BALLARIN, Silvio
Nato a Zara il 29 luglio 1901 da Giambattista e da Giovanna Fattovich, conseguì nel 1924 la laurea in scienze matematiche presso l'università di Bologna. La solidità della sua preparazione scientifica e l'impegno manifestato nel campo della ricerca gli valsero la stima di F. Guarducci, che lo volle suo assistente presso la cattedra di geodesia nel 1925. Tale incarico fu confermato dal successore del Guarducci, P. Dore, del quale il B. fu collaboratore per circa vent'anni. Conseguita nel 1931 la libera docenza in geodesia applicativa, egli ottenne vari incarichi d'insegnamento: istituzioni matematiche presso la facoltà di scienze dell'università di Modena (anni accademici 1934-35 e 1935-36, incarico poi lasciato per partecipare alla campagna di ricerche gravimetriche in Africa orientale); matematica presso la facoltà di agraria dell'università di Bologna (dal 1939-40 al 1947-48); geofisica mineraria presso la facoltà di ingegneria della stessa università (dal 1943-44 al 1947-48).
Nonostante il valore e l'originalità delle sue pubblicazioni scientifiche, il B. fu penalizzato dall'assenza di concorsi a cattedra causata da una miope politica delle facoltà di ingegneria italiane che le portava a trascurare l'importanza di due materie come la geodesia e la topografia. Soltanto nel 1948 egli poté pertanto vincere il concorso bandito dall'Istituto idrografico della marina per la cattedra di astronomia e geodesia. Due anni più tardi fu chiamato alla cattedra di topografia e geodesia della facoltà di ingegneria dell'università di Pisa, ove ricoprì anche l'incarico, ad anni alterni, di geodesia e astronomia per il corso di Iprea in scienze matematiche.
Egli ottenne numerosi riconoscimenti: tra l'altro dal 1950 venne nominato socio corrispondente dell'Accademia ligure di scienze e lettere e membro ordinario della Commissione geodetica italiana; dal 1958 fu socio corrispondente e dal 1965 socio nazionale dell'Accademia dei Lincei.
Il B. morì a Pisa l'11 marzo 1969.
Egli ha lasciato numerose pubblicazioni sia di carattere sperimentale e operativo sia di più ampio respiro teorico. A parte alcune note di studio su apparati strumentali diversi, e altre relative a determinazioni di latitudine (come, ad esempio, Latitudine astronomica di Zara determinata nel 1930 con il metodo di Horrebow-Talcott, Pavia 1931), non è da trascurare il contributo apportato, dal 1952, allo studio delle variazioni annuali di strapiombo del campanile del duomo di Pisa, condotto con metodi geodetici (Un quarantennio di osservazioni di strapiombo sul campanile del duomo di Pisa, Pisa 1959). Alcune note riguardano problemi cartografici per il passaggio dalle coordinate geografiche alle coordinate gaussiane, e viceversa, in fusi di notevole ampiezza (Relazioni che intercorrono fra le corrispondenze relative all'ellissoide e alla sfera nella rappresentazione conforme di Gauss e loro impiego nella determinazione delle coordinate e della convergenza dei meridiani per fusi di notevole ampiezza, in Bollettino di geodesia e scienze affini, XII [1953], pp. 465-493), e il tracciamento sull'ellissoide di riferimento delle linee di posizione della navigazione iperbolica (Proprietà geometriche delle linee di posizione della navigazione iperbolica e loro tracciamento sull'ellissoide di riferimento, Genova 1951). Inoltre, per prospezione gravimetrica, effettuò diverse serie di determinazioni di gravità relativa, utilizzando apparati pendolari, nel 1928 a Padova e nell'Appennino tosco-emiliano (Determinazioni di gravità relativa eseguite nel 1928 a Padova, Bagni di Lucca, Borgo a Mozzano, Lucca, Boscolungo, Pieve Pelago, Barigazzo, Montefiorino, Castellarano, Scandiano, Prignano sul Secchia, Bologna 1931), nel 1929 in Sicilia (Errori medi di diciotto determinazioni di gravità relativa eseguite in Sicilia nel 1929 e notizie sull'andamento della campagna, in L'Universo, XXIII [1942], pp. 151-158), nel 1935-36 nella Valle Padana e nella zona apulo-lucana (Trentadue determinazioni di gravità relativa eseguite negli anni 1935-36, Bologna 1941), apportando un notevole contributo alla conoscenza della distribuzione della gravità in regioni ricche di forti e interessanti anomalie; per gli stessi scopi altre determinazioni furono eseguite negli anni 1936-38 nella Dancalia meridionale e nell'Hararino. Pubblicò anche varie note con trattazione teorica di argomenti diversi concernenti la prospezione (Isoanomale magnetiche relative ad una massa omogenea di forma parallelepipeda magnetizzata uniformemente dal campo magnetico terrestre, in Rivista geomineraria, IX [1948], pp. 1-31), che dimostrano un graduale ampliarsi del suo interesse agli argomenti specifici e generali della geofisica.
