BELLI, Silvio
Nacque a Vicenza, in anno non precisabile, ma con tutta probabilità tra la fine del primo e l'inizio del secondo decennio del sec. XVI, da un Francesco Belli "rasoniero" del Monte di Pietà, che era fratello dell'incisore Valerio. Pochi dati precisi possiamo raccogliere sulla sua vita. Nel 1555 fu tra i gentiluomini vicentini che fondarono la gloriosa Accademia Olimpica. L'anno successivo la stessa Accademia lo nominò "lettore della sfera et altre cose matematiche"; il B. si impegnava a tenere tre lezioni per settimana nella sede dell'Accademia, e tutte le domeniche in cui non vi fosse nessun altro trattenimento: il salario era di quattro ducati al mese. In quello stesso 1556 venne nominato "superstite" o soprastante, in pratica, ingegnere del Comune di Vicenza: carica che lo portò ad interessarsi della esecuzione delle logge palladiane della Basilica (da non molti anni iniziate) e, nel 1559, di alcuni restauri nella chiesa cattedrale. Intanto, nel 1557, l'Accademia Olimpica lo aveva promosso suo "lettore ordinario". Ancora nel 1559 il B. figura quale "superstite" del Comune; ma tre armi dopo rinunciava alla carica. Forse la sua fama, in breve divenuta grandissima nel Veneto e nelle regioni vicine, di matematico e di competente di architettura, cominciava a valergli numerose chiamate di privati e di governanti a Ferrara, Modena, Roma e Venezia.
Il 19 dic. 1566 la Repubblica veneta nominava il B. "proto delle acque", ufficio di notevolissima importanza. Poco più di un decennio più tardi, nel 1578, lo troviamo "ingegnere ducale" presso Alfonso II d'Este. A Ferrara egli doveva comunque essere già noto e stimato, come appare da una lettera del Tasso del 14 ott. 1574 (?), in cui il poeta raccomanda a Scipione Gonzaga in Roma il B., che appunto allora si apprestava ad un soggiorno romano (C. Guasti, Le lettere di T. Tasso, I, Firenze 1854, p. 48). In veste di ingegnere del duca di Ferrara, il B. ebbe ad occuparsi, assieme con un ferrarese, G. Maria Crispo, di una controversia tra Modena e Reggio relativa alla distribuzione delle acque del fiume Secchia. Con il Crispo il B. visitò più volte i luoghi in discussione, facendone relazione al duca in data 25 sett. 1578, cui aggiunse il disegno per una chiusa da farsi al Pescaro: le due città contendenti lo compensarono con cinquanta scudi d'oro. Nel successivo 1579, sempre con il Crispo, compì un'altra ricognizione per una vertenza di partizione di acque tra Modena e Sassuolo: e ne riferiva al duca in data 16 giugno 1579. Poco dopo doveva chiudere la sua vita operosa, probabilmente nella stessa Ferrara.
Le fonti dicono il B. matematico e architetto. Nel 1574 il Montecchio lo cita, vicino al Palladio, quale esempio illustre di quanto valgano natura ed ingegno anche senza l'ausilio di un regolare corso di studi: dal che si dovrebbe dedurre la sua formazione da autodidatta. Ed il Montecchio ancora afferma che il B. ed il Palladio "nostram, aetatem pulcherrimis exornant substructionibus"; così più tardi il Barbarano e Gerolamo Gualdo (metà sec. XVII) lo annoverano tra i grandi architetti vicentini del Rinascimento. Come sconsolatamente già aveva osservato nel secolo scorso il Magrini, nulla oggi ci rimane che provi questa presunta e conclamata attività del B. architetto. Ma tutto fa supporre, dagli uffici pubblici ricoperti in patria e fuori e dall'indole delle sue opere teoriche, che egli sia stato non tanto inventore quanto semmai abile costruttore e versatile ingegnere. Anche nel 1561, allorché il Palladio allestì entro il salone della Basilica un teatro in legno per rappresentarvi l'Amor costante del Piccolomini (usato poi nel 1562 per la Sofonisba del Trissino), egli appare semplicemente tra i collaboratori che realizzarono l'idea del Palladio, con lo scultore L. Rubini ed il pittore G. A. Fasolo. Possono comunque interessare alcuni disegni architettonici da lui introdotti (per render più facili alcune dimostrazioni matematiche) nell'operetta Libro del misurar con la vista: segnaliamo quelli alle pp. 15., 17, 25, 26, 28, 29, 34, 35, 37, nei quali si colgono, in prospetti di palazzi o in idee di campanili, elementi di una sintassi rinascimentale un po' arcaica, sulla falsariga dei "lombardeschi" attivi a Vicenza tra Quattro e Cinquecento o, tutt'al più, dei maestri di Pedemuro. Talvolta appaiono, tra macchie di alberi, gruppi di ruderi di edifici: al di là della generica passione umanistica, taluni forse ricordano direttamente gli avanzi, allora, ben visibili, del vicentino teatro romano "di Berga".
