SPAVENTA FILIPPI, Silvio
– Nacque ad Avigliano (Potenza) il 31 agosto 1871 da Giuseppe Filippi (1831-1900), professore di lettere, e da Beatrice Roberticchio (1836-1885).
Nell’atto di battesimo compare Luigi come secondo nome in onore del prozio monsignor Filippi, arcivescovo dell’Aquila dal 1853 al 1881. Il cognome Spaventa fu aggiunto con atto notarile solo nel 1890 come omaggio al filosofo napoletano Bertrando Spaventa.
Trascorse l’infanzia ad Avigliano, dove frequentò la scuola elementare non senza qualche sofferenza a causa dei metodi educativi alquanto severi messi in atto dal maestro don Vincenzo Calogero. Nel romanzo Intorno a sé stesso (Aquila 1896; 2ª ed., Milano 1928) ricordò le amicizie della fanciullezza, tra le quali spicca quella con Tommaso Claps, poi magistrato e poeta lucano. Furono altrettanto importanti le letture precocemente ricercate nella biblioteca paterna. Si mosse infatti con disinvoltura tra giornali illustrati e volumi di fiabe, fantasticando e sviluppando poco per volta la propensione letteraria per il genere umoristico e fantastico.
Nel 1880 si trasferì all’Aquila, dove frequentò il ginnasio e il liceo conseguendo la maturità classica e dove maturò una precoce vocazione giornalistica, della quale raccontò più tardi in Tre uomini e una farfalla (Milano 1921). Risalgono al 1890 e al 1892 le prime prove di direzione di fogli aquilani a scopo elettorale: insieme ad Alfredo Parfilia diede vita a La campana abruzzese e poi a La bandiera della democrazia abruzzese, passando da posizioni politiche moderate e anticrispine a posizioni mazziniane. Gli articoli degli esordi furono spesso firmati con gli pseudonimi Silvius, Il Duca di Lagopesole, Panurge o più raramente Sauvarine.
Nel 1892 iniziò gli studi giuridici presso l’Università Federico II di Napoli, ma ben presto si trasferì a Roma dove – iscrittosi alla facoltà di lettere de «La Sapienza», benché sempre più attratto dal mondo giornalistico che frequentava con assiduità – non riuscì a concludere il cursus studiorum. In particolare dal 1893 presso la redazione del Folchetto, «in un curioso circolo tolstoiano» (Bistolfi, 1909), entrò in contatto con i più importanti giornalisti umoristi dell’epoca: Luigi Bertelli (Vamba), Giovanni Vassallo (Gandolin) e Ugo Fleres, i quali furono firme importanti anche nel giornalismo per ragazzi del tempo. Negli stessi anni Spaventa Filippi collaborò al Folchettino e al Tartarino, finché nel 1902 fu chiamato da Giovanni Bistolfi, direttore de La Lombardia, a ricoprire nel giornale il ruolo di redattore generico e letterario.
L’arrivo a Milano, dove si stabilì in modo definitivo, sancì una nuova e intensa fase della vita professionale. La vivacità culturale della città fu per lui un’importante vetrina per far conoscere la sua prosa giornalistica, elegante e finemente umoristica, risultato di una consuetudine con la scrittura breve, ma anche di una sedimentata riflessione critico-letteraria sull’umorismo (Testa e croce: conferenze, Aquila 1899; L’umorismo e gli umoristi, Aquila 1900; nuova ed., con un saggio di S. Fava e introduzione di S.G. Bonsera, Potenza 2004).
Tali qualità non passarono inosservate a uno scopritore di talenti come fu Luigi Albertini, allora già direttore del Corriere della sera, presso cui Spaventa Filippi fu assunto nel 1903 per dirigere Il romanzo mensile.
Si trattava di un supplemento del quotidiano destinato a ospitare romanzi d’appendice e novelle, che Albertini stava varando al fianco de La lettura (1901) e del più popolare La Domenica del Corriere (1899); e, in virtù della profonda conoscenza della lingua e letteratura inglese, tedesca e francese, Spaventa Filippi seppe imprimervi una chiara linea di apertura alla letteratura straniera, selezionandola con cura.
