LATTES, Simone
Nacque a Torino nel 1862 da Abramo e da Nina Fubini. "Vero self made man", come fu definito (C. M., Necrologio, in Giornale della libreria, XXXVIII [1925], p. 755), il L. iniziò la sua attività come semplice impiegato presso la libreria Casanova. Di ascendenze israelitiche, ebbe forti legami con la comunità torinese, di cui facevano parte molti suoi collaboratori e alcuni autori, ma non fu un protagonista della vita ebraica locale.
Nel 1893 inaugurò una libreria nella centrale via Garibaldi e, poco più tardi, iniziò con la sigla Simone Lattes & C. una timida attività editoriale, di argomento strettamente locale.
Si trattava di volumi di piccolo formato, in gran parte dedicati alla storia e alla vita culturale piemontese (G.M. Lombardo, La decadenza del teatro piemontese, 1896; A. Viriglio, Come si parla a Torino. Impressioni e scandagli, 1897; Id., Torino e i Torinesi. Minuzie e memorie, edito e illustrato per cura di A. Calleri, 1898); più consistente, e testimonianza di un interesse per i testi di saggistica universitaria, il volume di V. Cian, Italia e Spagna nel secolo XVIII (1896).
Alla fine del XIX secolo, il L. cominciò a espandere la sua attività in due direzioni: da un canto incrementò la parte commerciale, gestendo due librerie specializzate a Torino (la Libreria scientifico industriale in via Garibaldi e la Libreria internazionale universitaria in via Po, presso la locale Università) e una libreria a Genova; dall'altro sviluppò in maniera più organica l'attività editoriale, specializzandosi nel settore dei libri per le scuole di ogni ordine e grado e nell'editoria amena per ragazzi.
Grazie all'iniziativa di alcune case editrici come l'antica Paravia o la più recente Loescher, dopo l'unificazione Torino aveva conquistato un ruolo predominante nella produzione scolastica, superando anche la concorrenza di Milano. Il L. riuscì a inserirsi efficacemente in questo settore, iniziando a pubblicare testi per l'insegnamento della lingua e della grammatica italiana, come i lavori di G. Finzi: Principî di stilistica, versificazione e metrica italiana (7ª ed., 1896) e Nuova grammatica razionale della lingua italiana per le scuole secondarie (5ª ed. accr., I-II, 1897).
In un breve scorcio di tempo, tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del nuovo secolo, nacquero numerose collane come la "Biblioteca tecnico industriale", la "Biblioteca dell'insegnamento commerciale e professionale" e infine la "Collezione Lattes" che produsse, al pari della Hoepli, manualetti di informazione tecnico-pratica, utili per la divulgazione e l'applicazione nei campi più diversi delle innovazioni tecnologiche, come Il catechismo dello chauffeur. Preparazione rapida e completa per sostenere l'esame di idoneità a condurre automobili di G. Boella (1915), o Le applicazioni domestiche dell'elettricità alla portata di tutti di G. Chierchia (1922). Nel frattempo il L. non tralasciò di pubblicare testi di letteratura amena, in gran parte prodotti nell'ambiente culturale e letterario torinese: di grande successo i romanzi dell'ex militare Luigi Gramegna, tutti ambientati nel Piemonte di antico regime, imbevuti di nostalgia per i fasti della capitale sabauda. Il L. pubblicò anche l'esordio narrativo di Massimo Bontempelli, Socrate moderno (1908) e Amori (1910); la raccolta di versi di Amalia Guglielminetti Le seduzioni (1907); il romanzo di Francesco Pastonchi Il violinista (1908).
Alla fine della Grande Guerra, il L. si impegnò nella ristrutturazione dell'attività con la costituzione, nell'agosto 1918, della Società anonima editrice S. Lattes, di cui divenne consigliere delegato. Alla presidenza fu chiamato E. Bemporad, titolare dell'omonima casa editrice fiorentina, le cui edizioni erano distribuite in Piemonte dalla Lattes e che, sempre in quegli anni, acquistò quote azionarie della Sansoni. A questi progetti di consolidamento ed espansione dell'impresa libraria si accompagnò un'attenzione profonda nei confronti di quanto di nuovo avveniva nel panorama editoriale e culturale italiano. Nel 1921 il L. aderì al progetto di A.F. Formiggini per la costituzione di un consorzio di editori e librai per la pubblicazione di una "Grande enciclopedia italica", operazione assunta poi da G. Gentile, che ne fece un istituto sotto il suo stretto controllo, nell'ambito della politica di propaganda della cultura italiana del regime fascista (G. Montecchi, Formiggini, Angelo Fortunato, in Diz. biografico degli Italiani, XLIX, Roma 1997, p. 50).
Di questa attenzione al mondo dell'editoria e del commercio librario è testimonianza la partecipazione attiva del L. all'interno dell'associazione di categoria che raccoglieva gli addetti del settore, editori librai e proprietari di stabilimenti tipografici, l'ATLI (Associazione tipografi e librai italiani), poi dal 1921 AELI (Associazione editori e librai italiani). Prima socio, poi consigliere e vicepresidente, dopo il mutamento dello statuto il L. divenne presidente della categoria dei librai, strenuo difensore degli interessi dei commercianti del libro, in un'associazione in cui la conflittualità tra le professioni rappresentate si faceva sempre più evidente.