Il B. ha lasciato due opere a stampa: il Libro del misurar con la vista, dedicato a Valerio Chiericati (1 ediz., Venezia, Nicolini, 1565; due successive ediz. sempre a Venezia, Ziletti, 1566 e 1570) e preparato, come si deduce da un passo della stessa dedica, fin dal 1561; ed il Trattato della proporzione (I-III), pubblicato in Venezia, Franceschi, dal 1573 al 1595. Ma aveva in animo di comporre e dare alla luce parecchie altre cose, di cui si trova elenco in una premessa del Trattato della proporzione: Elementi geometrici; Elementi aritmetici; L'arte di descrivere, inscrivere, circumscrivere, e dividere lefigure; L'arte dei numeri; L'arte del misurare; L'arte di descrivere i lochi terrestri; L'arte dell'ingegnere; La descrizione del mondo; L'arte di descrivere gli orologi da sole.Qualche ragguaglio sulle pubblicazioni del B. si può ad ogni modo trovare in: G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, pp. 676 s.; G. Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VII, 2, Modena 1791, p. 534. Secondo il Tiraboschi una copia ms. della Descrizione del mondo del B. sarebbe stata presso l'Archivio ducale di Modena (operetta di circa 20 fogli); il Campori, 1855, ricorda presso la Biblioteca Estense di Ferrara uno zibaldone ms. del B., segnato VIII. E. I. e recante nel frontespizio il titolo: Elementi di scienze ed arti, nonché un Discorso, sempre del B., sull'arenamento progressivo del Po e sui rimedi da prendersi al riguardo.
Fonti e Bibl.: Tra le fonti, importantissimo S. Montecchio, De Inventario haeredis, Venetiis 1574, p. 163, il più circostanziato e completo; seguono: G. Marzari, La Historia di Vicenza, Venezia 1591 e Vicenza 1604, l. II, p. 199, ove però il B. è detto, per un errore poi seguito da altri autori, morto nel 1575; Venezia, Bibl. Marciana, ms. CI. VI, N. 141b, G. Gualdo, La Vicenza tamisata (1639, con aggiunte del 1647); F. Barbarano, Historia ecclesiastica di Vicenza, [1648-49], IV, Vicenza 1760, p. 415. Utile anche ricordare che il Palladio, in una sua lettera a Martino Bassi (riportata in T. Temanza, Vita di Andrea Palladio, Venezia 1762, p. 47), chiamò il B. il geometra più eccellente del Veneto nel suo tempo.
Nessuno studio specifico è mai stato condotto, neppure dalla paziente erudizione ottocentesca, sulla figura del B.: un abbozzo di profilo della sua personalità può uscire da alcuni passi di A. Magrini, Memorie intorno alla vita e le opere di Andrea Palladio, Padova 1845, pp. 2, 39, 42, 88, 271, nonché la p. XXXV delle Annotazioni, n. 52. Meno felice, ma giovevole come compendio, G. Da Schio, I Memorabili, ms.presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza (Libreria Gonzati, sec.XIX), ad vocem.Uno zibaldone pressoché inutile è invece divenuto il passo di P. Calvi, Biblioteca e Storia di scrittori vicentini, IV, Vicenza 1778, pp. 103 107. Altre notizie in A. Magrini, Notizie storico-descrittive della chiesa cattedrale di Vicenza, Vicenza 1848, pp. 81 s. (vedi specialmente la n. di p. 82); G. Campori, Gli artisti italiani e stranieri negli stati estensi, Modena 1855, p. 60 (con documenti sull'attività ferrarese del B.); L. N. Cittadella, Notizie relative a Ferrara, Ferrara 1864, I, p. 534; G. G. Zorzi, Come lo studio di Valerio Belli trasmigrò a Trento, in L'Arte, XVIII(1915), pp. 253-257 (importante perché determina la paternità del B., spesso confusa e malsicura nei precedenti autori); F. Barbieri, Vincenzo Scamozzi, Vicenza 1952, pp. 28, 36; U. Thieme-F. Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 249.