SIMONE CAMALDOLESE
(o da Siena)
Miniatore senese attivo a Siena e a Firenze, documentato dal 1379-1380 al 1398.Non sussistono dati biografici sicuri sull'artista - allo stato attuale si ignorano le date di nascita e di morte - e altrettanto indeterminati sono gli estremi cronologici della sua attività. L'origine senese si evince dall'explicit dell'antifonario, proveniente dalla chiesa vallombrosana di S. Pancrazio (Firenze, Laur., cor. 39, c. 235v): "ad pennam miniavit eum Paulus Soldini de Florentia. Sed cum pennello miniavit eum dominus Simon de Senis monachus ordinis camaldulensis. Et fuit expletus anno ab incarnatione Domini MCCCLXXXI de mense septenbris".Il tentativo di Milanesi (in Vasari, Le vite, 1878) di identificare S. con don Simone Stefani, nato nel 1364, monaco professo nel 1386, veniva considerato da D'Ancona (1914, p. 2) del tutto privo di fondamento, dal momento che già nel 1381 S. risulta frate dell'Ordine camaldolese, come appare nella sottoscrizione del citato antifonario di S. Pancrazio.Probabilmente intorno alla fine degli anni settanta egli si trovava a Firenze per affiancare nel lavoro di decorazione libraria il confratello don Silvestro dei Gherarducci, forse più anziano di lui. Non è noto presso quale sede dell'Ordine dimorasse, forse ospitato presso il convento di S. Maria degli Angeli. Peraltro, a differenza dei più noti confratelli, don Silvestro e don Lorenzo Monaco, dalle carte archivistiche S. non risulta mai citato nelle liste dei monaci presenti nel convento fiorentino. Lo si trova invece documentato per la prima volta a Firenze nel 1379-1380, al lavoro per la scrittura di libri per S. Maria Nuova (Levi D'Ancona, 1962, p. 240). Per la medesima committenza nel 1380 collaborò con Paolo Soldini alle miniature di un messale e nel 1385 venne pagato per un breviario (Levi D'Ancona, 1994, p. 28).Il riferimento cronologico più avanzato per l'attività di S. come miniatore è il 1398, data apposta in un manoscritto della Commedia di Dante (Firenze, Laur., Tempi 1), concordemente assegnatogli dalla critica. Non risulta attendibile un'attività estrema, prolungatasi addirittura negli anni venti del Quattrocento, supposta da Milanesi (in Vasari, Le vite, 1878).Nella prima opera firmata, l'antifonario di S. Pancrazio del 1381 (Firenze, Laur., cor. 39), e negli altri corali provenienti dalla medesima chiesa (Firenze, Laur., cor. 37, cor. 38 - datato 1381 sul foglio di guardia -, cor. 40), situabili cronologicamente intorno agli anni ottanta, assegnati già da D'Ancona (1914, II, nrr. 53-57) e da Salmi (1954, p. 19) a S., si osserva una conduzione esecutiva assai schematica nel repertorio delle figure umane. Cifra stilistica ben evidente anche nei corali di Santa Croce, databili al 1375-1380 (Firenze, Arch. dell'Opera di Santa Croce, D, P), nel graduale di Londra (Vict. and Alb. Mus., 18.V.1868) e nei due corali, di poco posteriori, forse provenienti dal convento olivetano di S. Michele in Bosco a Bologna (Bologna, Mus. Civ. Medievale, 541, graduale santorale; 542, graduale temporale; Kanter, 1994, pp. 206-208).Il debito di formazione di S. deve ricollegarsi (Boskovits, 1975, p. 112; ma la critica non è unanimemente d'accordo) con i precedenti senesi, in particolare Niccolò di Ser Sozzo e Lippo Vanni. Del resto il legame con l'ambiente artistico della sua terra d'origine viene avvalorato dalla esecuzione dei minî per lo Statuto del Campaio (Siena, Arch. di Stato, Campaio 2), datato 1361, ma con aggiunte posteriori, assegnatogli da Boskovits (1972, p. 41), che proponeva una collocazione cronologica intorno agli anni 1385-1390.Sebbene per il momento non siano stati rintracciati documenti che attestano la partecipazione di S. alla decorazione delle due serie di antifonari per S. Maria degli Angeli (Firenze, Laur., cor. 1-20) e S. Maria Nuova (Firenze, Mus. Naz. del Bargello, A 69, C 71, E 70, F 72, G 73, H 74; Firenze, Ospedale di S. Maria Nuova, B, D, I; Firenze, Mus. di S. Marco, 557), iniziate parallelamente, almeno per quanto concerne la scrittura (Levi D'Ancona, 1979, p. 468; 1985, p. 454; con documenti fino al 1395, anno in cui si registra un pagamento a don Silvestro dei Gherarducci), tuttavia probabilmente si deve alla sua mano la Natività - peraltro rovinata - a c. 82v del codice proveniente da S. Maria Nuova (Firenze, Mus. Naz. del Bargello, C 71), databile al 1387-1395, secondo quanto ha proposto Levi D'Ancona (1979, p. 469; 1985).Nuovi documenti rintracciati successivamente (Freuler, 1994, pp. 131-154) permettono di appurare che fin dal 1375 si era avviata la commissione per miniare un graduale per il nuovo coro di S. Maria degli Angeli, terminato di costruire nel 1374. Si tratta del codice che reca la data 1370 (Firenze, Laur., cor. 2; stile