CORREGGIO (de Corigia, da Corezo), Simone da
Fu il figlio primogenito del signore di Parma Giberto; la madre, di cui si ignora il nome, era sorella di Franceschino Malaspina ed era già morta nel 1301 quando Giberto si sposò con una Caminese. Nel luglio del 1306 il C. ebbe in sposa Cancelleria, figlia di Maffeo Maggi nipote di Bernardo Maggi, vescovo e signore della città di Brescia. Più tardi, il 2 sett. 1319, si unì in seconde nozze con una figlia di Francesco di Guido della Torre, già da otto anni espulso da Milano ed ora in cerca di alleati nella lotta contro i Visconti.
Il C., pur essendo il fratello maggiore, non ebbe un ruolo preminente nelle vicende che, alla morte del padre (1321), videro i Correggio impegnati a fondo nella vita politica e militare parmigiana e lombarda; infatti Azzo e Guido, dotati di una personalità di maggior spicco, furono i soli artefici delle fortune e delle disgrazie dei figli di Giberto.
Ben poche notizie possiamo raccogliere sul C. vissuto prima all'ombra del padre, poi in, accordo con le iniziative dei fratelli. Si mantenne unito anche alla famiglia materna e alla fine di febbraio del 1315, lo incontriamo al servizio dello zio Franceschino Malaspina, già vicario di Parma e sempre alleato di Giberto, nella guerra che stava conducendo contro il cardinale Luca Fieschi e i Pontremolesi. I frutti di questo aiuto li raccolse poi Giberto il quale, persa la signoria di Parma, divenne nel 1319 vicario e governatore di Pontremoli per conto del Malaspina e dei pontremolesi Filippi.
Anche il C., dopo la cacciata da Parma del 1316, aveva seguito la sorte del padre, alla cui morte, nel luglio del 1321, continuò coi fratelli e lo zio Matteo a cercare aiuti per recuperare la signoria perduta. Per tale motivo nelle lotte tra i Rossi e i Sanvitale, i Correggio appoggiarono questi ultimi, capeggiati dal loro cognato Gianquirico Sanvitale. Fu proprio per togliere a Gianquirico l'appoggio dei Correggio che il Consiglio dei sapienti - essendo ormai morto Giberto - decise di abrogare le disposizioni del 1317 che vietavano loro di rimettere piede in città. Il 22 sett. 1322 il C., Azzo, lo zio Matteo e il fratello naturale Lombardino poterono finalmente rientrare in Parma. Pochi giorni dopo il C. tornò a Castelnuovo e fu la volta del rientro di Guido: non osavano stare tutti contemporaneamente in città, poiché nutrivano forti sospetti sulla lealtà dei loro avversari. Non a torto: infatti meno di due mesi più tardi uno dei loro seguaci fu trovato ucciso ed essi lasciarono spontaneamente Parma per ristabilirsi nella loro più sicura fortezza di Castelnuovo.
Il C. vi si fermò pochi giorni; subito dopo con un gran numero di uomini a piedi e a cavallo, raccolti a sue spese, e con molti soldati del Comune di Firenze e di altre città toscane in lega con la Chiesa, andò a Piacenza al servizio del legato Bertrando del Poggetto in difesa della città appena strappata ai Visconti; con tutti costoro partecipò poi alla crociata contro Milano. Anche i Rossi, per mantenere il loro predominio in Parma, si schierarono dalla parte del legato, dal quale furono costretti a concedere ai Correggio le opportune garanzie per un loro sicuro e tranquillo soggiorno in città. Azzo e Guido si stabilirono nel convento di S. Giovanni; il C., invece, più diffidente, rientrò solo dopo alcuni giorni e vi rimase per poco tempo, poiché non riteneva sufficienti le garanzie offerte dai Rossi.
Pochi mesi più tardi (1325) Azzo e Guido si unirono a lui e con i loro uomini e diversi soldati del legato oltrepassarono la Tagliata presso Guastalla, ed occuparono le terre mantovane al di qua del Po. Divennero così padroni del territorio che si estende tra la Tagliata e il Po, comprendente i centri di Zara, Luzzara, Suzzara e San Benedetto Polirone. Rimase nelle mani dei Mantovani solo il castello di Reggiolo. Inoltre la zona appena conquistata venne subito concessa dal legato ai Correggio in perpetuo possesso; ma l'anno seguente (1326) per le difficoltà incontrate, essi preferirono rinunciarvi.
L'avvicinamento tra i Rossi e i Correggio, che da tre anni militavano nello schieramento antivisconteo, sembrò trovare una sanzione definitiva quando, nel settembre del 1328, il C. e il fratello Azzo, assieme con Marsilio e Andreasio Rossi, aiutarono Cangrande della Scala a divenire signore di Padova. Subito dopo, però, la presenza in Italia di Lodovico il Bavaro e l'appoggio di Cangrande, spinsero Rolando Rossi a liberarsi della protezione del legato e a divenire il solo padrone di Parma. I tentativi dei Correggio e di Gianquirico Sanvitale per strappare Parma ai Rossi con l'aiuto incostante del legato furono inutili fino all'arrivo di Giovanni di Lussemburgo re di Boemia, che, come al solito, impose ai Rossi, che avevano riconosciuto la sua autorità, di accogliere in città i fuorusciti: il C. entrò in Parma col fratello Azzo il 9. apr. 1331 e fu ricevuto con onore dal re.
