BRAMI, Simone
Di famiglia reggiana, dovette nascere attorno alla metà del Quattrocento o poco dopo. Il padre, Lancillotto, era speziale, professione già esercitata dal nonno, Francesco; la madre si chiamava Antonia Podio, figlia di Pellegrino. Dall'albero genealogico conosciamo inoltre i nomi di tre fratelli, Francesco, Melchiorre e Gianfrancesco, quest'ultimo noto anche attraverso alcuni atti notarili nei quali tratta pure per conto di Simone. Il B. si unì in matrimonio, forse nel 1484, con Elisabetta Fontanelli, figlia del conte Raffaello seniore, dalla quale ebbe un figlio, Alessandro, menzionato in un documento del 1524 con il titolo di "artium et medicine doctor".
La prima testimonianza certa sul B. risale all'anno scolastico 1485-86, quando compare nei rotuli dell'università artista bolognese come lettore di filosofia, pur non avendo ancora conseguito il dottorato: egli risulta infatti titolare di una delle cinque cosiddette "lecturae Universitatis", quelle cioè che venivano assegnate a studenti (solitamente poveri) prossimi alla laurea, e che consentivano talvolta di abbreviare il "curriculum studiorum". Tutto lascia dunque supporre che negli anni precedenti il B. abbia seguito i corsi universitari a Bologna (piuttosto che a Ferrara, dove pure studiavano i sudditi degli Estensi, e dove insegnerà egli stesso); e siccome in un privilegio dottorale concesso dalla facoltà artista ferrarese il 3 apr. 1487 il B., presente come testimonio, è detto dottore "artium et medicine" (qualifica non dubitabile, e che lo accompagnerà anche in altri documenti posteriori), sembra certo che egli ottenne le insegne dottorali al termine del suo anno di lettorato, e cioè nel 1486, secondo ogni verisimiglianza a Bologna (per quanto ciò non sia provato dagli atti di quello studio finora pubblicati).
È vero che, secondo il Tiraboschi, da un rogito contenuto nei Memoriali del Comune di Reggio il B. risulterebbe già laureato nel 1482, ma troppi elementi concorrono a rifiutare quest'ipotesi. Infatti lo spoglio dei Memoriali del 1482, mentre non ha portato al ritrovamento dell'atto citato dal Tiraboschi, ha consentito di reperire tre documenti in cui il B. è nominato senza alcun titolo (e che, d'altra parte, lo suppongono lontano da Reggio, forse a Bologna a studiare); del resto, lo stesso insegnamento bolognese del 1485 parla chiaramente contro una laurea anteriore a quell'anno. Sarà dunque lecito pensare, in questo caso, proprio a un lapsus calami dell'erudito bergamasco, e supporre che l'atto sia da ricercare in un'altra annata dei Memoriali.
Dopo il dottorato il B. dovette iniziare il proprio magistero ordinario a Ferrara, probabilmente già nell'anno scolastico 1486-87, come sembra indicare la sua presenza nella città estense nell'aprile 1487. Il suo nome ricorre nei rotuli della facoltà artista sotto l'anno 1487, ma non è chiaro se si tratti del 1486-87 o del 1487-88; d'altro canto, non vien fatto alcun accenno alla materia professata. Tuttavia è certo che a Ferrara il B. insegnò medicina, poiché in due dottorati del 19 apr. 1491 e del 2 maggio 1494 egli compare come promotore docente a lauree in sola medicina. Questi documenti, insieme con un terzo privilegio dottorale del 4 maggio 1495 (tutti segnalati da G. Pardi, Titoli dottorali conferiti dallo Studio di Ferrara nei secc. XV e XVI, Lucca 1900, pp. 88-89, 94-95, 98-99, che trascrisse erroneamente il nome del B., come dimostra il riscontro sui manoscritti), ci offrono pure un'indicazione cronologica sul soggiorno ferrarese del B., che si protrasse dunque almeno fino al 1495. Sono probabilmente da riferire a quella dimora e all'ambiente della corte estense i soli suoi testi a noi noti, due epigrammi latini che celebrano la morte di Borgeto, il cane del Tebaldeo (F. Flamini, I.Corsi e il Tebaldeo, in Giorn. storico della lett. ital., XVII [1891], pp. 395-96).
Sembra evidente che nel 1503 il B. aveva ormai lasciato lo Studio ferrarese. Al 1º settembre di quell'anno risale infatti una deliberazione del Consiglio degli Anziani di Reggio, dal cui tenore risulta che in quei tempi si trovava nella sua città natale (o comunque non ne era più stabilmente assente); ma nel timore che egli non vi sarebbe rimasto in modo durevole, poiché per il suo valore e la sua dottrina, noti "per totam Italiam et pene per totum terrarum orbem", era continuamente chiamato "ad primas Italie urbes, modo Venetias modo Romam", le autorità del suo Comune decisero di concedergli, a partire dal 1ºgennaio 1504, l'usufrutto di un mulino, a condizione che egli tenesse dimora fissa a Reggio. La costante presenza del B. era desiderata per il gran bisogno che la città aveva di un medico così valente, "ad confirmationem salutis et vitae". Le Provvigioni, in cui è contenuto il documento, non ci informano se il B. abbia accolto favorevolmente l'offerta dei suoi concittadini.