fiorentino), relativa però solo al completamento della scrittura, e la cui decorazione si deve alla mano di don Silvestro dei Gherarducci con la collaborazione del Maestro delle Canzoni (Freuler, 1994, p. 146). Levi D'Ancona (1978, p. 224) erroneamente riteneva staccata da quel corale l'iniziale C con S. Lorenzo (New York, Metropolitan Mus. of Art; Bequest of Mrs. A.M. Minturn, 1890, 90.61.2), che accostava a S. per la sorprendente somiglianza con la miniatura di analogo soggetto effigiata a c. 39v dell'antifonario della chiesa del Carmine (Firenze, Mus. di S. Marco, 572).Nel gruppo di miniature staccate, provenienti dai corali di S. Maria degli Angeli, Levi D'Ancona (1978, p. 230; 1994, p. 29; 1995, p. 127) ha rintracciato varie iniziali riferibili a Simone Camaldolese. Pagamenti risalenti agli anni 1387-1389 provano che S. attendeva alla decorazione di antifonari per il convento fiorentino di S. Miniato al Monte. Nel 1387 venne pagato dal medesimo committente per la miniatura di una Crocifissione in un messale, come attestato da Levi D'Ancona (1962, p. 240). Circa il messale, la studiosa aveva per prima ipotizzato che potesse trattarsi in realtà di un graduale con le parti cantate della messa e aveva individuato nelle nove miniature ritagliate, conservate in un codice vaticano (Roma, BAV, Ross. 1192, inv. nrr. 1, 3-10) e in altre due iniziali - la B, con la Trinità (New York, Metropolitan Mus. of Art, Robert Lehman Coll., Acc. nr. 1975.1.2476) e la E, con l'Adorazione dei Magi (New York, Bernard H. Breslauer Coll.) - le illustrazioni del codice in questione (Kanter, 1994, pp. 210-216; Levi D'Ancona, 1995, p. 125).Per quanto le bordure vegetali piuttosto omogenee siano assegnabili interamente al pennello di S., è stata individuata la partecipazione di tre diverse mani nelle iniziali figurate. Oltre all'intervento interamente autografo di S. nell'iniziale con la Natività (Roma, BAV, Ross. 1192, inv. nr. 4), sono riconoscibili il Maestro del Codice Rossiano, di estrazione senese - così battezzato da Boskovits (1975, p. 112; 1983, pp. 265, 267), che notava identità di mano in alcune delle iniziali vaticane in rapporto con la miniatura della Robert Lehman Coll. - e il Maestro dell'Epifania Breslauer (che prende nome dalla miniatura eponima), in qualità di collaboratore di S.; Kanter (1995, p. 214) propone di identificare quest'ultima personalità con Giovanni Federighi, citato nei documenti di S. Miniato al Monte per pagamenti da novembre 1387 a maggio dell'anno seguente "per miniatura del Messale".Prima ancora che Levi D'Ancona (1962) rendesse noti gli atti di pagamento per gli anni 1388-1389 a S., già da Salmi (1954, p. 43) gli erano stati assegnati i minî di cinque antifonari destinati alla chiesa del Carmine (Firenze, Mus. di S. Marco, 571-572, 575, 577-579; i codici 571 e 575 costituivano un unico volume prima del 1473), nei quali vi sarebbe stata larga partecipazione di collaboratori (Chiarelli, 1968).La miniatura dell'iniziale R con la scena della Risurrezione (New York, Bernard H. Breslauer Coll.), firmata e datata 1388 ("Hoc opus fecit don Simone ordinis kamaldulensis anno MCCCLXXXVIII"), forse appartenuta a un graduale, si pone nella fase intermedia tra la commissione dei corali della chiesa del Carmine e l'esecuzione del graduale per S. Miniato al Monte. Il motivo del fondo oro, lavorato da S. a punzone lungo i bordi e nelle aureole, si ritrova del tutto identico nelle miniature staccate da quest'ultimo corale e compare anche nelle lettere a fondo dorato di un manoscritto della Commedia cronologicamente vicino (New Haven, Yale Univ., Beinecke Lib., 428).Nella fase ultima del miniatore, forse protrattasi fino al primo decennio del Quattrocento, si colloca l'antifonario della chiesa di Santa Croce (Firenze, Arch. dell'Opera di Santa Croce, B), che reca nella iniziale con la Natività (c. 5v) la firma di S., già segnalata da Milanesi (in Vasari, Le vite, 1878). Sembra evidente l'evoluzione maturata nel linguaggio artistico del miniatore: ai personaggi immobili, dalle anatomie incerte, si sostituiscono composizioni più dinamiche inserite entro i fogliami mossi che compongono la struttura delle iniziali. Resta da osservare che nei corali (1-2) della collegiata di S. Lorenzo a Santa Croce sull'Arno (prov. Pisa), così come nell'iniziale H con la Natività a Kreuzlingen (Coll. Kisters), si avvertono nella complessa articolazione dei fogliami avvoltolati della lettera i legami con la fase tarda di don Silvestro dei Gherarducci, in particolare con le iniziali miniate staccate con tutta probabilità da due graduali degli anni 1395-1399, eseguiti per il convento camaldolese di S. Michele a Murano (Freuler, 1994, pp. 155-176).
Bibl.:
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