Quando nel 1908 la direzione del Corriere pensò di completare la serie dei supplementi fondando un settimanale per ragazzi e i rapporti con Paola Carrara Lombroso, incaricata del progetto pedagogico, divennero difficili, parve naturale affidare la direzione del nascituro Corriere dei piccoli a Spaventa Filippi, dipendente fidato, di raro equilibrio e competente traduttore, che infatti diresse la celebre, fortunata rivista per ragazzi fino al 1931.
Il primo direttore del Corriere dei piccoli seppe interpretare efficacemente quello spirito di ‘lavoro di squadra’, scevro da personalismi, che Albertini intendeva propugnare come stile aziendale. Ciò giustificò la presenza di molti suoi articoli non firmati e, solo per imposizione e in osservanza alle nuove norme sulla stampa volute dal fascismo, il suo nome dal 1924 comparve quale «direttore responsabile». Se il Corriere dei piccoli si distinse nel panorama nostrano come periodico per ragazzi di elevata qualità, modernità letteraria, artistica ed educativa, al quale molteplici settimanali posteriori si ispirarono, ciò dipese dal piano editoriale che il direttore seppe costruire nel tempo, valorizzandone l’apertura internazionale in campo letterario e traducendo lui stesso opere inglesi, come quelle di Rudyard Kipling, Charles Dickens e Lewis Carroll, o di lingua francese, come quelle di Anatole France e Maurice Maeterlinck. Sul piano artistico consentì al fumetto di diffondersi in Italia permettendo a illustratori, tra i quali Antonio Rubino, Sergio Tofano, Carlo Bisi, Gustavino (Gustavo Rosso), Filiberto Mateldi, Bruno Angoletta e Attilio Mussino, di esprimere appieno il loro tratto caricaturale e raffinato innovando lo stile illustrativo destinato all’infanzia. La cifra distintiva dell’umorismo fu categoria critica per accogliere opere d’Oltralpe e per dare visibilità a nuovi talenti come Dino Provenzal e Giana Anguissola che, incoraggiati dai consigli critici del direttore, proprio sulle colonne del Corriere dei piccoli iniziarono a dedicarsi alla scrittura per l’infanzia.
La direzione del Corriere dei piccoli trasse linfa vitale dall’assidua attività critica che nel frattempo Spaventa Filippi condusse, in particolare su autori inglesi come John Ruskin, Dickens e Jerome K. Jerome (traduzione di Sesamo e gigli, 1917; Scene e figure di Dickens, 1922; Carlo Dickens, 1911, 19242; Jerome K. Jerome, 1925), e dall’assai ampia attività di traduzione di romanzi. Diresse infatti la collana La Biblioteca dei ragazzi della casa editrice Istituto editoriale italiano, che Umberto Notari, figura di intellettuale eclettico, aveva fondato all’inizio del Novecento con una spiccata vicinanza al movimento futurista.
Rimane ancora oggi la notevole qualità letteraria di alcune traduzioni, fra cui: Nel regno dei Nani di France (1914); Robinson Crusoe di Daniel Defoe (1914); David Copperfield di Dickens (1914) e, soprattutto, di Alice nel paese delle meraviglie e di Attraverso lo specchio (1914) di Carroll, ove seppe rendere al meglio i giochi di parole in versi ottonari dando prova di ottima conoscenza linguistica e metrica. Per la stessa casa editrice è anche degna di nota la cura delle Favole (1927) di Fedro, voluta fortemente dal grecista Ettore Romagnoli.
