GALIGNANI (Galignani de Karera), Simone
Libraio padovano, attivo anche a Venezia, iniziò la propria attività nel 1552 in anni in cui la tipografia padovana vide una stagione di modesta ripresa dopo la forte crisi della prima metà del '500.
In quell'anno il G. stampò in ottavo gli Opuscula del medico Bassiano Lando. Per diverso tempo non si ha più notizia di altre sue iniziative. Riprese l'attività intorno al 1564 con la pubblicazione del Therapeutice, sive medendi ratio affectus omnes praeter naturam di Giovanni Paolo Pernumia stampato a Venezia da Comin da Trino: sulla base degli elementi presenti sui frontespizi il G. risulta infatti essere stato libraio ed editore, ma non essersi occupato mai delle operazioni tipografiche, preferendo rivolgersi per la stampa dei propri libri al padovano Lorenzo Pasquati o ai veneziani Comin da Trino, Giorgio Angelieri e Jacopo Simbeni. Dal 1564 l'attività del G. si dipanò tra Padova e Venezia, con una certa tendenza tuttavia a far figurare i propri libri stampati a Venezia. Rimase comunque, come molti tipografi e librai padovani, legato agli ambienti dell'Università. Sino al 1570 pubblicò opere dei medici, professori presso lo Studio padovano, Bassiano Lando, Giovanni Paolo Pernumia e Gabriele Falloppia (Expositio in librum Galeni de ossibus, 1570).
Il periodo di maggiore impegno editoriale del G. è concentrato tra il 1569 e 1578. In questi anni pubblicò non più di una decina di opere: pochi titoli, ma di elevata qualità e dalla complessa realizzazione. Erano opere in grande formato spesso provviste di ricchi apparati iconografici confezionati allo scopo, contraddistinte dalla marca della torre e dal motto "Turris et fortitudo mihi deus".
Nel 1572 prese il via l'importante collaborazione con l'incisore padovano Girolamo Porro, il quale in alcuni casi fu presente anche in veste di coeditore. Videro così la luce libri di notevole prestigio e di buona fortuna commerciale. In quell'anno venne pubblicata l'opera geografica del poligrafo toscano Tommaso Porcacchi Le isole più famose del mondo.
Il libro, che usciva con una dedica del G. a don Giovanni d'Austria di cui si celebrava la vittoria di Lepanto, presentava un'ampia serie di descrizioni di oltre un centinaio di isole del mondo, ciascuna illustrata da una tavola incisa su rame dal Porro. L'opera ebbe notevole fortuna e venne ristampata nel 1576, arricchita e con una nuova disposizione della materia. In questo caso la dedica del G. era sostituita da una prefazione del Porro indirizzata a Giorgio Trivulzio, dalla quale si può desumere che nella società col G. l'incisore doveva avere un ruolo preminente. Avendo il libro avuto successo, si era risolto a farlo "rivedere ed accrescere" da Tommaso Porcacchi. La fortuna dell'opera proseguì nel sec. XVII e fu riedita altre cinque volte sino al 1686, nonostante la delineazione delle mappe fosse ormai decisamente superata dai contemporanei atlanti olandesi.
La collaborazione con il Porcacchi e con il Porro dette vita a un'altra fortunata opera: I funerali antichi di diversi popoli et nationi. Forma, ordine et pompa di sepolture, di essequie, di consecrationi antiche et d'altro pubblicati nel 1574 e ristampati nel 1591.
Gli ultimi titoli a suo nome sono le tre opere di Antonio Polo, filosofo e teologo veneziano, del 1578 (Abbreviatio veritatis animae rationalis; Digressio de circulo lacteo in defensionem Aristotelis; Novum veritatis lumen in libris Aristotelis de Anima) stampate in quell'anno dagli eredi di Giacomo Simbeni. Benché la maggior parte dei titoli del G. sia uscita con la data di Venezia, egli continuò a risiedere a Padova. Nella dichiarazione di estimo redatta il 4 febbr. 1572 dichiarava pochi beni, tra i quali due botteghe affittate. Abitava nella piazza dei Signori e affermava di avere a proprio carico undici persone, tra cui sette figli. Il G. del resto non risulta avere mai avuto l'immatricolazione all'arte della stampa veneziana, che proprio in quegli anni si stava organizzando.
Il G. morì intorno al 1578.
Furono i figli del G. a trasferire le proprie attività a Venezia. Nel 1583 iniziarono a uscire libri a nome degli "eredi di Simone Galignani" e nel 1597 il figlio Giambattista risulta iscritto alla corporazione degli stampatori e librai di Venezia, presso la quale sino al 1604 occupò anche qualche carica elettiva minore. Lo stesso nome di Giambattista, insieme con quello del fratello Giorgio, ritornò nell'edizione della traduzione della Geografia di Tolomeo curata da Giovanni Antonio Magini.
L'opera degli eredi non si discostò da quella del padre: pochi titoli, ma edizioni complesse e di un certo prestigio. Accanto alle ristampe delle fortunate opere illustrate di Porcacchi si segnala la Geografia di Tolomeo, in latino nel 1596 e in italiano nel 1598. Anche in questo caso si trattò di complessi volumi corredati da ricchi apparati di illustrazioni incise su rame che rimasero a lungo patrimonio degli ultimi eredi Paolo e Francesco, nipoti del G., attivi ancora a Padova nel corso del sec. XVII.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Padova, Estimo 1575, b. 66, cc. 578-580, pol. 3217; Arch. di Stato di Venezia, Arti, b. 163; E. Pastorello, Tipografi, editori, librai a Venezia nel secolo XVI, Firenze 1924, pp. 38 s.; B. Saraceni Fantini, Prime indagini sulla stampa padovana del Cinquecento, in Miscellanea di scritti di erudizione in memoria di Luigi Ferrari, Firenze 1952, p. 424; Inedita Manuziana,… Appendice all'Inventario, a cura di E. Pastorello, Firenze 1959, p. 424; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, I, p. 376; II, fig. 1168 bis; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del '500 in Italia, Firenze 1989, pp. 412, 424, 446; E. Bottasso, Le trasformazioni del libro e dell'editoria nel Cinquecento ed i loro riflessi fuori d'Italia, in La stampa in Italia nel Cinquecento, a cura di M. Santoro, Roma 1992, I, p. 41.