ELIA, Simone
Nacque a Ranica, presso Bergamo, da Simone Michele, di famiglia originaria del Canton Ticino, e da Lucia Messi di Gorle.
I registri della parrocchiale non rendono chiaro però se, fra i dieci figli di questi ultimi, l'architetto vada identificato con Domenico Simone, nato il 10 nov. 1769, o con Simone Gioachino, nato l'11 giugno 1775 (Angelini, 1957-59, p. 43).
Attorno al 1797, quando fu chiamato per il completamento della chiesa di Ranica, l'E. era appena rientrato da un soggiorno a Roma durato tre anni, che aveva fatto seguito a un precedente biennio di studi in Milano (Ranica, Arch. parrocchiale, B. Cortesi, Cronaca della costruzione della chiesa di Ranica, 1852 c.).
È dubbio, data la giovane età, che a lui si debba il disegno della chiesa della Visitazione per il convento delle salesiane di Alzano Maggiore (1780-1795), attribuitogli da alcune fonti (Il monastero…, 1937, pp. 51 ss.): l'E. citato nei documenti riguardanti questo edificio è, più probabilmente, un omonimo o, forse, lo stesso Simone Michele, morto nel 1788 (Lodetti, 1986), padre dell'architetto, che non è escluso abbia esercitato un mestiere analogo a quello del figlio (Angelini, 1957-59, p. 43).
A Ranica, sua prima opera certa, l'E. fu incaricato dal nuovo parroco, Gaetano Baldis, di rivedere e portare a termine un progetto impostato nel 1780 da Giacomo Martino Caniana secondo linee che si andavano ormai rivelando troppo grandiose. L'E. completò l'esecuzione della cupola e delle volte e diede per il corpo di facciata una soluzione a esedra, originale e ardita dal punto di vista tecnico, che fu completata nel 1804 ed elogiata anche da L. Pollack in un sopralluogo effettuato in quegli anni.
Forse proprio all'ottima prova data a Ranica l'E. dovette la seconda fondamentale occasione della sua carriera, la commissione nel 1804-1805 della nuova sede dell'Accademia e della Pinacoteca Carrara in Bergamo.
La commissaria che reggeva l'istituzione dopo la morte del fondatore aveva posto come condizione che il nuovo edificio incorporasse le murature della sede precedente, in parte fatta costruire da Giacomo Carrara nel 1775-81 secondo un progetto dell'architetto Costantino Gallizioli, in parte derivata dall'adattamento dei locali della soppressa locanda "La Campana". Chiamato a concorso insieme con Leopoldo Pollack, che era stato suo maestro a Brera, l'E. seppe assicurare una soluzione forse meno ambiziosa ma complessivamente felice quanto ad assetto monumentale, più attenta a trarre partito dalle preesistenze e, soprattutto, meglio aderente a quelle che i committenti prevedevano all'epoca come le linee di sviluppo dell'istituzione. Costruito fra 1808 e 1813, l'edificio si trovò però a scontare presto i limiti del programma, nei condizionamenti imposti dalla conservazione delle parti settecentesche e nello spazio troppo ristretto che, a fronte dello sviluppo dato alle scuole e ai locali accademici, era stato riservato alla pinacoteca. Forse anche per questo, negli ambienti cittadini le valutazioni sull'operato dell'E. si fecero col tempo contrastanti, tanto che un contemporaneo, G. Marenzi (p. 131), non esitava a definire nel 1824 l'edificio della Carrara "un composto di errori appena perdonabili ad un scolaro principiante".
Al 1802-1805 dovrebbero risalire (Locatelli, 1879, pp. 380 s.) i lavori per il salone di palazzo Maffeis in via Pignolo a Bergamo, decorato da bassorilievi che sono in parte anch'essi su disegno dell'Elia. Quasi contemporaneo all'incarico per l'Accademia Carrara è quello per l'erezione della parrocchiale di S. Giuliano ad Albino in Val Seriana (1807-1815). Negli anni successivi la carriera dell'E., progressivamente esautorato nei lavori alla Carrara dal nuovo professore di architettura, Giacomo Bianconi, si fa difficile da seguire.