La testimonianza cui abbiamo accennato fu interpretata erroneamente dal Tiraboschi, il quale affermò su quella base che il B. fu designato "dal Senato di Reggio... ad insegnare le belle lettere". L'origine dell'equivoco, dovuto ad un'affrettata consultazione delle Provvigioni, sta nel fatto che il passo relativo al B. segue immediatamente il testo di una decisione, presa lo stesso giorno, concernente la nomina del titolare della pubblica scuola di umanità, in sostituzione di Pontico Virunio. D'altra parte, l'asserzione del Tiraboschi trovava una conferma nell'iscrizione sepolcrale del B. che, elogiando la non ordinaria versatilità del suo ingegno e rilevando la sua competenza nelle lettere greche e latine, parla pure di un insegnamento reggiano, accanto a quello bolognese e ferrarese ("Regia se urbs tanto iactat alumna viro, / Felsina mirata est Ferrariaque ipsa docentem / graeca, latina, artes Poeonis, astra, deos"). L'attestazione sembra indubitabile, anche se non ci consente di conoscere esattamente quale fosse l'oggetto di quelle lezioni, né ci offre un indizio cronologico sicuro al riguardo (a meno che l'ordine di successione delle tre città non abbia un valore preciso, significando che il B. insegnò a Reggio prima che a Bologna e a Ferrara, e cioè prima del 1485, non ancora laureato). È chiaro tuttavia che egli non tenne mai per incarico delle autorità comunali la pubblica cattedra di retorica, espressione della fioritura umanistica reggiana, illustrata da buoni docenti verso la fine del Quattrocento, e assurta ad un momento di grande splendore, all'inizio del secolo seguente, con il magistero del Pontico: ce ne fa fede il silenzio delle Provvigioni, dove sono menzionati tutti i maestri chiamati per nomina degli Anziani. Quanto ai suoi interessi per le lettere classiche, infine, nessuna testimonianza attendibile (se si escludono i due epigrammi latini) ci fornisce informazioni più puntuali.
Il B. morì aReggio nell'agosto del 1508, come risulta dal sepoltuario della chiesa di S. Domenico, dove fu posta l'iscrizione in parte riferita più sopra.
Fonti eBibl.: Reggio Emilia, Bibl. Munic., ms. B. 512.1: P. Fantuzzi, Mem. genealogiche di 345 famiglie reggiane, I, fasc. 62, f. 1r; Ibid., mss. Turri E 53: P. Fontanesi, Correz. ed agg. alla Bibl. modenese dell'ab. cav. Girolamo Tiraboschi,nella parte che risguarda gli scrittori reggiani, f. 32v (testo poi stampato nel raro opuscolo di G. Turri, Suppl. alla Bibl. modenese del Tiraboschi per ciò che riguarda gli scrittori reggiani... [II], s.l. né d. [ma Reggio Emilia 1873], p. 33); Arch. di Stato di Reggio Emilia, Archivio del Comune,Memoriali, anno 1482, ff. 7r, 16r, 39v; Ibid., Arch. del Comune,Provvigioni, anni 1500-1504, ff. 288r, 289r, 296v; Ibid., Archivio notarile, Not. Dionisio Ruggeri seniore, filza 1146, 6 luglio 1524; Reggio Emilia, Arch. della chiesa di S. Domenico, ms.: M. V. Gabbi, Libro di sepolturari, f. 49r (due copie ottocentesche di questo ms. sono conservate nella Biblioteca Municipale, Mss. regg. C. 268, e nell'Archivio di Stato, Acquisto Catelani, coll. G. C. 25/1-2, di Reggio); Arch. di Stato di Ferrara, Archivio notarile antico, Not. Tommaso Meleghini, matr. 237, pacco 2, prot. 1486-87, f. 112v; pacco 3, prot. 1491, f. 124r; prot. 1493-94, ff. 10rv; pacco 4, prot. 1495, f. 27r; G. N. Pasquali Alidosi, Li dottori forestieri... in Bologna..., Bologna 1623, p. 76; G. Guasco, Storia lett. del principio e progresso dell'Acc. dibelle lettere in Reggio..., Reggio 1711, p. 26; F. G. Borsetti Ferranti Bolani, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 87; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 1974; [Anonimo], Appendice alla descrizione d'alcuni discendenti di Giacomo seniore da Fontanella, Reggio Emilia 1775, p. 27; G. Tiraboschi, Bibl. modenese, I, Modena 1781, p.342; VI, ibid. 1786, p. 49; U. Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, I, Bologna 1888, p. 128; G. Pardi, Titoli dottor. conferiti dallo Studio di Ferrara..., Lucca 1900, pp. 88 s., 94 s., 98 s.; Id., Lo Studio di Ferrara nei secoli XV e XVI, in Atti della Deputaz. ferrarese di storia patria, XIV (1903), p. 147. Il Vezzani stampò i due epigrammi del B. nella raccolta Carmina insignium quorumdam natalibus et eruditione poetarum regensium, Iacobi Vectiani Opera, Genuae 1639, p. 38.