valentius, ecc.
Le iscrizioni stesse ci attestano la presenza in Roma di 10 sacelli a lui dedicati nelle regioni: V, presso le terme di Diocleziano; VI, sul Quirinale; VII, al collis hortorum; XII, presso le terme di Caracalla; XIII, presso San Saba e all'Emporio; XIV, nel Trastevere. N. Tu.
Iconografia. - Il dio è rappresentato in statue e rilievi, e in qualche pittura per lo più sotto i tratti di un vecchio vigoroso che dall'altro dio italico, Fauno, con cui ha molti tratti comuni, si distingue per gli attributi. È barbato e chiomato, incoronato di pino; veste solo una pelle caprina legata al collo, che sul petto, sostenuta dall'avambraccio sinistro, forma borsa ove sono raccolte frutta svariate; ha alti calzari da contadino. Nella destra ha un falcetto, nella sinistra un ramo d'albero per lo più di pino. Vicino a lui, presso un tronco d'albero, è un cane che alza il muso come in attesa di un suo cenno. Un'antica rappresentazione scolpita in legno esisteva in Roma sotto un fico presso il tempio di Saturno. Le immagini che di lui ci sono rimaste possono ascriversi a tre gruppi: a) quelle che, pur essendo di materiale diverso, ricordano la durezza del lavoro, rozzo e schematico in un ceppo di legno, delle più primitive. La figura è abbreviata in un busto del Museo Pio-Clementino, in cui solo una zampetta pendente sul petto rivela la natura di pelle in quel che sembra un mantello rotondo da campagnolo; b) immagini di arte greco-romana, in cui il primitivo tipo si ingentilisce assumendo un aspetto simile a quello di Ercole; c) immagini, in cui le caratteristiche di S. si fondono con quelle di altre divinità: per es., il dio accentua la sua natura agreste e bonaria, fondendosi col dio celtico con martello identificato con Diespiter, o si affina nell'immagine giovanile di Antinoo divinizzato.
Bibl.: G. Wissowa, Silvanus und Genossen, in Gesam. Abhandl. zur röm. Relig.-u. Stadtgeschichte, Monaco 1904; A. von Domaszewski, Silvanus auf latein. Inschriften, in Philologus, LXI (1902), p. 1, segg. riprodotto in Abhandlungen zur röm. Religion, Lipsia 1909, p. 58 segg.; A. Reifferscheid, Sulle immagini del dio Silvano e del dio Fauno, in Annali d. Instit., XXXVIII (1866), pp. 210-217; A. Hildt, in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. ant. gr. et rom., IV, ii, p. 1344 segg.; R. Peter, in Roscher, Lexikon, IV, col. 824 segg.; G. E. Rizzo, Antinoo-Silvano, in Ausonia, III (1908), pp. 1-17.