Dal primo dopoguerra in poi tradusse gran parte delle opere di Dickens (Il circolo Pickwick, 1923; Le avventure di Oliver Twist, 1924; La vita e le avventure di Nicola Nickleby, 1928; La bottega dell’antiquario, 1928), di Jerome (Il diario di un pellegrinaggio, 1920; Tre uomini a zonzo, 1922; Appunti di romanzo, 1928) e di Peter Rosegger (La casa della foresta, 1921; Le amenissime storie della città di Abelsberga, 1926; Primi ricordi, 1926; INRI Lieta novella di un condannato, 1928), contribuendo a diffondere nel nostro Paese la migliore letteratura straniera dell’Ottocento. Di minore rilevanza è la produzione romanzesca per adulti di sua mano (Terzetto di signorine, Milano 1911; Nido di vergini, Milano 1920) e un racconto per ragazzi uscito postumo (Il castello dell’allegria, Torino 1934).
La dimora di Spaventa Filippi, al Villaggio dei giornalisti prima e più avanti in via Statuto, divenne luogo d’incontro e cenacolo culturale: insieme con la moglie Antonietta Marra, che aveva sposato nel 1905 e dalla quale ebbe i figli Lia, Gino e Leo, spesso ospitò amici fraterni, come gli scrittori Dino Provenzal e Renato Simoni, intellettuali distanti dall’ideologia dominante del calibro di Giuseppe Antonio Borgese e Fernando Palazzi (con il quale curò, per i tipi di Hoepli, Il libro dei mille savi, Milano 1927; Stille di rugiada: pensieri e paradossi sull’amore, sulla donna, sul matrimonio..., Milano 1929) ma anche figure come Margherita Sarfatti e Ada Negri, più vicine al regime.
La sua ampiezza di vedute, forgiata sulla letteratura europea, gli permise di mantenersi entro posizioni di grande libertà non asservite al totalitarismo anche dinanzi ai tentativi del fascismo di condizionare il piano editoriale del Corriere dei piccoli. Lungo i sentieri di un giornalismo letterario eticamente fondato e non corrivo, Spaventa Filippi riuscì a esprimere la propria vocazione educativa dei lettori, specialmente di quelli più giovani, culturalmente fondata e libera.
Morì a Milano il 21 ottobre 1931, dopo anni di dolorosa malattia.
Fonti e Bibl.: Milano, Corriere della sera, Archivio storico, f. 1095.C (dal 7 maggio 1908 al 16 luglio 1964); Modena, Biblioteca Estense, Archivio editoriale Formìggini, b. 86, f. 4 (dal 10 maggio 1911 al 16 maggio 1931); Firenze, Archivio editoriale Giunti, Silvio Spaventa Filippi (dal 7 luglio 1922 al 3 luglio 1925).
G. Bistolfi, Un curioso circolo tolstoiano, in La Lettura, IX, (1909), 3, pp. 202-208; D. Claps, S. S. F., in L’Italia che scrive, X (1928), 11, p. 48; G. Anguissola, S. S. F., in La Scure, IX (1929), p. 11; Ead., Il direttore del “Corriere dei piccoli”, in Il Regime fascista, VI (1931), p. 3; D. Provenzal, introduzione a S. Spaventa Filippi, L’umorismo e gli umoristi, Milano 1932, p. 5; S. Spaventa Filippi, S. S. F. e il “Corriere dei piccoli”, Venosa 1987; S. S. F.: fondatore e direttore del “Corriere dei piccoli”, a cura di S.G. Bonsera, Potenza 2003; S. Fava, Suggestioni caleidoscopiche nell’Umorismo di S. S. F., in S. Spaventa Filippi, L’umorismo e gli umoristi, nuova ed., 2004, cit., pp. 21-53; Ead., Il progetto culturale del “Corriere dei piccoli” avviato da S. S. F., in Il “Corriere dei piccoli” in un secolo di riviste per ragazzi. Atti del Convegno... 2008, a cura di R. Lollo, Milano 2009, pp. 45-71; Ead., S. S. F., in Dizionario biografico dell’educazione, diretto da G. Chiosso - R. Sani, II (L-Z), Milano 2013, pp. 534 s.; Ead., Piccoli lettori del Novecento. I bambini di Paola Carrara Lombroso sui giornali per ragazzi, Lecce-Brescia 2016.