Benché si fossero costruita una vera e propria fortezza fra la piazza del Comune e quella della cattedrale, i Correggio dovettero riprendere la via dell'esilio quando Rolando Rossi, questa volta con l'appoggio di Giovanni re di Boemia, fu di nuovo unico signore di Parma. Ma non per molto. Mastino ed Alberto della Scala, nipoti dei Correggio e signori di Verona, posero l'assedio alla città di Parma, e Rolando Rossi dovette chiedere la pace nel giugno del 1335. Da allora i Correggio tennero la città per i loro nipoti e ne furono di fatto i padroni. Il C. si stabilì nel palazzo dell'Arena, che fece rifare e adattare al suo uso; poi, dalla primavera all'autunno del 1336, guidò la campagna militare degli Scaligeri contro Pontremoli, della quale si impadronì nell'ottobre di quell'anno dopo un difficile assedio. Riuscì così ad allargare l'influenza degli Scaligeri nell'Italia centrosettentrionale e ad aumentare il potere dei Correggio in Parma.
Anche se gli autori principali del tradimento nei confronti di Mastino ed Alberto della Scala furono Azzo e Guido da Correggio, il C., nelle vicende che precedettero la cacciata degli Scaligeri da Parma, favorì i piani dei suoi due intraprendenti fratelli. A lui va attribuito il merito di aver tenuto a freno le loro ambizioni una volta conquistato il potere. Infatti pochissimi giorni dopo la morte del C. avvenuta nel 1344, esplose apertamente fra i due la discordia che fece perdere per sempre ai Correggio il possesso di Parma. Azzo, in Parma, si assicurò l'appoggio del marchese d'Este; Guido, fedele ai Visconti, corse a fortificarsi contro il fratello nei suoi castelli della pianura, ma morì nell'estate 13451. Il figlio del C. Gianfrancesco o Canfrancesco, detto comunemente Cagnolo, dapprima si schierò dalla parte di Azzo, poi si appoggiò ora all'uno ora all'altro dei grandi signori che si contendevano il dominio dell'area padana, ma a differenza del padre, non poteva più sperare di rientrare in possesso di Parma.
Fonti e Bibl.: Historiae Romanae fragmenta, in L. A. Muratori, Antiquitates Italicae Medii Aevii, III, Mediolani 1740, coll. 287 s.; Iohannes de Cornazanis, Historiae Parmensis fragmenta, in L. A. Muratori, Rer. Italic. Script., XII, Mediolani 1728, coll. 742 s.; Guilielmus et Albigetus Cortusii, Historia de novitatibus Paduae et Lombardiae, ibid., col. 903; Sagacius et Petrus de Gazata, Chronicon Reziense, ibid., XVIII, ibid. 1731, coll. 34, 56 s.; Chronicon Parmense in Rer. Ital. Script., 2 ed., IX, 9, a cura di G. Bonazzi, ad Indicem;Guillelmi de Cortusiis Chronica de novitatibus Padue et Lombardie, ibid., XII, s, a cura di B. Pagnin, p. 86; Chronicon Estense cum additamentis usque ad annum 1478, ibid., XV, 3, a cura di G. Bertoni-E. P. Vicini, pp. 91, 122, 128, 148; Iohannis de Bazano Chronicon Mutinense (888-1363), ibid., XV, 4, a cura di T. Casini, pp. 105, 120; Storie pistoresi (1300-1348), ibid., XI, 5, a cura di S. A. Barbi, ad Indicem;G. B. Gatari, Cronaca carrarese confrontata con la redazione di Andrea Gatari (1318-1407), ibid., XVII, 1, a cura di A. Medin-G. Tolomei, I, ad Indicem;F. Nicolli, Codice diplomatico Parmense, Piacenza 1835, pp. 261 s.; Chronica Parmensia, a cura di L. Barbieri, in Monumenta historica ad Provincias Parmensem et Placentinam pertinentia, X, Parmae 1858, ad Indicem; Cronache modenesi di A. Tassoni, di Giovanni da Bazzano e di Bonifacio Morano, a cura di L. Vischi,-T. Sandonnini,-O. Raselli, in Mon. di storia patria delle prov. modenesi, Cronache, XV, Modena 1888, ad Indicem; B.Angeli, La historia della città di Parma, Parma 1591, pp. 157 s., 326; N. Tacoli, Mem. stor. di Reggio di Lombardia, III, Carpi 1769, pp. 683-686; G. B. Verci, Storia della Marca Trivigiana e Veronese, IX, Venezia 1786, pp. 101 s.; G. Tiraboschi, Mem. stor. modenesi, V, Modena 1795, pp. 39-48; I. Affò, Storia della città di Parma, IV, Parma 1795, ad Indicem;F. Sansovino, Croniche della casa e città di Correggio, a cura di Q. Bulbarini, in Antichità correggesche, Correggio 1881, pp. 121-124; A. Mossina, Cronol. dei signori di Guastalla, in Arch. stor. per le prov. parmensi, s. 3, II (1937), p. 76; P.Litta, Le famiglie celebri ital., sub voce Correggio, tav. II.