Il suo maggiore impegno, infatti, fu assorbito dalle ricerche sulle correzioni da apportare ai valori osservati della gravità a causa delle masse topografiche e di quelle compensanti, e alla valutazione delle componenti, in meridiano e nel primo verticale, della deflessione che subisce la verticale per le stesse cause. Il lavoro, diretto da G. Cassinis e da P. Dore su incarico della Commissione geodetica italiana, iniziò con la costruzione delle tavole fondamentali per la riduzione dei valori osservati della gravità da utilizzare per il calcolo della componente verticale dell'attrazione esercitata sulla massa unitaria della generica stazione dalla massa di una qualunque zona della suddivisione di Hayford. Le Tavole, valide ancor oggi per il calcolo delle varie riduzioni, videro la luce solo nel 1937 (Tavole fondamentali per la riduzione dei valori osservati della gravità, Pavia 1937) pur essendo già pronte, nella loro struttura essenziale, fin dal 1933; furono precedute da una nota del 1934 (G. Cassinis-P. Dore-S. Ballarin, Le tavole fondamentali per la riduzione dei valori osservati della gravità, in Bollettino del Comitato per la geodesia e la geofisica del CNR, n.s., IV [1943], pp. 1-63), nella quale si espongono i criteri seguiti per la costruzione delle tavole. In essa il B. esamina, in particolare, le variazioni dell'attrazione di una zona sferica, in un punto del suo asse, dovute a piccole variazioni del raggio della sfera, e l'effetto, sulla riduzione delle misure di gravità, dovuto alla configurazione ellissoidale della terra; il problema è ripreso in un'altra nota del B. (Effetto dell'ellissoidicità della terra nelle riduzioni delle misure di gravità, ibid., n.s., V [1935], pp. 1-8). È questo un tratto caratteristico dell'opera del B.: studiato un problema nelle sue ampie linee, egli lo esamina nei suoi aspetti particolari per fornire poi, attraverso opportune tabelle facilmente utilizzabili, un mezzo di calcolo che permetta, nel modo più semplice e breve, la valutazione numerica del fenomeno trattato. Indubbiamente, in questo senso, egli precorre i tempi prospettando agili procedimenti di calcolo, numerico e grafico, delle riduzioni anche per migliaia di stazioni gravimetriche, quando operare su un paio di centinaia di stazioni era già cosa meritevole e quando gli apparati gravimetrici non erano ancora tali da permettere il rilevamento su un gran numero di stazioni in tempi brevi. Infine, nel 1952-53, quando fu pianificato il rilievo gravimetrico di tutto il territorio nazionale e dei mari limitrofi, al fine di costruire la Carta gravimetrica italiana, la Commissione geodetica italiana ne affidò l'incarico al B., che costituì e organizzò un apposito ufficio calcoli presso l'Istituto di geodesia e topografia di Pisa.
Furono anni di lavoro intenso: modifiche alla divisione in zone proposta da Hayford, creando sottozone, o riunendone alcune, secondo le riduzioni trattate (La ripartizione di alcune zone della suddivisione di Hayford per la valutazione delle riduzioni isostatiche ed espressioni impiegate per il calcolo dei corrispondenti numeri di Cassinis, in Annali di geofisica, VIII [1955], pp. 215-292); compilazione delle tabelle di calcolo adatte alle nuove suddivisioni (Introduzione alle tabelle per la riduzione isostatica delle misure di gravità, in Bollettino di geodesia e scienze affini, XIX [1960], pp. 61-108); suddivisione delle zone in compartimenti in modo che la loro utilizzazione, con la sovrapposizione al materiale cartografico per il rilevamento delle quote assolute, fosse la più sicura e la più rapida e semplice possibile (Modalitàtenute e procedimenti adottati nel calcolo delle riduzioni delle misure di gravità eseguite per la costruzione della carta gravimetrica d'Italia, ibid., XV [1956], pp. 21-41); creazione di carte ausiliarie quali quelle quadrettate delle altitudini medie dell'Italia e delle regioni limitrofe e delle profondità medie dei mari circostanti, in tre scale diverse, e quelle delle linee di uguale quota media e di uguale frazione continentale, ancora in tre scale diverse (Le carte quadrettate delle altitudini medie dell'Italia e delle regioni limitrofe e delle profondità medie dei mari circostanti, ibid., XXIII [1964], pp. 363-366), che rendessero più spedita la determinazione dei parametri necessari al calcolo delle varie riduzioni, senza scalfire l'ordine di approssimazione di 1•10-5 gal prefissato. Questo ponderoso lavoro, oltre a tendere alla costruzione della carta gravimetrica d'Italia, ebbe altri due scopi: uniformare in campo internazionale, per quanto possibile, i procedimenti seguiti per ottenere i valori delle varie riduzioni; utilizzare, per il calcolo delle componenti della deflessione della verticale, gli stessi procedimenti e lo stesso materiale altimetrico risultante dalla raccolta, e successiva elaborazione, fatte per la determinazione delle riduzioni gravimetriche e del valore medio della gravità lungo una linea di forza.
