VESTDIJK, Simon
Scrittore, nato a Harlingen il 17 ottobre 1898. È uno degli scrittori più difficilmente classificabili dei nostri tempi, per i molti e diversi aspetti della sua opera: dei suoi accurati studî di medicina e psichiatria risente la caratterizzazione dei personaggi da lui creati; della sua vastissima erudizione testimoniano le sue opere critiche; la profondità della sua vita interiore si riflette nei suoi versi. Ma dove questo fecondo autore díventa veramente grande è nei suoi romanzi.
In Terug naar Ina Damman (Ritorno verso Ina Damman, 1934) il V. descrive, con ironia e sottile analisi dei caratteri, la vita della piccola città. Meneer Visser's hellevaart (La discesa del signor Visser nell'inferno, 1936) è il bizzarro racconto di uno spirito maligno, satanico, che gironzola per una cittadina e prende dimora nell'anima meschina di un piccolo borghese pensionato. Seguono, quasi una rivelazione, due romanzi di tutt'altro genere: Iiet v jfde zegel (Il quinto sigillo, 1937) magistrale descrizione della Spagna dell'Inquisizione, con la figura centrale del pittore El Greco e De Nadagen van Pilatus (vita ulteriore di Pilato), dove Pilato, meschino e pentito, s'innamora di Maria Maddalena, ritornata alla sua antica professione, e vive con lei nella corrotta Roma di Caligola, e questo amore diventa la punizione per la sua pusillanimità. Subito dopo la guerra uscì Iersche nachten (Notti irlandesi, 1946), analisi acuta dei rivoluzionarî irlandesi del secolo passato.
Del 1947 è il romanzo sull'Olanda durante la guerra degli Ottant'anni, De Vuuraanbidders (Gli adoratori del Fuoco), pieno di discussioni su sottili argomenti teologici. Questi problemi lo occupano anche in De toekomst der relige (L'avvenire della religione, 1948).