BUONDELMONTI (Montebuoni), Simone
Di antica famiglia magnatizia, nacque a Firenze nel 1387 da Andrea di Lorenzo e da Maddalena di Granello Ricasoli.
Suo padre nel 1393 aveva ottenuto di esser fatto di popolo e si era così abilitato a coprire quelle pubbliche magistrature ch'erano interdette ai magnati. Da allora la sua famiglia aveva cambiato emblema gentilizio e assunto ufficialmente il predicato "da Montebuoni" (dal suo antico luogo d'origine); tuttavia anche l'antico cognome Buondelmonti e la vecchia arma gentilizia continuarono a essere usati.
Il B. ebbe parecchi tra fratelli e sorelle (tra cui famosi Giovanni e Lorenzo, entrambi in stretti rapporti con Pippo Spano e perciò influenti tra i molti Fiorentini che allora risiedevano in Ungheria), ma figurò sempre, a loro paragone, come il più autorevole membro del casato.
Guadagnatesi ancor giovane la stima e la fiducia di Giovanni XXIII, fu da questo inviato nel 1414 come ambasciatore all'imperatore Sigismondo per trattare l'organizzazione del concilio di Costanza: certo influì, sulla scelta della sua persona, il fatto che i Buondelmonti godevano di particolare favore presso lo Spano. A Costanza, il B. restò al fianco di Giovanni XXIII, ma poi, avendone il concilio decretato la decadenza (29 maggio 1415) e tentando egli di opporre resistenza, il B. fu adoperato per convincerlo a ritirarsi.
Ciò giovò alle sue fortune presso la corte pontificia: egli continuò a prestare la sua opera al servizio della sede apostolica, e seppe in quest'attività conquistarsi tante benemerenze da indurre nel 1421 Martino V a concedergli il titolo di conte di Rocca Francola. Nel 1422 fu podestà di Bologna e nell'anno successivo capitano del Popolo nella medesima città. Dalla sua posizione di personaggio influente presso il papa, il B. cercò di favorire in ogni modo Firenze nelle gravi congiunture della lotta contro Filippo Maria Visconti, che il pontefice pareva viceversa propenso ad appoggiare. Rinaldo degli Albizzi e Neri Capponi, ambasciatori a Roma nell'estate-autunno del 1424 (proprio nei tempi immediatamente successivi alla sconfitta, fiorentina di Zagonara) si valsero infatti più volte, in quell'occasione, dell'amicizia e della fidatezza del Buondelmonti. Ancora due anni più tardi il medesimo Rinaldo degli Albizzi, ambasciatore a Venezia, in Savoia e nel Monferrato per conchiudere la pace col Visconti, si giovava del B. e delle sue relazioni ungheresi per saggiare l'ambiente vicino all'imperatore.
Nel 1427 il B. era podestà di Perugia; nel frattempo il papa lo nominava senatore di Roma per un semestre con decorrenza dal successivo 11 novembre. Egli prese servizio in ritardo (il 22 non era ancora giunto a Roma), ma poi espletò regolarmente anche questa mansione. Tornato definitivamente in patria dopo la morte di Martino V, ebbe dalla Repubblica molti importanti incarichi. Nel 1431 era in missione diplomatica a Roma; nel 1433 in Ungheria per ottepere la liberazione del fratello Giovanni, nel 1435, infine, a Urbino con la delicata missione di convincere il conte Guidantonio a sorvegliare l'operato dei fuorusciti fiorentini esuli nelle sue terre e impedire loro di nuocere alla Repubblica e di ostacolare, quindi, la politica di Cosimo de' Medici.
Perché sia stato scelto proprio il B. per l'ambasceria al Montefeltro si capisce abbastanza bene se si pensa che egli era assai pratico delle cose che riguardavano i territori soggetti - sia pur formalmente - alla Chiesa; oltre a ciò egli conosceva forse personalmente il conte, che nel gennaio 1424 era venuto a Roma per sposarvi Caterina Colonna, nipote del gran protettore del B., il papa Martino. Ma più interessante ancora è il fatto che quest'ambasceria non lascia dubbi sulla posizione politica del B.: del resto, la sua stessa vecchia amicizia con Giovanni XXIII - i cui stretti rapporti con Giovanni de' Medici sono noti - e il suo progressivo legarsi con tutta la sua famiglia alle fortune di Cosimo (dice il Cavalcanti nelle Istorie fiorentine:"molti de' Buondelmonti, e massimamente i figliuoli di messer Andrea, Cosimo e le sue cose amavano") facevano già comprendere da che parte si sarebbe collocato allo sfasciarsi di quell'oligarchia che dall'indomani del tumulto dei Ciompi reggeva lesorti di Firenze. Queste posizioni non gli avevano d'altro canto vietato di mantenere rapporti fors'anche cordiali con Rinaldo degli Albizzi; ma bisogna a questo proposito ricordare che Rinaldo mantenne a lungo nei confronti di Cosimo un atteggiamento ambiguo e conciliante, e che solo con un certo ritardo comprese fino a che punto la politica del Medici fosse esiziale per gli oligarchi.
Il B. morì a Firenze nel 1437. Si era sposato due volte, prima con Francesca del Bene, poi con Rita Corsini. Ebbe sei figli, quattro maschi - Andrea, Matteo, Iacopo e Angelo - e due femmine, Maria e Maddalena, maritate rispettivamente a Simone Gondi e Giovanni Salviati.
Degne di attenzione sono le condizioni economiche del B. e dei fratelli, quali compaiono attraverso i catasti dal 1427 al 1433. A parte le case nel popolo di S. Stefano e qualche immobile in borgo Santi Apostoli, i Buondelmonti posseggono parecchi poderi e terreni, soprattutto in Valdipesa. Queste proprietà non si presentano particolarmente prospere, ma ciò è forse dovuto anche alla generale depressione economica seguita alla guerra viscontea. Più interessante la situazione in ordine al capitale mobile, e soprattutto ai debiti: 4176 fiorini nel 1427, di 3500 dei quali è creditore il banco mediceo; nel 1431 il debito sale complessivamente a 5950 fiorini, dovuti per più della metà a Cosimo; nel 1433 esso scende a 3919, quasi tutti da restituire al Medici. Questa situazione finanziaria non rosea (bisogna però ricordare che per i problemi riguardanti il capitale mobile le denunzie catastali non sono fonte idonea) contribuisce a chiarire i legami tra Medici e Buondelmonti.
Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Firenze, Catasto (S. Maria Novella,Vipera), n. 39, c. 551 ss.; 74, cc. 85v-90v; 403, c. 72v ss.; 454, pp. 498, 532r-536r; 455, cc. 478v-482v, 618; Ibid., Signori e Collegi Legazioni e Commissarie. Elezioni ed istruzioni ad ambasciatori, 10, cc. 10v 11v; Commissioni di Rinaldo degli Albizzi, a cura di C. Guasti, Firenze 1867-73, ad Indicem;G. Cavalcanti, Istorie fiorentine, a cura di G. Di Pino, Milano 1944, p. 263; D. Tiribilli-Giuliani, Somm. stor. delle fam. celebri toscane, I, Firenze 1855, s.v. Buondelmonti; A. Salimei, Senatori e statuti di Roma nel Medioevo. I senatori, Roma 1935, p. 173; P. Litta, Le famiglie celebri ital., sub voce Buondelmonti di Firenze, tav. X.