Il calcolo delle riduzioni interessò 3.444 stazioni rilevate a terra (densità media di una stazione ogni 87,5 kmq) e 463 stazioni effettuate per il rilievo dello zoccolo epicontinentale dei mari italiani; al termine furono determinate le anomalie (Ilcampo della gravità in Italia: carte delle anomalie topografiche isostatiche, ibid., XIX [1960], pp. 325-340). Questo fu seguito gradatamente, dal 1963, dalle carte, tutte alla scala di 1:1.000.000, delle isoanomale di Bouguer, a densità variabile e costante, per tutte le zone indicate con lettera, delle isoanomale topografiche-isostatiche nell'ipotesi locale di Airy-Heiskanen (profondità di compensazione -30 km), a densità variabile e costante, delle isoanomale topografico-isostatiche nell'ipotesi regionale di Airy-Vening Meinesz (stessa profondità di compensazione; raggio di regionalità di 174,3 km) a densità variabile seguita, nel dicembre 1971, dopo la morte del B., dall'analoga carta a densità costante.
Infine, a completamento del lavoro svolto dall'Istituto di geodesia e topografia di Pisa, l'Osservatorio geofisico sperimentale di Trieste, nell'ambito del primo piano quinquennale per l'oceanografia del CNR, sotto la guida di C. Morelli, determinò le anomalie di Bouguer, a densità costante in mare e costruì la relativa carta delle anomalie; questa carta venne ad integrare, nel luglio 1972 a vent'anni dall'impostazione del lavoro, quella già esistente per il continente e le isole (S. Ballarin.-B. Palla-C. Trombetti, The Construction of the Gravimetric Map of Italy, Firenze 1972, e La gravità in Italia. Carta delle anomalie topografiche e topografico-isostatiche, in Bollettino di geodesia e scienze affini, XXXI [1972], pp. 461-489). Dipari passo era proceduto lo studio per la valutazione della deflessione che subisce la verticale a causa delle masse topografiche e delle sottostanti masse compensanti, ritenute presenti dalle ipotesi isostatiche; il lavoro teorico fu accompagnato, secondo il personale modo di procedere proprio del B., dalla costruzione di tabelle speciali necessarie alla determinazione della deflessione nell'ipotesi di Airy-Heiskanen (Valutazione della deflessione che subisce la verticale a causa delle masse topografiche e delle sottostanti masse compensanti ritenute presenti dalle ipotesi isostatiche. Parte I, ibid., XXVIII [1969], pp. 1-32; Parte II, ibid., pp. 133-147; Parte III, ibid., pp. 193-214). Una quarta parte, completata da G. Geri (Parte IV, ibid., XXX [1971], pp. 77-94), che riporta i valori relativi a diciotto stazioni dell'Italia nord-occidentale, contiene un primo esempio di carta con la rappresentazione della deflessione totale in forma vettoriale. La morte impedì al B. di estendere il suo studio a tutto il territorio nazionale e di integrare quanto già aveva fatto per la componente verticale dell'attrazione, con il calcolo delle diverse riduzioni che comportano la conoscenza della distribuzione della densità terrestre.
Fonti e Bibl.: Necrologi, in Bollettino di geodesia e scienze affini, XXVIII (1969), pp. 149-151; Annuario dell'università degli studi di Pisa, 1968-69, Pisa 1970, p. 485; A. Martissi, Discorso commemorativo pronunciato nella seduta ordinaria del 17 aprile 1971 dell'Accademia nazionale dei Lincei, Roma 1971.