Per quanto fosse editore egli stesso, considerava prevalente la sua identità e attività di libraio con cui aveva iniziato la professione; per questo, nella lunga battaglia sul nuovo statuto, conclusasi nel febbraio del 1925, si pronunciò contro un assetto associativo che, unificando le rappresentanze e affidando la presidenza sempre a un editore, di fatto sanciva il netto predominio degli imprenditori librari e la fine di una coesistenza paritaria. In un articolo, pubblicato nel giugno 1925 nel Giornale della libreria (nn. 8-9, pp. 110 s.), mostrò una profonda nostalgia per il mondo artigianale, ormai del tutto scomparso in favore di una industrializzazione sempre più pervasiva.
Il L. morì a Torino il 15 dic. 1925.
Il necrologio apparso nel Giornale della libreria (cit.) riassunse efficacemente i tratti della sua personalità: "Se come editore era riuscito a dar vita a un'azienda di prim'ordine, come libraio poi aveva raggiunto il primo posto. Era chiamato il "papà dei librai"; e questo non già solo per diritto d'anzianità, ma per la competenza e l'autorità indiscussa che egli aveva su tutti e che tutti gli riconoscevano unanimemente, pacificamente. Egli era veramente il Maestro. Questa competenza e questa autorità, egli non la spese tutta a proprio esclusivo profitto, ma da vero libraio di razza, avendo un concetto alto ed austero della sua professione, cercava di suscitare in tutti i suoi colleghi l'amore e l'attaccamento a quello che egli non considerava già un semplice commercio, ma una nobile missione".
Il L. lasciò la moglie, Eugenia Mestre, e il figlio Ernesto, nato a Torino il 12 luglio 1886 che, malgrado gli studi medici (fu primario presso l'ospedale Cottolengo di Torino), aveva da tempo affiancato il padre come vicepresidente della Società. Assunto il ruolo di amministratore delegato, Ernesto procedette a una progressiva riorganizzazione e a un ridimensionamento delle attività; dismesse le quote azionarie della Sansoni e ridotto il numero delle librerie, si dedicò attivamente alla riqualificazione del catalogo editoriale, progettando il grande Dizionario della lingua italiana di G. Mestica (1936) e pubblicando alcune opere per ragazzi che ebbero grande successo di mercato, come Le orecchie di Meo di G. Bertinetti, con le illustrazioni di A. Mussino (1933). Per sua iniziativa nacquero anche l'Ufficio di consulenza bibliografica, annesso alla casa editrice, per rispondere alle esigenze degli studiosi in cerca di informazioni, e il Laboratorio Lattes, per la raccolta di materiale scientifico di vario genere, utile come supporto didattico.
Ernesto mantenne un atteggiamento di cauta acquiescenza nei confronti del fascismo, testimoniata anche dalla creazione di una "Biblioteca di cultura fascista"; ma il progressivo irrigidimento delle norme in campo scolastico, culminate nel testo unico per le scuole elementari (1928-29), costrinse molte aziende, tra cui la Lattes, a un brusco ridimensionamento dei cataloghi editoriali. La situazione si fece sempre più difficile con la crescita di un diffuso antisemitismo, amplificato dai periodici di regime.
Ernesto morì a Torino nella notte tra il 24 e il 25 marzo 1937.
Successivamente il consiglio di amministrazione nominò presidente l'avv. V. Sacerdote e amministratore delegato R. Bozzola. A poco più di un anno di distanza comparve un articolo dal titolo Torino roccaforte ebraica (in Il Tevere, 22 sett. 1938), contenente un duro attacco anche alla casa editrice Lattes che fu costretta, pochi mesi dopo, a sostituire il proprio nome con la sigla ELIT (Editrice libraria italiana Torino), e ad allontanare tutti i consiglieri di origine ebraica.
Fonti e Bibl.: Giornale della libreria, L (1937), pp. 108, 168; Il Libro italiano. Rassegna bibliografica generale, II (1938), 1, p. 48; E. Decleva, Arnoldo Mondadori, Torino 1993, pp. 67-70; Storia dell'editoria nell'Italia contemporanea, a cura di G. Turi et al., Firenze 1997, ad ind.; G. Fabre, L'Elenco. Censura fascista, editoria e autori ebrei, Torino 1998, ad ind.; N. Tranfaglia - A. Vittoria, Storia degli editori italiani. Dall'Unità alla fine degli anni Sessanta, Roma-Bari 2000, ad ind.; B. Maida, Dal ghetto alla città. Gli ebrei torinesi nel secondo Ottocento, Torino 2001, ad ind.; R. Roccia, L'editoria, in Storia di Torino (Einaudi), VII, Da capitale politica a capitale industriale (1864-1915), a cura di U. Levra, pp. 867-883; Letteratura italiana (Einaudi), Gli autori. Diz. bio-bibliografico e Indici, II, ad vocem; TESEO, Tipografi editori scolastico-educativi dell'Ottocento (cd rom), Milano 2004, ad vocem.