È incerta la data di costruzione di un'altra delle sue realizzazioni maggiori, la villa Camozzi Vertova presso Ranica, ordinata dagli stessi committenti che nel 1827 gli affidarono l'esecuzione di due altari per la parrocchiale del paese. Per analogia stilistica vengono assegnate all'E. altre due ville, il cui partito architettonico ricorda quello di Ranica, la Camozzi poi Maffeis a Torre Boldone e la Celati poi Frizzoni e Zavaritt a Gorle, in frazione Bajo, che deriva dalla ristrutturazione di uno stabile del Seicento. L'elenco delle opere restanti si basa, per il momento, più su testimonianze raccolte a fine Ottocento da Elia Fornoni che non su conferme documentarie e comprende villa Sottocasa in Bergamo, il portale (1809) e un altare a destra nella parrocchiale di Villa di Serio, il pulpito della parrocchiale di S. Maria a Romano di Lombardia (Pagnoni, 1979, p. 303) e, forse, lavori di portata incerta per il cimitero vecchio di Alzano (Mandelli, 1959, p. 182). Da scartare, invece, l'attribuzione dell'ingresso al convento delle visitandine di Alzano (Angelini, 1957-59, p. 44), non sostenuta da adeguata documentazione.
La data di morte dell'E. non è nota; mancano tuttavia sue notizie certe posteriori alla commissione, nel 1827, dei due altari per Ranica.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Arch. dell'Accademia Carrara, III, Fabbricati e terreni, sudd. 1; Ibid., Arch. della Curia vescovile, Ms. Fornoni: E. Fornoni, Architetti-Scultori, I, p. 123; G. Marenzi, Guida di Bergamo [1824], Bergamo 1985, pp. 19, 131, 167, tavv. XI-XIII; A. Locatelli, Guida artistico-monumentale di Bergamo e sua provincia, Bergamo 1854, p. 105; P. Locatelli, Illustri bergamaschi, III, Bergamo 1879, pp. 329, 380 s.; G. Odoni, La sede dell'Accademia Carrara e del circolo artistico, in L'arte in Bergamo e l'Accademia Carrara, Bergamo 1897, pp. 119 ss., 123; Il monastero della Visitazione in Alzano Maggiore, ricordo del secondo centenario della fond. 1737-1937, Bergamo 1937, pp. 51 ss.; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, V, Bergamo 1959, p. 571; A. Mandelli, Alzano nei secoli, Bergamo 1959, pp. 181 s.; L. Angelini, L'architetto S. E. del primo Ottocento, in Atti dell'Ateneo di scienze lett. ed arti in Bergamo, XXX (1957-59), pp. 35-51; Id., La villa dei Conti Camozzi-Vertova in Ranica, in Dodici ville bergamasche, Bergamo 1962, pp. 25 ss.; La nostra parrocchiale, in Ranica, numero unico per l'inaugurazione dei restauri alla parrocchiale, Bergamo 1962, pp. 6-9; G. Mezzanotte, Architettura neoclassica in Lombardia, Napoli 1966, pp. 183, 222; C. Perogalli-M. G. Sandri, Ville delle province di Bergamo e Brescia, Milano 1969, pp. 25 s., 216, 235, 351, 366 s., 381, 384 s., 395; G. Pavoni, Antichi monasteri di Alzano, Bergamo 1973, p. 145; C. Patelli, Alzano Maggiore e la basilica di S. Martino, Bergamo 1978, p. 182; Chiese parrocchiali bergamasche, a cura di L. Pagnoni, Bergamo 1979, pp. 49, 296, 303; F. Rossi, Accademia Carrara Bergamo. Catalogo dei dipinti, Bergamo 1979, pp. 7, 10; R. Ferrante, Ville patrizie bergamasche, Bergamo 1983, pp. 204-215; F. Rossi, Accademia Carrara: duecento anni. I grandi disegni italiani dell'Accademia Carrara di Bergamo, Milano 1985, pp. 15, 18; C. Lodetti, L'architetto S. E., in Notiziario parrocchiale di Ranica, sett. 1986, pp. n. num.; M. L. Scalvini-G. P. Calza-P. Finardi, Bergamo, Bari 1987, p. 167; G. Gregori, Accademia Carrara: edificazione di una accademia neoclassica, in Osservatorio delle arti, O (1988), pp. 64-75.