GRAZZINI, Simone
Nacque presumibilmente a Staggia, presso Poggibonsi, nel 1430 da Grazzino di Iacopo e da Pippa (Filippa) di ser Fruosino da Radda.
La famiglia risiedeva ab antiquo a Staggia, piccolo paese della Valdelsa, allora enclave fiorentina in territorio senese, da cui due lontani parenti del G., i fratelli ser Bindo e ser Benedetto, ai primi del Quattrocento erano emigrati nella Dominante, dove grazie all'esercizio della professione notarile avevano ottenuto l'abilitazione agli uffici pubblici e avevano raggiunto una ragguardevole posizione economico-sociale.
Il G., una volta compiuto il corso di studi per notaio, si trasferì a sua volta in città, dove si immatricolò nell'arte fiorentina dei giudici e notai prima del 18 maggio 1453. A questa data risale infatti il primo contratto da lui rogato a Firenze; teneva studio presso il palazzo del Podestà, zona dove si concentravano gli studi notarili. Nello stesso periodo cominciò a prestare servizio come segretario privato di Otto Niccolini, in casa del quale abitò presumibilmente fino al 1462, epoca del suo matrimonio.
Otto Niccolini, famoso giureconsulto, era una delle figure più eminenti del regime mediceo; presumibilmente fu lui a introdurre il G. nell'entourage dei Medici. Il primo contratto rogato dal G. per Cosimo il Vecchio risale al 1455; dopo l'ascesa di Lorenzo il Magnifico gli atti rogati per i Medici divennero frequentissimi, tanto che dal 1472 impiantò un protocollo notarile esclusivamente per loro e in una lettera di F. Nori a Lorenzo de' Medici di questo periodo si parla del G. come del "vostro procuratore". Intanto, grazie all'appoggio mediceo il G. aveva ottenuto nell'agosto 1459 l'abilitazione agli uffici pubblici (nella petizione da lui inviata alla Signoria fa riferimento al fatto che i suoi parenti, ser Bindo e ser Benedetto, risiedevano in città da alcuni decenni e in particolare al fatto che il primo lo aveva adottato come figlio). Grazie a questo provvedimento il G. fu per due volte (rispettivamente nei bimestri maggio-giugno 1461 e maggio-giugno 1475) notaio della Signoria, la massima tra le cariche destinate ai notai nell'apparato istituzionale fiorentino. Altre cariche da lui rivestite furono quelle di notaio degli Ufficiali del Monte per quattro mesi a partire dal 1° sett. 1469, alle Permute del Monte per un anno dal 1° marzo 1480, dello Specchio per quattro mesi dal 4 maggio 1484 e dei Camarlinghi del Monte per due mesi dal gennaio 1485; per due volte, dal 1° apr. 1490 e dal 1° dic. 1492, fu proconsole dell'arte dei giudici e notai.
La carriera e il conseguente successo economico e sociale andarono di pari passo con la crescente fiducia che il G. seppe conquistarsi presso la famiglia dei Medici. All'indomani della congiura dei Pazzi, in cui rimase ucciso Giuliano de' Medici, il G. fu uno dei sei notai, tutti fedelissimi di casa Medici, chiamati a sottoscrivere e convalidare il verbale dell'interrogatorio di Giovan Battista da Monsecco, uno dei principali responsabili della congiura.
Di questo saldo rapporto di fiducia che lo legava ai Medici egli parla perfino nel suo testamento, dettato in data 27 marzo 1489 durante una malattia: il G. esorta gli eredi a far assegnamento in tutti i casi di bisogno su Lorenzo de' Medici e a mettere a sua disposizione, se necessario, la loro stessa vita.
Sempre dovuti al favore dei Medici, e in particolare di Lorenzo, furono gli incarichi di carattere diplomatico. Il primo si svolse dal 27 luglio al 26 sett. 1477: il G. si recò a Genova per dirimere i contrasti dovuti allo sconfinamento di alcune navi fiorentine attaccate da navi genovesi nel porto di Savona. Svolse un altro incarico nell'aprile 1484 su mandato degli Otto di pratica: negoziò le condizioni per il rientro di Sarzana e Sarzanello sotto la giurisdizione fiorentina.
