BONACCORSI, Simone
Nato a Macerata il 17 nov. 1708 in una nobile famiglia, dopo aver compiuto gli studi nella città natale si recò a Roma ove seguì la carriera ecclesiastica. Entrato in prelatura divenne ponente della Sacra Consulta e., quindi, nel 1746 fu designato da Benedetto XIV a ricoprire la carica di nunzio a Firenze. Il B. non poté, comunque, esercitare tale missione per la rottura dei rapporti diplomatici fra il granducato di Toscana e la S. Sede, causata dalle divergenze sorte in seguito alla decisione del governo granducale di sopprimere il tribunale inquisitoriale e di ignorare le energiche rimostranze del S. Uffizio. Continuò, quindi, a seguire la prelatura a Roma: chierico di camera il 10 apr. 1747, fu prelato dell'Immunità ecclesiastica nel 1748, poi presidente della zecca (1753) e sovrintendente di Collescipoli, e dal 1754 presidente delle Strade. Nel 1760 divenne segretario della Congregazione dei Vescovi e regolari, e finalmente, il 18 luglio 1763, fu promosso cardinale con il titolo di S. Giovanni a Porta Latina. Membro delle Congregazioni dei Vescovi e regolari, di Propaganda Fide, dell'Immunità ecclesiastica, della Concistoriale e della Fabbrica di S. Pietro, il B. fu nominato anche delegato apostolico e commissario per la bonifica delle paludi pontine (23 nov. 1763).
La bonifica era stata decisa dal motu proprio papale di Clemente XIII del 30 nov. 1762, che conferiva pieni poteri al commissario apostolico cardinal Baldassarre Cenci, proibendo ogni intervento delle Congregazioni delle Acque e delle paludi pontine e dei Buon Governo. Il B., eletto dopo la morte del Cenci, fu meno zelante del suo predecessore nel portare innanzi i preparativi dell'impresa: fissati i limiti del territorio da bonificare, di fronte all'ostilità dei possessori di quelle terre, fra cui vi era soprattutto la potente famiglia dei Caetani, fu necessario al B. pubblicare un editto che prescriveva ai proprietari di denunciare - ai fini del rimborso - la rendita annua che sarebbe venuta loro meno durante l'esecuzione dei lavori. Le numerose denunzie presentate in gran parte esageravano l'estensione e il valore dei terreni e addirittura alcune riguardavano proprietà situate fuori della zona che era oggetto della bonifica. Il disastroso funzionamento dell'amministrazione pontificia impedì, tuttavia, che si controllasse con accuratezza la veridicità delle dichiarazioni, cosicché fu addossata alla Camera apostolica una spesa di oltre 12.000 scudi annui per il solo rimborso dei proprietari. Nonostante queste difficoltà, nel maggio 1765 il B. decise di iniziare il prosciugamento facendo defluire le acque fino al mare attraverso il Rivo Martino (seguendo il progetto del geometra Angelo Sani) e a tale scopo indisse un'asta per l'appalto dei lavori. Ma le precarie condizioni dell'erario pontificio, gravato anche dalle spese sostenute per alleviare i disagi della grave carestia che dal 1763 affliggeva lo Stato, bloccarono l'esecuzione della bonifica che fu ripresa, con sostanziali modifiche, durante il pontificato di Pio VI.
Nella polemica politico-religiosa che si scatenò dopo la metà del sec. XVIII intorno alla Compagnia di Gesù, il B. prese le difese di questa e, in particolare, fu munifico protettore di Giulio Cesare Cordara. Perciò, allorché in occasione delle emergenze di Parma i rappresentanti delle corti borboniche chiesero la revoca del monitorio e il riconoscimento senza riserve della sovranità dell'infante Ferdinando su Parma e Piacenza, vollero che dalle eventuali trattative fossero esclusi i cardinali filogesuiti, considerati "zelanti", cioè Torregiani, Negroni, Boschi, Castelli e lo stesso Bonaccorsi. Nel conclave del 1769, da parte della Francia, si ordinò di esercitare l'esclusiva contro di lui; il B. da parte sua, insieme con gli altri "zelanti", sostenne la candidatura Pozzobonelli, confluendo poi con il Boschi, fallita tale soluzione, sul Ganganelli. Tale spostamento, deciso il 18 maggio, fu determinante per l'elezione del futuro Clemente XIV, sotto il cui pontificato il B. rimase completamente nell'ombra.
Morì a Roma il 27 apr. 1776 e fu sepolto nella chiesa di S. Salvatore in Lauro.
Fonti e Bibl.: Not. Per l'anno 1743, Roma 1743, p. 115; Not. per l'anno 1748, Roma 1748, p. 70; Not. per l'anno 1753, Roma 1753, p. 49; Not. per l'anno 1769, Roma 1769, p. 106; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d'altri edifici di Roma, VII, Roma 1876, p. 100; Le lettere di Benedetto XIV..., a c. di E. Morelli, I, 1740-1748, Roma 1955, pp. 314, 414; N. M. Nicolai, De' bonificamenti delle terre pontine libri IV, Roma 1800, p. 153; F. Petruccelli della Gattina, Histoire diplom. des conclaves, IV, Paris 1865, pp. 174, 177, 194, 214; L. von Pastor, Storia dei papi, XVI, 1, Roma 1953, pp. 488, 935, 943, 1026; XVI, 2, ibid. 1954, pp. 4, 24, 26 s., 59; G. Moroni, Diz. di erud. stor.-eccles., V, p. 314 e ad Indicem; R. Ritzler-P. Sefrin, Hierarchia catholica medii et recentioris aevi, VI, Patavii 1958, p. 23; Dict. d'Histoire et de Géographie Ecclés., IX, col. 713.