SIMMORIA (συμμορία)
Il termine generico "simmoria" per associazioni pubbliche e private ha preso valore specifico in Atene in un duplice senso. Dopo la riforma del tributo di guerra (εἰσϕορά) avvenuta in Atene nel 378/7 a. C. in occasione della fondazione della seconda Lega navale, tutti i contribuenti ateniesi furono raccolti in un certo numero di gruppi, probabilmente cento, detti appunto simmorie, originariamente di uguale capacità finanziaria e sottoposti a revisioni non periodiche, tra cui era diviso il carico: i meteci avevano speciali simmorie. Alla testa di ogni simmoria stava un egemone, probabilmente solo con l'incarico di tenere le liste; qualche anno più tardi (circa 360?) agli egemoni furono aggiunti per ogni simmoria un "secondo" e un "terzo" e questi tre della simmoria, i più ricchi della medesima, erano obbligati ad anticipare allo stato (προεισϕορά) l'importo del carico della simmoria intera, salvo a rivalersi. Nel 357/6 a. C. il sistema delle simmorie fu esteso all'ordinamento della trierarchia, cioè coloro che avevano l'onere della medesima furono raccolti in 20 simmorie di 60 membri ciascuna; il carico dell'allestimento delle navi era diviso ugualmente per simmoria. Si comprende che i 300 più ricchi delle simmorie del tributo si ritrovassero a essere in testa delle simmorie della trierarchia, donde le confusioni e le interferenze tra un sistema e l'altro di simmorie. Le quali erano tutte sotto l'alta sopraintendenza degli strateghi: nel 325/4 è testimoniato uno stratego ἐπὶτὰς συμμορίας. Nell'orazione Intorno alle simmorie del 354 a. C. Demostene proponeva una riforma delle simmorie trierarchiche nel senso di comprendervi 2000 membri: la proposta non fu accolta. Nel 340 per sua iniziativa era effettuata una riforma della distribuzione del carico entro le simmorie con sistema più proporzionale. In Teo le simmorie corrispondevano verosimilmente alle schiatte (γένη) dell'Attica unite in culto comune con alla testa 4 prostati.
Bibl.: U. Kahrstedt, Forschungen zur Geschichte des ausgehenden fünften und des vierten Jahrh., Berlino 1910, p. 205 segg.; Busolt-Swoboda, Griechische Staatskunde, II, 2ª ed., Monaco 1926, pp. 1202 segg., 1224 segg.; F. Poland, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV A, col. 1161 segg.; A. Momigliano, L'eisphora e la sostanza di Demostene, in Athenaeum, 1931.