I due castelli erano stati acquistati dalla Repubblica fino dal 1468 dai Fregoso, i quali tuttavia nel 1483 approfittarono dello stato di guerra in cui si trovava la Repubblica per fomentare la ribellione dei due castelli. Di lì a poco, tuttavia, questi si riassoggettarono ai Fiorentini e il G. fu inviato per negoziare i nuovi patti di sottomissione e l'ammontare dell'indennizzo in denaro preteso dai Fregoso per i loro possedimenti situati in queste località. A Sarzanello il G. tornò insieme con Attilio de' Medici dal 18 febbraio al 15 marzo 1486 per dirimere una controversia di confine tra questo castello e il marchese di Fosdinovo. Per conto degli Otto di pratica nel giugno 1488 fu inviato a Siena per fare da intermediario in una controversia di confini tra la Repubblica di Siena e il conte di Santa Fiora, ma la missione non riuscì e il 26 giugno 1488 il G. fu richiamato a Firenze. Per un'altra controversia di confini insorta nel 1491 tra la Repubblica fiorentina e quella lucchese il G. fu incaricato di recarsi sul luogo per risolvere la questione.
Ma l'incarico più delicato e importante svolto dal G. fu quello di segretario della Signoria, cui fu eletto con provvisione del 12 dic. 1483, nell'ambito di una riforma che riorganizzava completamente la Cancelleria fiorentina, dandole un assetto gerarchico in cui i segretari rappresentavano il vertice. Al G. fu conferito il delicatissimo setore delle Tratte, cioè la verbalizzazione di tutte le operazioni relative agli scrutini elettorali e alla predisposizione delle borse da cui si estraevano a sorte i nomi di coloro che andavano a ricoprire gli incarichi pubblici. Com'è noto, fu dovuto in larga misura al controllo e alla manipolazione delle borse elettorali se i Medici poterono affermare e poi consolidare la loro egemonia nel periodo 1434-94. Ai contemporanei non sfuggì questo ruolo di longa manus dei Medici svolto dal G. per il controllo delle cariche pubbliche e l'organizzazione del consenso. Così, quando, nel novembre 1494, si ebbe il rivolgimento istituzionale che portò alla cacciata dei Medici e alla restaurazione del regime repubblicano, il G. fu una delle pochissime vittime dell'epurazione antimedicea: fu accusato, in concorso con Giovanni Guidi, notaio delle Riformagioni, di brogli elettorali e fu condannato a una multa di 400 fiorini, bandito da Firenze e costretto a risiedere a una distanza non minore di 5 miglia dalla città. Inoltre, nei moti di piazza che scoppiarono in concomitanza con il rivolgimento istituzionale, ebbe la casa devastata e saccheggiata. Si trasferì allora a Castelfranco di Sopra (oggi in provincia di Arezzo), paese di origine della moglie, dove possedeva delle case e lì ricominciò a esercitare la professione privata, che del resto non aveva mai interrotto, nemmeno quando cumulava tanti incarichi e responsabilità.
L'ultimo atto da lui rogato e registrato nel suo protocollo notarile porta la data del 28 maggio 1497 e in effetti in occasione del censimento fiscale del 1497 dichiarava di avere cessato ogni attività. Il G. morì presumibilmente poco dopo.
Dal suo matrimonio con Taddea di ser Stefano di Ciammo da Castelfranco di Sopra non nacquero figli; lasciò eredi della sua non trascurabile fortuna il fratello Iacopo e i nipoti nati da altri due suoi fratelli, che egli aveva accolto in casa sua e che aveva aiutato a inserirsi nella società fiorentina.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Notarile antecosimiano, 10181-10200 (protocolli di contratti rogati dal G.); 15790, cc. 51 (testamento del G.), 117 (codicillo aggiunto posteriormente); 20248, c. 68v (patti matrimoniali); Catasto, 809, c. 244; 915, c. 802; 1007, c. 282; Decima repubblicana, 15, c. 317; Mediceo avanti il principato, 28, cc. 513, 515; Dieci di balia, Deliberazioni, condotte e stanziamenti, 27, c. 302v; 30, c. 283; Otto dipratica, Legazioni e commissarie, 4, cc. 13-14; Otto di pratica, Deliberazioni, 2, c. 35; Signori, condotte estanziamenti, 16, c. 171; Provvisioni, Registri, 150, c. 89; Arte dei giudici e notai, 26, c. 7; Carte Strozziane, s. 2, 177, c. 111; Carteggi delle magistrature dell'età repubblicana. Otto di pratica, I, Legazioni e commissarie, a cura di P. Viti, Firenze 1987, ad ind.; Missive, II, Inventario, a cura di R.M. Zaccaria, ibid. 1996, ad ind.; L. Landucci, Diario fiorentino, Firenze 1883, p. 77; B. Cerretani, Storia fiorentina, a cura di G. Berti, Firenze 1994, p. 209; P. Parenti, Storia fiorentina, a cura di A. Matucci, Firenze 1994, pp. 126, 153, 164; D. Marzi, La Cancelleria della Repubblica fiorentina, Rocca San Casciano 1910, ad ind.; Il notaio nella civiltà fiorentina. Secoli XIII-XVI, Firenze 1984, pp. 92 s.