FELICE, Simone
Sono poche le notizie sulla vita di questo incisore, originario di Roma, dove fu operoso nella seconda metà del sec. XVII (Zani, 1821). Lo Strutt (1785) lo giudica attivo nella città a partire dal 1665, ma non fornisce elementi a sostegno di questa datazione. A forse più opportuno anticipare l'inizio della sua attività artistica intorno al 1655, presunta data di pubblicazione di una delle raccolte di vedute cui fu chiamato a collaborare. Le poche incisioni a noi note lo testimoniano artista specializzato nel genere della veduta prospettica. Collaborò infatti a due raccolte di vedute edite a Roma da G. G. De Rossi ed eseguite da G. B. Falda: Nuovi disegni dell'architetture e piante de' palazzi di Roma (61 tavv., s. d. [ma 1665]), per le quali eseguì il prospetto di Palazzo Bolognetti (tav. 43; attualmente palazzo Bigazzini), e Li giardini di Roma (21 tavv., ediz. del 1683), per le quali firmò due tavole raffiguranti Villa Borghese (15, 16) e tre riproducenti prospetto e giardino di Villa Pamphili (19, 20, 21). Riconducibili probabilmente alla sua mano sono anche due altre stampe, siglate SF (Palazzo in Laterano, tav. 10; Palazzo Muti Papazzurri, tav. 42), incluse nella serie Palazzi di Roma de' più celebri architetti (44tavv., Roma, G. G. De Rossi, s. d. [ma 1655]), eseguite su disegno dell'architetto Pietro Ferrerio. Sono note, infine, anche due incisioni sciolte e firmate, realizzate ad acquaforte su disegno di C. Fontana: la prima, stampata su due fogli, non datata, raffigura la veduta a volo d'uccello di Villa Cetinale, nei pressi di Siena, di proprietà del cardinale Flavio Chigi (Gab. naz. d. stampe, 26 f 6, FC 97);la seconda, datata 1674, presenta Prospetto e pianta di S. Maria di Montesanto, a Roma (Ibid., 35 H10, FC 37122).
Il F., come sostiene l'Assunto (1980, p. 11), collaborò non tanto con Falda, quanto con il suo editore, G. G. De Rossi. Lo Strutt (1785) e lo Zani (1821) lo ricordano soprattutto per la sua collaborazione a Li giardini di Roma e giudicano il suo stile affatto inferiore a quello del maestro; sembra, tuttavia, più adeguato il giudizio della critica più recente (cfr. anche Mac Guire, 1965), che ritiene la sua opera dignitosa per quanto riguarda la qualità tecnica, ma priva di vera ricerca compositiva ed espressiva, nell'esclusivo ambito di una corretta quanto diligente continuazione dell'operato del Falda.
Fonti e Bibl.: J. Strutt, Biographical Dictionary of all the engravers, London 1785, p. 290; P. Zani, Enc. metodica, critica-ragionata delle belle arti, I, 8, Parma 1821, p. 219; G.K. Nagler, Neues Aligem. Künstler-Lexikon, IV, München 1837, p. 270; Ch. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, II, Paris 1856, p. 222; M. Bryans Dict. of painters and engravers, II, London 1903, p. 151; A. De Witt, Galleria degli Uffizi. La collez. delle stampe, Roma 1938, p. 153; P. Arrigoni-A. Bertarelli, Piante e vedute di Roma e del Lazio, Milano 1939, p. 365 n. 3622; C. A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 57; D. K. Mc Guire, G. B. Falda and the decorative plan in three Italian gardens, in The American Connoisseur, CLIX (1965), p. 61; Indice bibl. degli incisori ital. dalle origini fino al XVIII secolo, a cura di V. Piontelli, Milano 1978, p. 22; Ville e giardini di Roma nelle incisioni di G. B. Falda, a cura di R. Assunto-A. Tagliolini, Milano 1980, pp. 11, 36, 38; The Illustrated Bartsch, XLVII, 1, New York 1983, pp. 343 s., 347 ss.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XI, p. 368; Diz. enc. Bolaffi dei pittori e degli incisori ital., IV, p. 347.